Greco di Tufo Vigna Cicogna con Gabriella Ferrara a Cap’alice: verticale 2009-2004

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Marina Alaimo

Gabriella esce poco dalla sua cantina per partecipare ad eventi, eppure il suo greco di Tufo è ormai una celebrity internazionale. Sarà questo il motivo per cui la serata dedicata alla verticale del suo Vigna Cicogna ha raccolto tante richieste di partecipazione e soprattutto grande entusiasmo da parte di chi c’era. Nel raccontarsi al pubblico si delinea il profilo di una donna irpina, forte, caparbia e decisamente motivata a ricavare il meglio da quei vigneti tanto fortunati.

In famiglia il vino si è sempre fatto e si vendeva sfuso agli abitanti del posto, ma anche a tantissimi napoletani che arrivavano qui periodicamente. Nel 1991 suo padre Benito decide di etichettare il proprio vino visto il crescente interesse. Per il triste avvenimento legato alla sua scomparsa, Gabriella prende in mano le redini dell’azienda nel 1994 e, dopo una incertezza iniziale, decide di riprendere con maggiore energia ed a migliorare la qualità del vino, ben consapevole ormai delle sue notevoli potenzialità. Sceglie così un bravo enologo, Paolo Caciorgna, che introduce tecniche di cantina avanzate dando una decisa virata alle sorti del Vigna Cicogna fino a farlo diventare uno dei vini bianchi italiani più ricercato.

Possiamo dire che il felice binomio tra Gabriella e Paolo, enologo toscano, abbiano introdotto nel territorio di produzione del greco di Tufo l’innovazione tecnologica necessaria per riuscire ad affermare l’importante tradizione vitivinicola locale. La rinomata Vigna Cicogna è a San Paolo, piccola frazione di Tufo, ad una altitudine di 500 metri con una esposizione solare a mezzogiorno che permette a questo vitigno tardivo e capriccioso di raggiungere la giusta maturazione.

Il terreno argilloso sabbioso, con le sue tipiche venature sulfuree, insieme alla spinta altitudine, consentono di ottenere un vino dalla personalità così spiccata. Il meticoloso lavoro manuale ed il rispetto della grande materia prima fanno sì che questa arrivi in cantina in condizioni perfette, dando poi il meglio di se in vinificazione ed in affinamento. Il greco di Tufo è un bianco capace di evolvere in maniera molto interessante ed imprevedibile nei tempi lunghi, e anche lunghissimi. Durante la verticale si è avuta una chiara lettura della profonda espressività del vino e dei cambiamenti di interpretazione raggiunti nel tempo in azienda allo scopo di migliorare sempre più la produzione. Introduce le annate Emilia Tartaglione, collaboratrice di Paolo Caciorgna.

Si parte con la 2003, la spina nel fianco dei produttori per il gran caldo e la siccità, ma che spesso sorprende positivamente, soprattutto dopo un certo numero di anni. Ed anche in questa occasione se la cava bene, ha una buona intensità di profumi improntati sui toni di idrocarburi e tostati, il frutto è integro, decisa la mineralità. Il sorso dichiara grande energia per la spinta freschezza e le note saline.

Un po’ in sottotono la 2004, ha qualche nota di ossidazione al naso, mentre in bocca è ancora piacevole, fresca e succosa.

Riprende alla grande il percorso degustativo la 2006, elegante sia al naso che al palato. Il vino è  minerale e agrumato, con tocchi di erbe mediterranee e di grande equilibrio al palato che dichiara una freschezza ruvida, ma bene in asse con il corpo del vino e lungamente salato.

Più ampia nei profumi la 2007, conferma il motivo portante della mineralità gessosa, sa di buccia di agrumi ed ha sottili accenti di spezia di pepe bianco e anice stellato. Il sorso è vivace per la sapidità spinta.

La 2008 segna uno slancio notevole nella qualità del vino: si procede con una selezione più attenta delle uve, si utilizza solo il mosto fiore e anche l’andamento climatico gioca a favore. Il vino è profondo ed avvolgente, con vivaci sentori di idrocarburi e di gesso, bocca ricca e scorrevole, estremamente piacevole e da attendere ancora nel tempo.

Si chiude in grande bellezza con il millesimo 2009, splendido, invitante, ha carattere ancora molto giovane con i suoi profumi erbacei e agrumati, si allunga sui toni di idrocarburi e appena tostati – il sorso è proprio un gran bel bere.

I piatti di Cap’alice: sformato di zucchine, alici, provola, fonduta di caciocavallo cilentano; fusilli al ferretto con crema di fave e palamita; fish and chips partenopeo (sgombro impanato agli agrumi del Vesuvio) e piccolo gateau di patate.

 

 

 

L’Azienda Agricola Benito Ferrara ha sede a Tufo, frazione San Paolo 14A. Tel. 0825.998194. www.benitoferrara.it Ettari: 9,5 di proprietà. Bottiglie prodotte: 50.000. Vitigni: greco, fiano, aglianico.


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