
Sembrava in discesa la candidatura dell’arte del pizzaiolo a patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Dopo il parere favorevole della commissione a Parigi la nostra diplomazia ha lavorato alacremente per conquistare la maggioranza dei votanti riuniti a Seul dal 4 al 9 dicembre per esaminare 35 dossier.
Ma purtroppo le ultime voci non sono così confortanti. Intanto la discussione è slittata dal 6 al 7 dicembre. In secondo luogo c’è una dura presa di posizione di Pier Luigi Petrillo, capo della delegazione italiana che ha seguito il dossier: “Fare qualcosa a questo stadio significa sicuramente far bocciare il dossier. I pizzaioli che si prestano ne saranno responsabili. In questo momento è sera e siamo impegnati a trovare la quadra con Libano e Marocco”.
Ma perché c’è tanta prudenza? L’Unesco è ben attenta a non lasciare spazio ad iniziative di natura commerciale ed è per questo che il dossier dalla pizza si è spostata all’arte del pizzaiolo. Dopo la grande manifestazione popolare che ha ragiunto due milioni di firme ogni cenno in questa direzione favorisce chi è contrario”.
Non mancano i paradossi in questa vicenda, come il desiderio fatto trapelare da Dario Franceschini di voler festeggiare dopo che il suo ministero aveva appoggiato i riti dei Celestini contro la candidatura napoletana.
Dunque si tratta di ore in cui si sta con il fiato sospeso. L’unica cosa certa è che questa vicenda si chiude il 9 dicembre.
Solo dopo si potrà piangere o gioire :-)
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