Bracery a Pompei, tutti i piaceri della carne senza pudore

Bracery - la squadra col titolare

di Marco Contursi
C’è fermento gastronomico a Pompei, ed è bello veder nascere locali che vanno oltre l’offerta omologata e mordi e fuggi che si è avuta fino a tempi recenti. A ristoranti e paninoteche di qualità, si è recentemente affiancata a pochi metri dalla stazione delle ferrovie di stato, questa bella braceria gestita dalla famiglia Blasio: Bracery, nomen omen direbbe qualcuno.
La squadra sia di cucina che di sala è giovane e preparata. Ai fornelli troviamo il bravo chef Vincenzo Di Nocera mentre la brace a vista è il regno di Gerardo Crescenzo, con una esperienza stellata alle spalle. In sala Agostino Coppola, maitre di grande esperienza. L’ambiente è luminoso, la proposta ha prezzi molto buoni che salgono un po’ se si prende carne igp nei tagli più pregiati. E già, perché qui gli amanti della bistecca potranno sbizzarrirsi tra carni di chianina, fassona, angus argentino o irlandese, wagyu giapponese (non kobe, razza nera di Tajima, precisiamo) oltre ad agnello, suino e pollo di allevamenti italiani.

Il mio consiglio? Evitare per una volta l’antipasto di salumi e far fare allo chef Di Nocera che vi manderà in tavola un tris di gustose polpettine (bovino-suino-ovino) e dei saporiti bocconi di angus dalla panatura profumata, prima fritti e poi passati al forno e serviti su una fonduta di pecorino. Davvero buoni.

Operazione nostalgia per il primo, ottimi  e ben presentati gli gnocchi alla sorrentina ma si sono rivelati molto buoni (e per palati robusti) , anche gli gnocchetti con speck, pomodorini gialli e tarallo.

Il secondo? Carne of course. Che sia un misto con la salsiccia autoprodotta, che siano bombette murgia-style o una sontuosa bistecca, scelta dalla cella di frollatura qui cadete bene. La cottura è millimetrica, basta scegliere come la si vuole, leggendo il poster che campeggia vicino alla brace e ricorda in quanti modi si può cuocere la carne. La picanha brasiliana pure aveva un bell’aspetto. Contorni classici di verdure, io amo la patata……fritta.

Piacevole la chiusura con un tortino di mandorle, ricotta di bufala, su crema al cioccolato bianco, in cui i piccoli frutti non hanno solo funzione decorativa ma sgrassano il palato. Carta dei vini abbastanza ricca, magari io metterei qualche chicca, come ad esempio i vini dei viticoltori Lenza, che mi hanno piacevolmente stupito in una recente degustazione.

Mi ha raccontato lo chef che a breve parte il menu autunnale, frenato finora dalle temperature ancora estive, e quindi entreranno in menù i grandi classici quali la genovese, il ragù e il cinghiale. Un buon motivo per ritornare.

Il prezzo medio è sui  25 euro se non si sceglie carne a peso, mentre le carni più pregiate sono proposte a 65 euro al kg. Prezzi in linea con la qualità offerta.

Il caffè? Prendetelo a 50 metri dalla braceria, alla torrefazione Campana, scegliete quello etiope e mi ringrazierete (al palato: amarena, prugna e chissà cosa altro…). Un caffè totalmente diverso da quello bevuto finora. Va provato. Va capito.

Bracery a Pompei
Viale G. Mazzini, 53
tel. 0811808 7133

 


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