Una lunga e sorprendente cavalcata del tempo tra vini bianchi campani 2005 al ristorante Cieddì Portici

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Marina Alaimo

Era da tempo che Gino Oliviero, direttore del ristorante Cieddì di Portici, grande appassionato e conoscitore dei vini campani, ci invitava ad una degustazione riflessione sull’annata 2005 dei bianchi campani. Un millesimo che ci riserva sempre grandi esperienze se si ha avuto l’accortezza di custodire con cura le nostre bottiglie. Siamo ormai pienamente consapevoli che la Campania sia territorio di grandi vini bianchi e la mitica serata “Porta la tua 2005” lo ha confermato con entusiasmo. Sia nel caso di vini erroneamente ritenuti minori come la coda di volpe e la falanghina che in questa occasione hanno sorpreso fino all’emozione. Sia nel caso del fiano che ovviamente ha tenuto testa a tutti. Il greco di Tufo è stato altalenante, ma nei casi in cui ha sostenuto con sicurezza i tempi lunghi, ha saputo affascinare con straordinari colpi di scena. Tra gli invitati al tavolo del wine tasting soprattutto produttori con la propria 2005: Manuela Piancastelli di Terre del Principe, Nicola Venditti di Antica Masseria Venditti, Ciro Picariello, Ferrante di Somma di Cantine di Marzo, Vincenzo Ambrosio di Villa Dora, Maura Sarno di Tenuta Sarno 1860.

L’aperitivo per darsi il benvenuto si svolge nel mandarineto storico di Palazzo Pagliano di epoca borbonica con lo spumante metodo classico brut da greco di Tufo di Cantine di Marzo in accompagnamento alle ormai mitiche parmigiane di cipolla ramata di Montoro di Nicola Barbato, al pane a otto di San Sebastiano al Vesuvio di Domenico Filosa con burro di bufala Barlotti e alici delle paranze del Granatello e le pizzette montanare che fanno sempre tanta allegria.

A tavola dà il via il Lacryma Christi bianco Vigna del Vulcano 2005 di Villa Dora: splendida sorpresa, elegante, profondo, integro con tanta energia che gli consentirà di andare oltre nel tempo.

Vandari – Falanghina 2005 – Antica Masseria Venditti: la conferma di un progetto di lavoro accurato e meticoloso, sottile, deciso, integro in tutti i suoi umori.

Coda di Volpe 2005 Amarano: intrigante soprattutto per il fatto che racconti le grandi potenzialità della coda di volpe se vinificata con il giusto rispetto.

Greco di Tufo Mastroberardino 2005: per me il vino della serata. Spettacolare!

Vigna Cicogna” – Greco di Tufo 2005: un po’ maturo nei profumi, grande energia al palato.

Greco di Tufo Di Meo 2005: ha tenuto bene il tempo, ma manca di mordente.

Greco di Tufo Cantine Di Marzo 2009: Ferrante non aveva una buona 2005 a disposizione ed ha preferito il millesimo 2009; integro e vivace nel sorso, maturo nei profumi dolciastri.

Verdicchio dei Castelli di Jesi 2005 – Umani Ronchi: un intruso nella batteria di campani; è arrivato dalla cantina della sommelier Fosca Tortorelli. Ma è il benvenuto. Di grande eleganza e vivacità. Una bellissima sorpresa.

Grecomusc 2007 – Cantine Lonardo: anche questa bottiglia è un fuori programma. Ma ci piace il confronto e la diversificazione. Ha qualche incertezza al naso dove i profumi di tostatura sono fortemente prevalenti. Esuberante il sorso.

Fiano di Avellino 2005 di Ciro Picariello: splendida interpretazione di fiano, trasuda energia in ogni sua espressione sia al naso che al palato. Avrà ancora tanto da dire in futuro.

Fiano di Avellino 2005 – Pietracupa: ansimante in salita. Strano come questo fiano sia quasi sempre interessante solo nei primi anni di vita.

Fiano di Avellino 2005 – Cantina Guido Marsella: anche questo fiano ripaga il produttore della cura dedicatagli. Un vino cult della Campania.

Vigna della Congregazione” Fiano di Avellino 2005: Villa Diamante: di poche parole

E poi qualcuno ha preferito portare un vino rosso perché una etichetta bianca 2005 proprio non ce l’aveva.

Casavecchia 2005 – Tenute del Principe: mantiene il suo carattere austero con tannini decisi e freschezza vivace, intrigante nei profumi ancora giovani.

Taurasi Riserva 2005 – Cantine Lonardo: dichiara incertezza al naso non proprio pulito e recupera al palato integro e vivace.

Aglianico “Il Principio” 2005 – Terredora: pulito in tutte le sue tonalità ed ha ancora tanto da dire.

Taurasi 2005 – Perillo: classico, deciso senza se e senza ma.

Per rinfrancare il palato dalle tante bottiglie stappate proviamo un vino giovale Barbetta – Antica Masseria Venditti – 2013 – Biologico e senza solfiti aggiunti. Che energia!

Ovviamente al tavolo del Cieddì non si è solo bevuto senza pudore alcuno, ma anche mangiato, soprattutto di classico napoletano:

 

 

 

Il ristorante Cieddì è in via Pagliano 5 Portici.  www.ristorantecieddi.it


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