
Bottega Portici 2 Torri Bologna
Piazza di Porta Ravegnana 2,
www.bottegaportici.it
Inaugurazione ufficiale per una nuova mission di Riccardo Bacchi Reggiani: respingere l’assedio dello junk food etnico che opprime Bologna, capitale del cibo nei gloriosi anni ’60 tante volte raccontati da Stefano Bonilli.
Kebab, panini puzzolenti, pizzette da tagli improbabili. Insomma, quasi una disperazione. Poi una idea semplice semplice: visto che abbiamo i locali dell’albergo I Portici a fronte strada, perché non creare una bottega con le sfogline che lavorano live davanti ai clienti. Voilà, nasce la formula fortunata di un bicchierone di brodo con i tortellini o le tagliatelle al ragù, un bicchiedere di vino e via. E’ la rivoluzione della Bottega I Portici a via Indipendenza a due passi dalla stazione
Adesso il modello è replicato alla grande proprio sotto le 2 Torri. Palazzo Bega è stato rivoltato come un calzino esportando il format: a piano strada sempre le sfogline, ma anche la pasticceria curata dal grande maestro Gino Fabbri, campione mondiale, che cura le colazioni sin dal primo mattino.
Chef è Elia Frascella, allievo di Agostino Iacobucci: tagliatelle al ragù, gnocchi al pomodoro, tortellini in brodo e tortelloni burro e salvia. Il caffè con le miscele di Manuel Terzi, botteghe di pasta, olio, formaggi, conserve, zuppe da portare a casa.
Una sala interna, molto ariosa e piacevole, in legno. E poi la terrazza esterna dove si gode la vista delle 2 Torri, il cuore della città. Una formula easy, l’asporto non costa più di 7-8 euro.
Bottega Portici 2 Torri, la sala al primo piano
Dunque è molto chiaro quel che sta avvenendo in Italia in questo momento: una riqualificazione assoluta della offerta di fascia bassa, cibo da strada o comunque del consumo veloce, con l’attenzione alla qualità assoluta della proposta. Proprio come è successo per la pizza. Insomma, la gente è disposta a spendere qualche euro in più se sa che ne vale la pena.
Ieri sera durante l’inaugurazione la città si è ripresa uno degli spazi più belli d’Italia con una impresa culturale prima che gastronomica. I piani di rientro per un investimento del genere sono lunghi e la proprietà facendo questa cosa ha dimostrato di crederci fino in fondo.
Invece di un panino di plastica e carne di dubbia provenienza ora c’è un’alternativa vera, l’autentico made in Italy. Così i tortellini diventano street food. Un modello destinato sicuramente ad essere esportato.
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