di Antonino Siniscalchi
Centotre anni dopo il mitico Nonno, capostipite di una Famiglia votata all’arte dell’ospitalità e della gastronomia, Don Alfonso torna negli Stati Uniti per consolidare il mito di una tradizione che si rinnova nel rispetto di una filiera di prestigio senza tempo. Il brand di «Don Alfonso 1890» approda al The Ritz-Carlton di Saint Louis, sulla scia delle consolidate partnership di Toronto, Nuova Zelanda e Macao. Per non parlare di Lavello in Basilicata dove il San Barbato resort ha conquistato la stella.
L’iniziativa del Ristorante Don Alfonso 1890, con Alfonso e Livia Iaccarino che guardano con discrezione alla evoluzione dei figli, Ernesto tra i fornelli e Mario in sala, si inserisce nella filosofia che innova rispettando la cultura e le tradizioni alimentari millenarie della Penisola Sorrentina e della Costiera Amalfitana.
Il mitico Don Alfonso (il nonno dell’attuale ambasciatore della cucina italiana nel mondo), come racconta lo scrittore Raffaele Lauro nel libro «Don Alfonso 1890-Salvatore Di Giacomo e Sant’Agata sui due Golfi», sbarcò a Little Italy di Manhattan nel 1888. Emigrante negli Stati Uniti, aveva iniziato il suo lavoro alla Taverna Fulgenzio’s, a Mulberry Street.
A Saint Louis, Don Alfonso del Terzo Millennio, esporta i principi consolidati nel locale di Sant’Agata sui due Golfi. L’apertura è prevista per metà marzo. La cucina, quindi, è quella mediterranea. «Se pensi che per un piatto di spaghetti attraversano l’Oceano per venire da noi – rileva Mario Iaccarino -, allora ti rendi conto come la nostra cucina è un patrimonio di inestimabile valore. La nostra mission è finalizzata a dare la nostra impronta, quella della cucina italiana, in particolare della Campania».
Saint Louis sarà la seconda Casa Don Alfonso. «Il nostro obiettivo – aggiunge Mario – è di educare gli americani a mangiare con le connotazioni tipiche della cucina italiana. Il menu propone una ventina di piatti, con la classica sequenza antipasti, primi, secondi, dolci».
La carta sarà proposta con almeno 5 piatti di ognuno, con un costo medio di circa 80 euro. Ovviamente, sarà caratterizzato dai piatti storici del Don Alfonso, come il Vesuvio di rigatoni e una serie di pietanze che Ernesto considera «più confort food che gourmet».
Don Alfonso Nonno nel 1888, alla Taverna Fulgenzio’s, a Mulberry Street, portò un piatto ispirato agli ingredienti del suo paese, Sant’Agata sui due Golfi, una striscia di pasta ripiena, nel tempo ribattezzati cannelloni. Dopo 133 anni, negli Stati Uniti approda il Vesuvio di rigatoni.
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