Campagnano di Roma, Iotto e la gricia da chiocciola Osterie Slow

di Virginia Di Falco

Semplice e affidabile. Sono i due aggettivi che ricorrono nelle guide cartacee, ma anche in rete, per descrivere la cucina di questa piccola osteria (Chiocciola Slow Food 2013) a circa trenta chilometri da Roma.
Campagnano è un tranquillo paesino con un centro storico che si ravviva l’ultima domenica di ogni mese per un bel mercatino di artigianato e antiquariato che si snoda lungo la via principale. E il locale di Marco Pasquali e Ines Cappelli si trova proprio qui.

Una vecchia trattoria ristrutturata con semplicità e avviata dalla coppia nel 2005.
Una piccola azienda agricola alle spalle, dove si coltivano le verdure e gli ortaggi che poi caratterizzano il menu stagionale proposto dalla cucina di Iotto.
Non mancano i piatti fissi, quelli che trovate in ogni stagione, come l’ottima gricia, l’abbacchio con le patate al forno, le polpette «fatte come una volta», con carne mista di vitello e maiale, o, ancora, una coda alla vaccinara preparata con tutti i crismi.

Imperdibile il fritto, per cominciare, con crocche’ di patate, frittella di mela e di pera, patata con mortadella, radicchio e gorgonzola, anelli di cipolla ed altri assaggi, quasi tutti vegetali e tutti indovinati. Di sapore e sostanza i primi, dai maltagliati al baccalà, con pepe e pecorino alle sagne con la cicoria, alla lasagnetta con il sugo della coda alla vaccinara dal gusto deciso ancorchè addolcito dai tradizionali pinoli e uvetta.

Molto buone le carni, dal classico coniglio alla cacciatora, umido al punto giusto, alla chicca dell’ossobuco alla romana, e cioè cotto in bianco, solo vivacizzato dall’aggiunta di zeste di limone.

Si chiude con i dolci casalinghi di Ines, a partire da un cremoso tiramisu’.

L’atmosfera è quella da osteria, servizio sorridente e informale, una trentina di coperti, tovagliette di carta, cucina di territorio, ricette della tradizione ma è al tempo stesso moderna. Che vuol dire descrivere i piatti che si portano in tavola con il piacere di farlo, suggerire, consigliare, informare. Possibilmente con cortesia, levità e con un sorriso. Vuol dire avere i bicchieri adatti, offrire una carta dei vini attenta alla produzione regionale e biologica senza essere talebana, vuol dire rispetto per le ricette di una volta accanto alla curiosità di proporre qualche idea innovativa e al piacere di condividere quello che si produce nella propria terra. E il tutto, last but not least, con un conto salvadanaio, per un pasto completo, che riesce a stare sotto i 30 euro.

E la clientela infatti ritorna, si affeziona, si appassiona.
E’ in posti così che pensi all’importanza della diffusione della rete di Slow Food e della lezione di Carlin Petrini. E non c’è dubbio che Marco, Ines e tutto lo staff di Iotto sono degli allievi modello.

 

Iotto
Corso Vittorio Emanuele, 96
Tel. 06.9041746
Aperto a pranzo (non d’estate) e a cena
Chiuso domenica sera e lunedi


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