Dopolavoro Ferroviario Avellino Scalo: dove il viaggio riparte dal gusto

di Ornella Buzzone

Entrare in questa vecchia ferrovia e prendere un cappuccino, una brioche o un caffè dove una volta si acquistavano i biglietti è un’emozione difficile da spiegare. Tutto è bello, autentico, vivo. Appena varchi la soglia ti accolgono vecchi videogiochi, libri e oggetti che richiamano un passato che non vuole scomparire. Eppure, nello stesso istante, quelle luci, quei tavolini in marmo, quelle sedie verdi ti riportano nel presente e ti spingono anche un po’ nel futuro. Avellino Scalo è stato un incontro bellissimo. Ho conosciuto i ragazzi che lo animano, la loro organizzazione impeccabile, ma soprattutto ho sentito l’abbraccio di un progetto che va oltre il semplice cibo: un desiderio sincero di sensibilizzare, di raccontare e far conoscere l’Irpinia attraverso esperienze vere, condivise e profonde.

C’è qualcosa di profondamente poetico nel riportare vita dove per anni è rimasto solo silenzio. Ad Avellino quel silenzio aveva il suono dei treni che non si fermavano più, delle sale d’attesa vuote, dei binari che sembravano aver perso la loro direzione. Oggi invece da quella stazione che un tempo era solo passaggio nasce un luogo che invita alla sosta, all’incontro, al racconto. Si chiama Avellino Scalo ed è molto più di un locale. È un hub enogastronomico che restituisce anima e respiro a 348 metri quadrati di memoria ferroviaria.

Il progetto porta la firma di Visit Irpinia, la startup innovativa e società benefit fondata da Alessandro Graziano e Eugenia Lopez Snaider, che da anni lavora per valorizzare l’Irpinia attraverso il turismo, la cultura gastronomica e la costruzione di reti locali. Con l’inaugurazione dell’8 luglio 2025 quel lavoro trova finalmente una casa, un presidio fisico e pulsante che continua idealmente il cammino tracciato dal festival Irpinia Mood, l’evento che ha dato voce a chef, produttori e comunità raccontando un territorio attraverso la sua tavola.

Entrare in Avellino Scalo è come attraversare un piccolo mondo in movimento, dove ogni spazio ha una sua storia e una sua energia. C’è Dopolavoro Ferroviario, il bistrot dell’hub, che celebra una cucina contemporanea leggera, sostenibile e radicata. Il menù segue il ritmo delle stagioni e delle filiere locali, parlando la lingua quotidiana del gusto, quella che unisce tradizione e curiosità. È una cucina che non ostenta, ma racconta.

Io stessa ho voluto viverla fin dal mattino, iniziando la giornata da Sosta Tecnica Coffee Lab, dove il profumo del caffè ti accoglie come un abbraccio. Ho scelto un cappuccino preparato con cura quasi rituale e una Cinnamon Roll profumatissima, soffice e avvolgente, perfetta per l’autunno. In quel momento, tra il tepore del cappuccino e la dolcezza speziata della cannella, ho percepito esattamente lo spirito del luogo: calore, lentezza e attenzione ai dettagli.

A pranzo mi sono fermata al bistrot, dove la cucina di Mirko Balzano, direttore gastronomico del progetto, racconta l’Irpinia con uno sguardo moderno, pulito e sensibile. La Zuppa autunnale di funghi porcini, fagioli e castagne è un inno alla stagione: cremosa, profonda, capace di restituire in un solo cucchiaio la terra e il bosco irpino.

Il Sandwich di gamberi rossi di Mazara con mayo al miso e sesamo tostato è un viaggio sensoriale che unisce mare e tecnica, delicatezza e carattere: il contrasto tra la dolcezza del gambero crudo e la nota sapida del miso crea un equilibrio sorprendente. Poi l’Hummus di cicerchie, con salsa yogurt e cipolla ramata di Montoro, ha la forza di un piatto semplice ma pieno di anima, dove ogni ingrediente parla la lingua del territorio. Gli Gnocchi funghi e Fiano, con il loro ragù bianco di porcini profumato al vino, sono morbidi e avvolgenti, come un abbraccio autunnale.

