Life of Wine a Roma: un format vincente

Pubblicato in: Eventi da raccontare
Life of Wine - Salone

di Antonio Di Spirito

Uno degli eventi più attesi dagli enoappassionati romani è Life of Wine, uno straordinario evento organizzato da Roberta Perna e Marco Ghelfi.

Il format è molto semplice, eppure complesso ed affascinante; complesso, perchè ognuno degli oltre 50 produttori presenta uno o più  vini dell’annata attualmente in commercio; affascinante, perché ogni vino è accompagnato da due o più annate vecchie dello stesso vino.

Quanto vecchie? Beh, questo dipende dalle disponibilità del produttore e dalla anzianità dell’azienda.

Innanzitutto si può apprezzare la longevità di un vino; e qui ci si accorge di quanto longevi siano i nostri vini bianchi, nonostante non siano stati progettati ad una vita lunga!

Ma vaglielo a spiegare ai ristoratori quando insistono per avere al più presto le nuove annate!
Altro esercizio pratico è quello di vedere in concreto quanto l’andamento climatico influisce sul risultato finale; anche in questo caso, il tempo è galantuomo e marca le differenze: talvolta l’annata difficile ha recuperato, altre volte qualche annata “media” si mostra in declino irreversibile, ancorché anticipato.
Ho fatto il percorso sia in un senso, dall’annata più vecchia alla più giovane, che nell’altro verso: non c’è molta differenza e non si può stabilire una regola valida per tutte le “verticali”.
Una cosa che è accaduta spesso: trovare il naturale legame tra “padre” e “figlio” ed immaginare come il giovane, verosimilmente, evolverà.
Un altro aspetto molto emozionante è stato assaggiare dei vini molto vecchi e trovarli in forma smagliante
Ed ora voglio elencare qualche vino che mi ha impressionato più degli altri: descriverò l’annata in commercio di alcuni vini e, tra le sue vecchie annate, quella che più mi ha colpito.

Antonelli San Marco ha portato il Montefalco Sagrantino Passito DOCG 2011: ha un tannino vivace ed una freschezza affilata; è proprio ciò che ci vuole per un fine pasto sontuoso e cioccolatoso. Tra le vecchie annate (1999, 2005 e 2008) ho preferito la 2005: rappresenta tutto quanto ci si aspetta da un Sagrantino Passito con i suoi sapori di frutti canditi e rabarbaro; piacevole e dolce quanto basta, il tannino setoso ed una freschezza ancora viva, portano il sorso verso la chiusura con una intensa speziatura.

Badia a Coltibuono è un’azienda dalla plurisecolare tradizione; il Chianti Classico Riserva DOCG 2015, appena immesso nei circuiti di vendita, è un vino prontissimo alla fruizione con tannini finissimi, ed adeguata acidità; la trama fruttata e consistente è succosa, sapida e speziata. Tra le vecchie annate (2000, 2009, 2011 e 2012) è proprio la 2000 la più simile a quella attuale, la più viva e che in bocca si fa perdonare qualche veniale sbavatura manifestata al naso. Gran classe!

Boscarelli è una delle aziende più famose a Montepulciano ed il suo Vino Nobile di Montepulciano DOCG 2015 coniuga tradizione, tipicità ed alta qualità. I tannini sono soffici e vellutati; la freschezza e la succosità sono arricchite da sapidità e speziatura fine. Tra le vecchie annate (2008 e 2012) è la 2008 la mia prescelta: tannino ancora molto importante, frutta e freschezza lo caratterizzano al palato, ma è impressionante la florealità in un vino non più così giovane.

La Cantina Di Prisco opera in quel di Fontanarosa, tra Paternopoli e Mirabella Eclano, nella zona dedicata al Taurasi; il suo Taurasi DOCG 2012 si qualifica al naso con ciliegia, arancia sanguinella e cenere; al palato i tannini soni importanti ma soffici, il sorso è scorrevole e speziato. Era accompagnato da due vecchie annate: la 2003 e la 2005; la 2003 mostra ancora segni di gioventù: ha lo stesso “naso” della 2012 e tannini ancora imponenti, seppur dolci e setosi.

Negli ultimi tempi la Cantina Belisario si concede spesso una trasferta a Roma, portando il suo vino più rappresentativo: Cambrugiano Verdicchio di Matelica Riserva DOCG 2015; è un vino fantastico e completo in ogni sua sfaccettatura: fiori e frutta gialla al naso; al palato è un’ode alla freschezza ed alla mineralità; è lungo ed appagante. Era in compagnia delle annate 2012, 2008 e 2006; Quest’ultimo, la 2006, mi ha stupito più degli altri: ha tuttora un leggero tannino ed una freschezza affilata e tagliente ancora dopo 12 anni!

