di Adele Elisabetta Granieri
Se ne va il Signor Barbacarlo, grande artigiano del vino, interprete coraggioso e romantico dell’Oltrepò Pavese più autentico. Era nato nella cantina sotterranea del nonno paterno, lì dove si pigiava l’uva per farne mosto, a sei anni era già in vigna per la sua prima vendemmia, nel 1937. Ha anticipato tutti valorizzando una microzona prima che il termine cru diventasse moda, lavorando la terra solo con un po’ di zolfo e di tanto buon senso contadino, prima che termini come biologico e naturale fossero sulla bocca di tutti. A lungo inascoltato, se non dai primi esperti e amici come Luigi Veronelli e Gianni Brera, i suoi vini oggi sono assurti a mito dell’enologia italiana: mai uguali a se stessi, coerenti con l’annata e in continua evoluzione in bottiglia, fotografia nitidissima e struggente dell’Oltrepò Pavese. Anarchici e liberi, proprio come Lino.
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