Castelluccio e Poggio della Dogana si fondono in una nuova cantina con un potenziale di 100mila bottiglie. Obiettivo: fare grande il Romagna Sangiovese e valorizzare i vini da singolo vigneto

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da sx Cristiano Vitali_in piedi Aldo Rametta_ a dx Paolo Rametta

La Società Agricola Ottoviti Srl, produttrice dei vini Poggio della Dogana, ha acquistato la storica azienda vinicola Castelluccio di Modigliana (FC). A partire dal 29 luglio 2020, l’azienda famosa per aver dimostrato le potenzialità del Romagna Sangiovese, con vini del calibro di Ronco delle Ginestre, passa nelle mani della Società Agricola Ottoviti di proprietà dei fratelli Aldo e Paolo Rametta e di Cristiano Vitali, imprenditori nel campo delle energie rinnovabili, con alle spalle una consolidata esperienza nel settore della finanza, già alla guida dell’azienda Poggio della Dogana, nata nel 2017, con sede a Terra del Sole (FC).

L’operazione, sul cui valore la nuova proprietà mantiene il massimo riserbo, permetterà così di dare vita ad un interessante lavoro di valorizzazione dei terroir che Ronchi di Castelluccio Poggio della Dogana (questo il nome dopo la fusione) ha a sua disposizione in un totale di 30 ettari tra Terra del Sole, Brisighella, Castrocaro Terme e Modigliana.

Su un totale di 20 ettari vitati –  9 dei quali a Castrocaro e 11 a Brisighella –  Poggio della Dogana produce Sangiovese di Romagna Doc e, dal 2020, Albana di Romagna Docg. La produzione totale nel 2019 è stata di 25mila bottiglie.   Per ricostruire la storia di Castelluccio occorre invece andare indietro fino al secolo scorso: nacque negli anni Settanta con la consulenza dell’enologo Vittorio Fiore e dell’agronomo Remigio Bordini. I primi 6 ettari di vigneto furono realizzati con innovazioni tecniche importanti e all’avanguardia per quei tempi. Scelte che ben presto portarono al raggiungimento di risultati di alto livello. Oltre quarant’anni di storia hanno rafforzato la nomea di vini come Ronco delle Ginestre, Ronco dei Ciliegi, Ronco della Simia, Ronco Casone e Ronco del Re, quest’ultimo da uve Sauvignon, il progetto più ambizioso mai immaginato in Romagna.

«Castelluccio è stata la prima esperienza di qualità della Romagna: un progetto visionario voluto dal compianto fondatore Gian Vittorio Baldi che immaginò di poter concretizzare sulle fredde e boscose pendici di Modigliana un’azienda vinicola ambiziosa e territoriale –  spiegano i Rametta e Vitali –  L’idea semplice quanto audace e raffinata era quella di coltivare a vigneto piccoli appezzamenti, chiamati Ronchi, per produrre da ognuno di essi vini da singola vigna. Una filosofia che si sposa pienamente con la nostra battaglia per la valorizzazione del Sangiovese di Romagna e dei suoi Cru. Con l’acquisizione di Castelluccio, il nostro progetto si arricchisce di tradizione, di una bella cantina di produzione ed espande gli orizzonti della nostra rete vendita in Europa e negli Stati Uniti».

Obiettivo principale, per i tre imprenditori, è quello di dare vita ad una delle più ambiziose realtà del Sangiovese italiano. «La Romagna – affermano Aldo e Paolo Rametta e Cristiano Vitali – ha un potenziale enorme che va comunicato adeguatamente con la promozione delle menzioni geografiche aggiuntive, seguendo l’esempio brillante del Piemonte e i tentativi in atto in Alto Adige, Chianti e Montalcino».

Nei prossimi anni – spiega la nuova proprietà – Ronchi di Castelluccio Poggio della Dogana affronterà scelte coraggiose, riprendendo tutti i capisaldi del progetto originale: per ogni “Ronco” sarà prodotto un vino ottenuto con meticoloso rispetto della vigna di provenienza. A completare l’offerta commerciale contribuiranno poi il sangiovese “Le More” e il sauvignon “Lunaria”.

«Le vigne storiche saranno restaurate, sin dalla vendemmia 2020, con l’obiettivo di poter rimettere in produzione il “Ronco Casone” ed il “Ronco della Simia” la cui produzione mancava ormai da oltre 15 anni – spiegano Aldo e Paolo Rametta e Cristiano Vitali -. Per “Ronco Ginestre” e “Ronco dei Ciliegi” si renderà necessario un tempo di riposo ed attesa del ripristino delle vigne negli omonimi antichi Ronchi, le ultime vendemmie commercializzate saranno la 2013 e la 2015. Il “Ronco del Re” ritornerà ad essere l’eccezione alle regole e prodotto solo nelle annate più convincenti, per ora la commercializzazione si interromperà con la vendemmia 2011».

La nuova proprietà ha invece scelto di rinunciare alla commercializzazione delle annate in affinamento dal 2016 al 2019 per i “Ronchi” «come segnale forte di discontinuità e rispetto per questa grande storia».

La conduzione dei quasi 30 ettari di vigneti di Ronchi di Castelluccio Poggio della Dogana (8 dei quali oggetto della nuova acquisizione) è affidata all’agronomo ed enologo Francesco Bordini, grande conoscitore dei vitigni romagnoli, noto come il “rivoluzionario del Sangiovese” e figlio di Remigio Bordini che partecipò al successo di Ronchi dei Baldi di Castelluccio. Nelle sue mani ora il compito di portare ad alti livelli la nuova realtà che ha un potenziale produttivo di 100mila bottiglie.


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