Vincenzo Tiri, storia del grande panettone artigianale in Basilicata

Pubblicato in: Pasticcerie e Gelaterie
Vincenzo Tiri

di Rocco Catalano

Ho incontrato Vincenzo Tiri per la prima volta oramai un bel po’ di anni fa, insomma, quando ancora non era il “famoso e premiato Re Panettone” che oggi tutti, o quasi, conoscono.
Come poter raccontare che in un piccolo paese dell’entroterra Lucano, lontano dalle traiettorie smodate delle grandi città, si nascondeva uno dei talenti assoluti dell’arte pasticcera Italiana per
me che iniziavo il mio piccolo mestiere di de-scrittore e viaggiatore del gusto non è stato facile, ma dal primo istante ci ho creduto e ostinatamente l’ho fatto allora e lo provo a fare anche oggi che
Tiri, oramai, non ha bisogno più di presentazioni.
Credo sia sempre bello per chi ama appassionarsi alle storie di cibo conoscere i fatti, i luoghi, le vicende che si nascondono dietro un prodotto e quindi dietro l’umanità da cui tutto nasce, e così
in retrospettiva riavvolgo il nastro del mio primo incontro e provo a restituirvi il suo cammino.
Ad Acerenza, un piccolo paese Lucano, dove il tempo e la storia sono custoditi preziosamente dall’imponente e bella Cattedrale dell’XI sec., nel suo piccolissimo forno di famiglia Vincenzo
faceva lievitare il suo sogno: produrre il miglior Panettone d’Italia e potersi sedere al fianco dei mostri sacri della pasticceria e della lievitazione Italiana.
Lo guardavo, lo ascoltavo raccontare la sua storia, lo faceva a testa bassa e con tanto orgoglio e altrettanta umiltà. Schivo, tanto da sembrare altezzoso, o peggio scontroso, decide di
abbandonare l’università e l’informatica, i suoi dapprima lo scoraggiano ma lui non si dà vinto e si fa accogliere alla corte di Morandin, uno dei migliori lievitisti d’Italia, per imparare il segreto e l’alchimia di questo mestiere. Poi continua per anni il suo peregrinare per formarsi e conoscere, scoprire e fare nottate insonni a cullare il suo lievito madre. Madre di tutti i sogni.
Vincenzo è un passista, ha tempo lento ma ben misurato, pian piano arriva alla mèta e conquista il suo pubblico, il 24 settembre scorso a Reggio Calabria vince ancora, lo fa aggiudicandosi il
concorso “Il Panettone secondo Caracciolo” confrontandosi con nomi illustri e tra i più rilevanti del panorama dell’arte pasticciera Italiana (Marco Antoniazzi, Rocco Scutellà, Roberto
Cantolacqua, Salvatore De Riso, Denis Dianin, Salvatore Gabbiano, Francesco Borioli e Luca Dal Corso, Alfonso Pepe, Marco Rinella, Vincenzo Tiri, Felice Venanzi e Marta Boccanera, Sebastiano
Caridi, Salvatore Cappello, Raffaele Trimboli, Angelo Musolino).

Vincenzo è per me l’esempio per i tanti giovani di provincia, almeno della mia, che pensano che il successo passi per forza da un altrove, per questo ho creduto in lui da subito, per quella fame
sempre più rara o talvolta genericamente confusa con la fama, semplice desiderio di celebrità e non di sacrificio e sostanza. Razionalmente, se ci pensate, cosa potesse mettere assieme un
ragazzo lucano e un panettone poteva solo essere, paradossalmente, un sogno e tanta fatica.
Conosco un pochino Vincenzo da sapere che il successo non l’ha per nulla cambiato. So bene che perde ancora nottate nel suo forno a perfezionare impasti, a sognare gusti. Ricordo (tra i tanti),
quando lo aiutai a scegliere un Calvados perché ne cercava uno strabuono e non uno dozzinale, mentre teneva a bada le mele affinché con la cottura, la lievitazione e col tempo potessero conservare fragranza, profumi, morbidezza. Quando ci fiondai dentro il naso? … Che ve lo dico a fare.
Ci sono giornate d’autunno che rubano il cielo all’estate e l’aria tersa e fresca sembrano aprirti ad una dimensione straordinaria. Il paesaggio è un quadro che poggia i suoi colori su una meravigliosa linea d’orizzonte in cui materia dei sogni e fatica sembrano trovare l’esatto equilibrio. Acerenza è un luogo bello e magico, tra i borghi più belli d’Italia, che vale un viaggio per il pregio storico e architettonico, e sapere che si può completare il proprio cammino confortati dalla dolcezza dei prodotti di Tiri rende il tutto più interessante.
Le note dei Cousteau hanno tenuto assieme percorsi, morsi e passi.

Forno Tiri 1957
Via Antonio Gramsci, 2/4
85011 Acerenza (PZ)
tel. 0971.749182


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