Trattoria Concè, la tradizione irpina ad Atripalda

di Marco Contursi

Trattoria Concè ad Atripalda: VENITECI.

Se volete trovare una osteria vera.

Se volete provare una cucina irpina, ben fatta.

Se volete un ambiente caldo ed accogliente.

Se volete spendere il giusto.

Se volete stare bene, con le persone a cui volete bene.

Trattoria Concè è in un vicolo di Atripalda, da 4 anni.

Ivan Matarazzo ai fornelli e sua moglie Sabrina in sala. L’ambiente è caldo e accogliente, come ti aspetti da una osteria, un po’ qui e un po’ lì bottiglie di vino, figlie di questa terra così generosa col nettare di Bacco.

Ivan è chef di mestiere, conosce la materia prima e come lavorarla al meglio, solida gavetta in locali di cucina tradizionale irpina e una mano felice anche nei salumi che lavora in proprio.

Ottima la pancetta e soprattutto la soppressata, per non parlare del guanciale sormontato da un profumato tartufo nero locale, che però impallidisce dinanzi al fratello bianco da circa 200g che fa bella mostra di sé sotto una campana di vetro, pronto ad essere affettato su tagliolini burro e parmigiano.

Pizza ionna e rape e patate tra le migliori mai mangiate, con la pizza croccante e saporitissima, che avrebbe trovato la morte sua con una fetta di candido lardo. Sorprendente la zucca con uvetta e pinoli e i fagioli quarantini, presidio slow food, serviti a zuppetta con origano e un filo di ravece. Buonissimi.

Ma c’è ancora il centopelle, calloso come mai prima d’ora e la trippa, forte di menta e pepe.

Mi sarei potuto fermare, ma chi sono io per rifiutare i fusilli avellinesi col sugo di salsiccione? E come tacere del pancotto di broccoli e salsiccia e della salsiccia coi chiodini appena raccolti  (meno convincente solo la carne alla pizzaiola, un po’ asciutta, e col sugo troppo tirato).

Tirando le somme, una cucina squisitamente terragna, di chiara matrice irpina, fatta bene, con ottima materia prima, ad iniziare da un olio eccellente, ingrediente principe in ogni cucina che si rispetti, sia essa casalinga o professionale.

Che si beve? Irpino. In ogni declinazione, per noi Fiagre 2015, ma c’è un Miniere che mi strizzava l’occhio, quanto mi piace…

Siamo al dolce, Ivan cala il sette bello con una castagnella da urlo, sfoglia sottile, fritta al momento, che fa esplodere in bocca un generoso ripieno di castagne e cioccolato. Ma con me c’è Gian Paolo Capaldo che è lievitista fuoriclasse, con panettone e pandoro, su cui a fine mese vi relazionerò a dovere. Vi dico solo che fa dei frollini cacao e sale maldon che sono una droga.

Un goccio di Anthemis mi procura la benedizione dei monaci di Montevergine e una digestione senza ansie, grazie, anche, ad un conto leggero, qui i piatti vanno tra i 12 e i 15 euro.

Veniteci, io credo di aver trovato l’osteria ideale, da novembre a febbraio, quando la cucina irpina offre la sua massima espressione e di cui Ivan è tra i migliori interpreti da me provati.

Magari, venite una prima volta ora, e poi ritornate verso la metà di dicembre e passate pure da Gianpaolo, gelateria The Rag, per prendere un panettone di alta scuola.

Ma questa è un’altra storia, e fra un po’ ve la racconto….giusto il tempo per Gian Paolo di pensare qualche panettone nuovo e per me di assaggiarlo.

Ma sempre e solo per scopi giornalistici, non sia mai detto che io sia goloso…Ivan, un’altra castagnella calda per me, grazie.

 

Trattoria Concè
Vico Piazza 1 Atripalda  – Av
tel 346 0806521
prezzo medio piatti 12-15 euro.

 


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