
di Gennaro Miele
Trovare tracce della storia richiede spesso di scavare, smuovere terreni per ottenere la visione di indizi che aiutino a svelarla.
Esiste nella viticoltura campana una realtà nella quale per arrivare alle tracce di una storia antica è necessario salire, è quella dell’Asprinio di Aversa dei Vigneti ad Alberata, praticata nella provincia di Napoli e Caserta.
Il nome deriva dalla pratica di permettere alla pianta della vite di poter crescere arrampicandosi sugli alberi di pioppo, di maritarsi con esso, per praticare la vendemmia è necessario salire nella parte alta delle viti, che possono raggiungere i 15 metri di altezza e per questo è necessario utilizzare scale strette costituite da 30 pioli
Questa viticoltura richiede d’esserne innamorati, Salvatore Martusciello coadiuvato dalla moglie Gilda, trae questo amore dall’esempio della sua famiglia, storici viticoltori.
I vini prodotti da Salvatore sono 5 come le carte di una partita nella quale lui vince per qualità usando l’asso del Trentapioli, un Asprinio d’Aversa DOC, un Brut spumantizzato con Metodo Martinotti.
Il millesimato 2017 è di un giallo paglierino tenue con gentili riflessi verdolini, dalla fine bollicina emerge al naso il frutto acerbo della pesca, con sentori di cedro candito ed erbe officinali, all’alzarsi della temperatura sfuma in un leggero speziato.
All’assaggio è inequivocabile l’impronta acida del vitigno, secco, abbastanza morbido e con un gradevole ritorno fruttato.
Assaggio che ha le giuste premesse per poter sostenere il giudizio anno dopo anno potendone carpire le sfumature della sua evoluzione.
Impossibile non pensare di abbinarla alla Mozzarella di Bufala DOP vestita da un dorato filo d’olio.
Intenso e fresco, giovane e promettente questo assaggio evoca la voce graffiante di Noemi nel brano Sono solo parole, ma nel calice di Salvatore troviamo anche dei fatti convincenti.
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Fonte: www.metropolisweb.it
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