Da Furore ai Campi Flegrei with love: la serata Marisa Cuomo da “a’ Ninfea”

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Mimmo Gagliardi

Il mare collega tutto il mondo. Su quell’immensa distesa di acqua salata si affacciano tanti territori, vicini e lontani, simili o diversi tra loro, ma tutti con un medesimo comune denominatore: l’amore.

Amore per la terra, amore per la natura, amore per il proprio lavoro e amore per ciò in cui si crede.

Ecco perché Officine Gourmet di Giulia Cannada Bartoli e il ristorante “a’ Ninfea” di Lucrino-Pozzuoli (NA) hanno organizzato questa serata chiamandola “da Furore ai Campi Flegrei with love”: due territori diversi tra loro, accomunati e collegati dallo stesso mare e interpretati da autentici passionari quali sono “Marisa Cuomo” e “a’ Ninfea”.

La bella coppia di Furore, Marisa Cuomo e Andrea Ferraioli, viene dal paese dei fiordi della costiera amalfitana (Furore è l’unico fiordo campano) e dei murales. Anche se è definito come “il paese che non c’è”, il loro è un territorio unico e affascinante, dove mare e montagna si toccano e  l’agricoltura è ben più che eroica, tanto da apparire a tratti un’utopia.

Il trio che gestisce “a’ Ninfea” è formato da  Salvatore Lubrano, Tommaso Russo e Giuseppe Fiorentino, che hanno avuto lo slancio e il coraggio imprenditoriale di investire qui a Napoli facendo risorgere, dalle sue ceneri, uno dei ristoranti che furono tra i simboli gastronomici dei Campi Flegrei nel secolo scorso: La Ninfea. Ci tengono a sottolineare che il nuovo corso del locale si discosta totalmente dallo stile e dall’impostazione del precedente, a cominciare dal nome “a’ Ninfea”, pur conservandone le fattezze.

E infatti, come su una ninfea adagiata sull’acqua del lago di Lucrino, abbiamo trascorso una serata all’insegna del buon umore, del buon cibo e del buon vino.

Marisa e Andrea ci hanno raccontato la loro storia e ci hanno portato le testimonianze filmate della bellezza, ma anche della rudezza, del loro territorio. Un posto dove le case sono sparse sul costone roccioso che dalla quota di circa 600 metri s.l.m. digrada velocemente verso il mare e dove i vigneti crescono su terrazzamenti strappati alla montagna a forza di braccia e zappe, affondando le radici nei muri di sostegno dei terrapieni.

 

 

 

 

Vi invito a rileggere il bell’articolo scritto da Giulia Cannada Bartoli su Marisa Cuomo, che  insieme al capitolo a lei dedicato sul Volume “Donne in Vigna” di Mario Busso e Angelo Concas, gli sono valsi, nel 2011, il premio Furore di Giornalismo Enogastronomico.

Durante la breve presentazione, abbiamo gustato dei simpatici finger foodies abbinati allo spumante di Asprinio di Aversa di Grotte del Sole e, nel brindare con noi, Andrea si è commosso ricordando la figura dell’amico Gennaro Martusciello.

 

La terrazza sul lago ci ha dapprima accolto con i colori del tramonto flegreo e poi ha incorniciato la serata con le mille luci della sera riflesse nell’acqua.

I vini della costiera amalfitana hanno accompagnato egregiamente le preparazioni del ristorante in un ideale abbraccio tra due culture connesse dal mare. Quel mare nei piatti a base di pesce e quel mare che è nello splendido finale salino dei vini di Marisa Cuomo.

 

 

 

Gli antipasti, carpaccio di tonno rosso, delicato e fresco, il tortino di pesce a base di dentice, l’allegra fritturina di calamarelle e il primo piatto, fusilli allo scoglio, sono stati accompagnati dal Furore Bianco e dal Furore Rosato, entrambi delle annate 2011. I profumi accattivanti dei vini e la loro bella freschezza hanno valorizzato i piatti e rallegrato la conversazione.

Il secondo piatto, ricciola al gratin, è stata abbinata, ed a giusta ragione, al Fiorduva, annata 2009, vino altrettanto strutturato e complesso quanto la pietanza. La gradevolezza di beva del vino ed il suo gusto ricco hanno morbidamente accompagnato la ricciola invitandoci a replicare i sorsi.

Una bella composta di frutta di stagione ed un gelato al torroncino e nocciola hanno concluso la bella cena.

L’ultimo calice di Fiorduva me lo sono concesso contemplando il mare e respirando l’aria che profumava di iodio. Quello stesso aroma che si ritrova in quel vino che è fatto su una montagna in riva al mare, da vigne che crescono in orizzontale. Pura magia.


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