E se i piatti salati raccontano la terra, i dolci chiudono con un sorriso. Il Tiramisù moderno, giocato su consistenze e leggerezza, profuma di caffè e ricordi, mentre la Ri-cotta 2.0 è una sorpresa che conquista al primo assaggio: la dolcezza della ricotta al forno si intreccia al pralinato di arachidi e alla nota agrumata del limone salato in un equilibrio perfetto.

Tra scaffali e parole, lo spazio libreria completa l’esperienza unendo gastronomia e narrazione: libri che parlano di territori, sostenibilità e viaggi diventano estensione naturale di ciò che si vive nel piatto. E poi c’è Irpinia Mood Lab, il laboratorio esperienziale e spin off del celebre festival, nato per formare e connettere professionisti, studenti e appassionati. Masterclass, workshop e incontri diventano il cuore pulsante di un dialogo tra chi produce, chi cucina e chi racconta.

Tutto in Avellino Scalo parla di rigenerazione, non solo urbana ma anche emotiva. È un progetto che restituisce alla città un pezzo della sua identità, trasformando un luogo di passaggio in uno spazio di benvenuto, di sosta e di curiosità. Tra i binari finalmente torna a sentirsi il rumore della vita, quella fatta di voci, di profumi, di persone che si incontrano per condividere un piatto, un’idea, un’emozione. Avellino Scalo non è solo una nuova apertura. È una ripartenza del gusto e dell’anima, un invito a fermarsi e a riscoprire, anche solo per un attimo, la bellezza di ciò che abbiamo sotto casa.

 

 Avellino Scalo

via Francesco Tedesco 646  – Avellino

Telefono: 377 398 4772

 

Scheda del 23 luglio 2025

Avellino Scalo hub gastronomico irpino nella stazione ristrutturata dove non passano treni

di Marco Contursi

Un ristorante dove un tempo c’era una biglietteria di uno scalo ferroviario?

Certo, siamo ad Avellino e Alessandro Graziano, farmacista col pallino del food, ha creato “Avellino Scalo”, il primo hub gastronomico d’Irpinia, uno spazio polifunzionale attivo aperto da mattina a sera, che sorge all’interno della storica stazione ferroviaria di Avellino. Uno scalo attualmente inattivo, perché di treni da qui, non ne partono più, fatta eccezione occasionalmente dell’Irpinia Express.

Si inizia la mattina con colazioni e caffè monorigine da tutto il mondo per poi continuare a pranzo e cena con una proposta easy ma davvero interessante, con piatti che pescano nelle cucine di tutto il mondo, con un focus soprattutto su quella sudamericana: insalata mechouia (Tunisia), empanada (Argentina), Samosa (India), ma non mancano Nerano e Raviolo Caprese, che ci raccontano la costiera sorrentina.

Ai fornelli il giovane ma già dalla mano sicura Riccardo Cannizzaro, esperienze stellate e 15 anni e più di gavetta, mentre in sala Raimondo e Saveriana coccolano i clienti. Su tutto e tutti la supervisione del superchef irpino Mirco Balzano, direttore artistico di Irpina Mood.

Io ho provato: fagiolini fritti (buoni), crostini toscana style (buoni), alici fritte con pomodori cuore di bue e stracciata (molto buone), chorizo (buono buono), ma soprattutto delle deliziose empanada di vitello, patate e zenzero, che ne avrei fatte fuori una decina.

Salumi e formaggi parlano irpino, come pure i vini, ma io pesco un trebbiano romagnolo che strizza l’occhio ai vini naturali e che si rivela piacevole ancorchè poco alcolico.

Chiusura dolce anzi dolcissima perché provo tutti e tre quelli in carta, con la palma del preferito a quello che aprioristicamente non avrei mai detto, quello al mango, che batte di un filino lingotto al cioccolato e tiramisù, spiazzandomi con un dolce-acido che manda in tilt le papille.

Goccio di amaro guardando i binari vuoti e immaginando il luogo pieno,  non di pendolari ma di viaggiatori del gusto.

Il format mi sembra vincente, ambiente accogliente, cibo e servizio perfetti, prezzi buoni.

Bravi Bravi Bravi.

 

Avellino Scalo
via Francesco Tedesco 646  – Avellino
Telefono: 377 398 4772

 


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