Tre assaggi straordinari per le feste di Trento Doc Ferrari

Pubblicato in: I vini da non perdere

di Luca Matarazzo

Le lancette a volte scorrono in avanti, altre indietro nel tempo, altre volte ancora si fermano per sempre. Ferrari non vuol dire solo Trento Doc, con alcune etichette emblema del made in Italy, ma è anche la storia di una dinastia, quella della famiglia Lunelli, che ha raccolto nel 1952 l’eredità del “signor Giulio” artefice del primo Metodo Classico in Italia.

Vite quasi parallele trascorse prima nell’amore per il vino sulle sponde del lago di Caldonazzo – precisamente a Calceranica – e quindi tra le morbide colline di Lavis per Giulio Ferrari o nelle vie caratteristiche di Trento per l’imprenditore enotecario Bruno Lunelli. Un passaggio di consegne non facile, come spesso è stato raccontato, ma frutto invece del sacrificio economico e personale di un’intera generazione che ha creduto nel sogno del grande distretto spumantistico in Trentino.

I successi, le bottiglie iconiche, il marchio riconosciuto in tutto il mondo, presente in ogni occasione che si rispetti. E poi la cantina sotterranea a Ravina, di recente ampliata per contenere tutta la produzione in un unico hub logistico. Un progetto che ha portato anche al rimodellamento del panorama attiguo e allo spostamento di un tratto della tangenziale per garantire la massima quiete alle gallerie sotto l’Adige.

Le sculture bronzee dell’immenso Arnaldo Pomodoro, scomparso di recente, campeggiano ovunque anche nei possedimenti umbri a Montefalco con il Carapace, la sola opera d’arte dove si produce anche vino. Tante altre acquisizioni dall’acqua Surgiva, alla Cedrata Tassoni e alle bollicine del Prosecco Bisol, giusto per restare in tema effervescente.

I 12 ettari di Maso Pianizza piantati a pergola trentina a metà degli anni sessanta per lo Chardonnay, dove prese forma l’idea del Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, grazie a Mauro Lunelli. All’insaputa dei fratelli Gino e Franco, egli decise di conservare in un luogo nascosto della cantina alcune migliaia di bottiglie dalle migliori uve del Maso e di informare amici e parenti solo nel 1980 dopo 8 anni di stoccaggio. Oggi il racconto prosegue con la terza generazione rappresentata dai cugini Alessandro, Camilla, Marcello e Matteo nella loro proposta per festeggiare degnamente Natale e Capodanno.

Si comincia con il Perlé millesimo 2019, nome dedicato al termine tedesco “PerlendWein” per definire il perlage elegante nel calice. Dal 1971, prima annata, l’equilibrio è il suo marchio distintivo tra nuance di fiori bianchi miste a scie mediterranee appetitose e saline. Un vino ideale e versatile per ogni momento dal brindisi in compagnia alle ricette della buona tavola. Bruno Lunelli Riserva 2016 da Chardonnay in purezza e minimo 69 mesi sur lie rappresenta degnamente l’annata strepitosa di riferimento. Le note boisée prevalgono all’inizio, ma col giusto abbrivio svaniscono lasciando spazio a tanta polpa e sostanza tropicale. Ricco e voluminoso. Chiudiamo con l’anima da piccoli frutti di bosco, iodio marino e petali freschi di rosa canina per il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore Rosé 2015, l’ultimo capolavoro nato dalla visione dell’enologo Rubens Larentis che ha accompagnato i Lunelli per 37 anni fino al 2023. «Il Trento Doc è più vivo che mai perché sa prestarsi a mille usi ed interpretazioni. Il cambiamento climatico garantisce maturazioni più rapide, ma parimenti stiamo cercando di innalzare la quota dei vigneti per continuare sul filo della verticalità e delle sensazioni gessose che ci contraddistinguono. Una qualità ormai consolidata e un trend sempre positivo per l’intero comparto vitivinicolo» dichiara Alessandro Lunelli. L’essenza stessa del mito qui riassunta per gli auguri di buona fine e buon principio.


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