Tra il 2010 e il 2020, il consumo di pasta è quasi raddoppiato nel mondo, passando da 9 a circa 17 milioni di tonnellate all’anno. A fronte di un dato globale tanto impressionante, non stupisce quello locale, secondo cui gli italiani consumano 23 kg di pasta pro capite all’anno corrispondenti a circa 3,5 tonnellate di prodotto. D’altronde, cosa simboleggia l’italianità più di un bel piatto di pasta?
Idealo – portale internazionale di comparazione prezzi leader in Europa – ha condotto un’indagine sulle preferenze degli amanti della pasta nel Bel Paese in occasione del World Pasta Day. Il 25 ottobre, da ormai ventiquattro anni, è stato infatti scelto dall’Unione Italiana Food e dalla IPO (International Pasta Organization) come data per celebrare il piatto italiano più iconico nel mondo.
In occasione di oggi, World Pasta Day 2022, una ricerca di Unione Italiana Food entra nei ristoranti italiani all’estero per mostrare l’anima del pasta lover globale attraverso lo sguardo di chi gli serve pasta quotidianamente. Sfatando alcuni pregiudizi e falsi miti, dall’extra-cottura alle ricette che non troveremmo mai nei menù dello Stivale.
Prima della pandemia, l’Economist, incoronava la cucina italiana (di cui la pasta è l’asse principe) come «la più influente al mondo», davanti alla giapponese e a quella francese. Nel 2022 ci sono ben 10 ricette di pasta nella Top 30 della CNN sui «piatti italiani che tutti dovrebbero provare almeno una volta nelle vita». E oggi la ricerca di Unione Italiana Food, realizzata in collaborazione con FIC – Federazione Italiana Cuochi e ITA – Italian Trade Agency, rivela come la pasta italiana viene proposta nel mondo, intervistando 60 cuochi e ristoratori italiani attivi in Germania, Francia, UK, USA, Giappone ed Emirati Arabi Uniti, tutti Paesi che rappresentano la spina dorsale e il futuro dell’export di pasta italiana.
Di fronte a questi danni stupisce il fatto che molti giovani cuochi continuano a pensare ai risotti come carta di credito da utilizzare nelle occasioni importanti. Un comportamento suicida che nessun italiano all’estero adotterebbe perché il riso è il cereale più diffuso la mondo mentre il grano duro è una peculiarità italiana. Questione di mentalità da colonizzati, ignoranza totale, mancato aggiornamento se è vero che la pasta è in tutti i tristellati italiani con grande evidenza e spolvero.
Purtroppo in questi anni dobbiamo fare i conti con le caricature uscite da Masterchef e dalle scuole di formazione improvvisate. Per noi un vero cuoco si misura soprattutto con la sua capacità di rapportarsi al territorio, costruire la propria identità a partire dai prodotti e non dalla tecnica perché questa si può esportare facilmente ovunque da un capo all’altro del Mondo mentre il territorio, i sapori, le tradizioni, sono la peculiarità vincente.
Diffidate dunque da quei cuochi che per fare vedere quanto sono bravi invece della pasta vi propongono il risotto, soprattutto se stanno al di sotto del Po: sono solo delle caricature che difficilmente potranno diventare leader nel loro mestiere.
Buona pasta a tutti!
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