Capezzana è una delle più antiche aziende vinicole d’Italia ed una di quelle cantine più ricche di vecchie annate, con bottiglie risalenti agli anni ’20 del 1900. Il Trefiano Carmignano Riserva DOCG 2015 è l’etichetta più importante creata dal compianto Vittorio Contini Bonacossi: è un vino con trama fitta, fruttato e succoso, sapidità e freschezza in quantità ed un importante e soffice tannino; chiude con una fine speziatura. Tutte allo stesso livello le vecchie annate proposte: 2013, 2008 e 1996; ma la più vecchia ha impressionato un po’ tutti: ancora giovane e vibrante , ma con tante cose da raccontare!

Ed ora un altro bianco da ricordare; viene da San Gimignano ed è della Cantina Cesani. Il vino è Sanice Vernaccia di San Gimignano DOCG 2015; luminoso e floreale al naso, ma già offre leggeri sentori minerali; al palato frutta gialla e sapidità dominano la prima scena, poi la speziatura fine chiude il sorso. Sia nell’annata intermedia che nella 2013 la intensa mineralità si rivela in note di idrocarburi; è ancora leggermente tannico ed il sorso trae vantaggio da una base acida molto intensa!

Col D’Orcia è una di quelle aziende in Montalcino che negli ultimi anni ha offerto costantemente una qualità elevata. Il suo Brunello di Montalcino DOCG 2013 profuma di viola e frutta rossa; al palato è fruttato e succoso; la vivace acidità bilancia in modo perfetto il tannino levigato e la chiusura del sorso è governata da una fine speziatura. Le vecchie annate presenti a corredo (2008 e 1998), mostrano le stesse caratteristiche organolettiche. Entusiasmante la versione del 1998, ha in serbo ancora tanta freschezza, il sorso è pieno e vellutato e conserva ancora una struttura importante.

Colognole è un’azienda di Pontassieve, nel comprensorio della Rufina. Presenta il Riserva del Don Chianti Rufina DOCG 2012; floreale e frutta rossa al naso con una immancabile nota affumicata; il lunghissimo sorso è fruttato e scorrevole, fresco ed equilibrato, sapido e speziato. Le annate 2009 e 2004 sono sostanzialmente simili: integri ed immutati. La 2004 si concede già al naso con note di finezza ed eleganza; il tannino è ancora potente e vellutato; il sorso ha buon corpo; acidità e succosità precedono la speziatura finale.

Ettore Germano è una delle aziende più note di Serralunga d’Alba e produce alcuni fra i più apprezzati Barolo. Ha portato il Cerretta Barolo DOCG 2014, un vino che sarà pienamente fruibile fra qualche anno, ma già oggi fa intravvedere le sue grandi doti: fine ed elegante al naso, la freschezza e la succosità sono intense, ma non riescono a superare un tannino potente, dolce e molto vivace. Tra le altre annate, tutte di grandissimo livello (2011, 2009 e 2008), è la 2008 che ha impressionato di più, perché la più pronta: i tannini sono intensi, ma setosi; il sorso è vivo e scorrevole. Molto elegante.

Fattoria Ambra è una delle aziende storiche di Carmignano e Beppe Rigoli ne è l’anima già da molti anni. Il Santa Cristina in Pilli Carmignano DOCG 2015 è un vino schietto già nel colore: rubino vivo! Profumi floreali e di frutta rossa al naso, al palato esprime subito la sua complessità; è ampio di sapori, succoso e fresco, il tannino è vellutato ed asciutto e la sapidità e la speziatura accompagnano il lungo sorso. Le tre annate portate a corredo (2009, 1994 e 1989) sono tutte in perfetta forma ed allineate al medesimo stile; la 1989 colpisce per la sua longevità, eppure ancora così integra sia nei profumi che nella beva, caratterizzata da freschezza, sapidità, succosità e da un tannino ancora vivo e vellutato.

Il vino e l’azienda Montevetrano sono stati inventati da pochi anni (25) da Silvia Imparato con i consigli di Riccardo Cotarella; si voleva fare un vino longevo e di alta qualità e fu scelto di impiantare vitigni bordolesi. Il Montevetrano Colli di Salerno IGT 2015 è un vino imponente, nel quale la complessità di cabernet e merlot è stata integrata dall’acidità dell’aglianico; al naso offre profumi di ciliegia e foglia di lauro; il sorso è fruttato e sapido, il tannino è possente e morbido, la speziatura è viva , intensa e fine. Tra le vecchie annate a corredo (2009, 2008 e 2006), voglio ricordare la 2006: sono passato tardi e mi è capitato il fondo di bottiglia, un po’ torbido, eppure ancora vivo con profumi di ciliegia, piccoli frutti di bosco, note di cioccolato e pepe nero; il sorso è ancora succoso e sapido, con tannini potenti; liquirizia e spezie fini in chiusura.

