Il Caso Cerasa-Repubblica: su Prima Comunicazione la resurrezione delle guide cartacee

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La storia dei prossimi anni ci dirà se Giuseppe Cerasa è una sorta di generale Ezio dell’Impero Cartaceo, ossia l’ultimo sussulto prima del crollo definitivo, o se invece ha ingarrato veramente la formula a livello americano.
Un dato è certo, il 2017 si è chiuso con 23 guide e un milione di copie vendute in tutta Italia, il solo Friuli con le sue 4000 copie esaurite in un giorno fa mangiare la polvere a molte guide italiane sul venduto nazionale. Nel 2018 ne sono in programma altre trenta mentre l’amministratore delegato del gruppo Repubblica Monica Mondardini,  il direttore generale Corado Coradi gongolano guardando fatturato e utili e promettono budget più consistenti per l’anno appena iniziato.
Giuseppe Cerasa, classe 1954, è il caso da approfondire per Prima Comunicazione e lo fa attraverso la prestigiosa firma di Franco Recanatesi che di Cerasa, Peppino per gli amici, conosce tutto per un vissuto comune intenso e a volte sconvolgente come quando ci fu l’attentato in cui perse la vita il giudice Borsellino.
Perché Cerasa nasce come cronista, giornalista puro, con una carriera che lo ha portato a capo della redazione romana di Repubblica. Un Mammasantissima del settore insomma, che non ha però dimenticato nel cassetto i rudimenti del mestiere: “Il giornalismo è servizio, e noi questo facciamo” dice nell’intervista rilasciata a Prima Comunicazione.
Un segreto semplice, che lo ha portato ad andare controcorrente riuscendo a mettere di nuovo il gruppo Repubblica al centro del settore enogastronomico ormai avvitato su se stesso ed incapace di uscire dalla sua riserva dorata in cui si è rinchiuso.
A ben pensarci, in poco più di un anno è cambiata la scena: l’irrompere delle Guide di Repubblica dirette da Cerasa, l’apertura sul web di Repubblica Sapori diretto da Antonio Scuteri e adesso il supplemento RFood del giovedì che vede in campo le firme del quotidiano tra cui quella storica di Licia Granello.
Un riposizionamento rapido dopo anni di indecisione, dovuti soprattutto al generale riassetto interno del gruppo tra acquisizioni e cessioni di quotidiani e riorganizzazione editoriale con il settimanale allegato al quotidiano la domenica.
Il segreto di Cerasa è stato sparigliare le carte in un mondo sempre più, lo ripetiamo, avvitato su stesso con troppe pacche sulle spalle tra soggetti della informazione e oggetti con una zona grigia di uffici stampa in grande espansione attraverso un uso spregiudicato del web in cui giornalismo e comunicazione sponsorizzata spesso rischiano di miscelarsi in un cocktail che garantisce tutti tranne che il lettore. La formula è stata verificata prima a Roma nel lontano 2005, poi in Umbria e dal 2016 in diverse regioni italiane con un successo crescente.
Ecco allora il lavoro gastronomico come inchiesta giornalistica sul campo, senza punteggi, in cui il filtro per accedere è gestito da una redazione di giornalisti e non dagli uffici stampa. Non solo, ma oltre ai ristoranti, tutto ciò che ruota attorno al mondo gastronomico, dalle pasticcerie ai caseifici, dagli agriturismi ai produttori di vino.
Risultato: al lettore arriva un guida compatta dove trova tutto ciò che gli può interessare, magari da infilare nella tasca dell’auto come ai vecchi tempi.
Trainate da un brand forte e garante qual è Repubblica, le guide regionali dirette da Cerasa hanno portato aria fresca nell’ambiente e posto al centro della loro costruzione il lavoro giornalistico, quello pagato unicamente dall’editore.
Ecco dunque perchè Prima Comunicazione, il mensile che non dirà nulla ai gastrofighetti  che sguazzano nei siti da 500 visite al giorno, ma che è riferimento assoluto da decenni per il mondo editoriale italiano, si è occupato  di questo fenomeno nuovo e inaspettato.
“La carta stampata non è morta e non è moribonda” afferma perentorio Cerasa.
Chi vivrà, berrà.


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