Addio a Geppi Marotta: inventò Fratelli La Bufala

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Chissà se nell’Italia di oggi, oppressa da tasse e burocrazia, stirata dalla moltiplicazione dei controlli che aumentano discrezionalità e corruzione, dove è più importante non sbagliare che rischiare, l’avventura di Geppi Marotta sarebbe stata possibile. Perché a rivedere la sua breve ma intensa vita finita ieri a soli 56 anni, la sua avventura sembra quasi un sogno americano, qualcosa di impossibile da pensare non solo in Italia, ma soprattutto nella Napoli dell’ultimo periodo. Eppure è andata così perchè Marotta ha puntato sull’unico settore in cui la Campania è forte e vince nonostante tutto: il patrimonio gastronomico. Pochi fuori dal settore lo conoscono perché, pur essendo uomo di relazione, è stato poco mediatico. Poche le sue partecipazioni ai convegni, pochissime le sue interviste: lavoro, solo tanto lavoro sui una idea che si è rivelata vincente, quella del marchio Fratelli la Bufala.
In meno di 11 anni, quelli che non sono bastati a completare la Napoli-Salerno o a mettere a posto via Marina, è riuscito a costruire un gruppo di lavoro capace di trasformare la rete di ristoranti in un brand di eccellenza del made in Italy, puntando alla semplicità e alla genuinità dei prodotti campani a base di bufala.
Oggi il gruppo conta circa 80 punti vendita in tutto il mondo, la maggior parte in Italia, in Europa, Stati Uniti e Medio Oriente, ultima «conquista» dei Fratelli la Bufala, con la recente apertura a Dubai. Ma dicevamo della sua vita straordinaria e onirica. Già, perchè Geppi Marotta aveva iniziato la sua carriera nelle pubbliche relazioni, prima come PR, famoso e amato nelle discoteche di Palinuro che hanno reso strabilianti le notte cilentane. Poi, come altri suoi colleghi, Marotta ha fatto l’agente e lo scopritore di talenti nel mondo della musica. E, sembra davvero un raccontino di tipo anglosassone illustrato a una cena conviviale, proprio grazie ad uno dei suoi primi successi, riuscì a creare la holding internazionale. Fu quando decise di investire l’incasso ricavato dal concerto dell’allora sconosciuto Lorenzo Cherubini, aprendo il suo primo ristorante al Vomero per poi iniziare, nel 2003, a via Medina, sempre nel capoluogo campano, l’avventura dei Fratelli la Bufala e dei suoi pizzaioli Emigranti.
Fratelli la Bufala è stato un marchio che in questi anni ha fatto sentire molti napoletani a casa in tanti paesi. Ma soprattutto ha dimostrato le potenzialità dell’agroalimentare su cui si fonda la cucina italiana dall’antipasto al dopopasto. Così facendo ha aperto la strada anche a tanti piccoli artigiani del gusto, che molti hanno visto come contrapposti a questa formula e che invece in un sistema commerciale maturo sono semplicemente complementari.

(dal Mattino di oggi)


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