
di Andrea Petrini
A Bolgheri, dove il vino spesso si misura a colpi di muscolo e concentrazione, i Fratini sono tornati per alzare l’asticella, ma con stile e testa fredda. Dopo l’avventura di Argentiera, venduta nel 2016, hanno deciso di ripartire da zero ma con le idee chiarissime: niente repliche, solo eccellenza assoluta. Così nasce Tenuta Fratini, situata a Donoratico, frazione di Castagneto Carducci, con l’obiettivo dichiarato di produrre vini rossi straordinari, specchio dell’anima più autentica di Bolgheri. La tenuta è immensa, 1100 ettari di cui solo 20 vitati, scelta volutamente radicale per concentrare tutto sulla qualità. I vitigni sono quelli del classico taglio bordolese — Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot — ma l’approccio è tutto toscano, anzi, tutto Fratini.
I terreni, una sinfonia prevalente di argille, sabbie, galestro sono stati visionati e mappati da due mostri sacri del terroir come Pedro Parra e Françoise Vannier che, palma a palmo, hanno sezionato il suolo cercando profondità, tessitura e capacità drenante. L’obiettivo? Micro-parcelle da 0,2 ettari che parlino ognuna una lingua diversa.
La cantina è un laboratorio hi-tech ma con anima artigiana: vasche di cemento a temperatura differenziata, tini di acciaio per le fermentazioni spontanee, barrique di rovere francese scelte una per una. E poi c’è lui, Eric Boissenot, l’enologo delle Premier Cru di Bordeaux, che per la prima volta mette piede nella DOC Bolgheri: la sua mano si sente nei vini, che non cercano la forza bruta ma la finezza, l’equilibrio, la profondità. Accanto a lui Emiliano Falsini, Stefano Galbiati e Stefano Zaninotti, tre nomi di peso in Toscana.