La storia di Tenuta di Fiorano è arcinota, anzi sono due storie legate dai luoghi e dal terreno; eppure nei vini si ritrova un filo conduttore unico: tutto merito di Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi, che è riuscito a trovare, con caparbietà e seguendo i “consigli” dello zio Alberico, le giuste impostazioni ad un progetto in continuità con il passato. Il Fiorano Rosso 2013 è un vino molto diretto e centrato con profumi fruttati, note affumicate e balsamiche; il sorso è complesso e succoso, sapido e tannico, molto misurato ed in ottimo equilibrio. Le vecchie annate sono rappresentate dalla 2003 (probabilmente la prima del nuovo corso) e la 1987. Anche con questo vino mi son dovuto accontentare del fondo di bottiglia, ma ne è valsa la pena: ancora floreale e fruttato al naso, il sorso offre una trama fitta e succosa, la freschezza è viva, come pure il tannino ed in chiusura offre nota di liquirizia e di spezie fini.

Tenuta San Francesco è un’azienda di Tramonti, sulla Costa Amalfitana; la metà degli otto ettari sono vigneti prefillossera: ci sono piante secolari con un diametro di oltre 15 centimetri: Per Eva Costa d’Amalfi DOC 2016 è un bianco di gran classe, prodotto con uve falanghina, pepella e ginestra: profumatissimo al naso; sapido e suadente al palato, dove frutta ed acidità fanno a gara per la supremazia. Le vecchie annate sono rappresentate dalla 2011 e 2008: ambedue in grande spolvero, ma pensare che un bianco della Costa Amalfitana di 10 anni regga così bene tanto a lungo, è strabiliante: intatta la su acidità ed i suoi sapori!

Tenute Silvio Nardi è un’azienda di Montalcino con due tenute, una ad est ed una ad ovest e produce tre Brunello. Il Brunello di Montalcino DOCG 2013 è prodotto con uve proveniente da entrambe le tenute: ha profumi di viola, di rosa ed unna nota di grafite; al palato è succoso e fresco, il tannino è importante ma levigato, come la speziatura che si apprezza in chiusura di sorso. Per le vecchie annate c’erano 2010, 2006 e 1990; quest’ultima conserva intatte le caratteristiche del gran vino: inizialmente chiuso al naso, poi vengono i profumi floreali, grafite e note balsamiche; in bocca è vellutato, succoso e fresco, con una concentrazione importante ed in chiusura si apprezza qualche nota di goudron e spezie.

Terredora Di Paolo è una delle più importanti aziende irpine e, come tale, ha portato due etichette (un bianco ed un rosso) ognuna con 5 annate. Impressionante la tenuta del Pago dei Fusi Taurasi 2003: ancora floreale, con un tannino appena domato, tanta acidità e speziatura; ma, essendo un Taurasi, ce lo si aspetta! Ma è del bianco che voglio parlare. Il CampoRe Fiano di Avellino DOCG 2015 è un vino completo e generoso in ogni sfaccettatura: fiori di agrumi e frutta tropicale al naso; in bocca è affilato, succoso, quasi tannico, saporito, sapido e speziato. Eppure mai esuberante, ma equilibrato ed elegante. Le vecchie annate in degustazione (2012, 2010, 2009 e 2008) sono tutte dello stesso livello, ma svetta la 2008: nonostante l’età, regge molto bene il confronto con quelle più giovani e ti regala emozioni e sapori che solo un fiano di Avelllino o un greco di tufo sanno darti con il tempo.

Ventolaio è un’azienda di Montalcino che ogni anno produce dei Brunello eccellenti e che sul mercato meriterebbero ben altra considerazione. Il Brunello di Montalcino DOCG 2013 è un vino schietto e diretto; profuma di rosa, giaggiolo e grafite; in bocca è succoso e saporito, ha un tannino levigato; freschezza e sapidità completano il quadro complesso del sorso prima della chiusura speziata. Tra le vecchie annate, ottima la 2012, ma colpisce la 2010: sorso complesso, morbido, ampio di sapori, di una persistenza straordinaria!

A fine serata l’Istituto Tutela Grappa Trentina e Studio Umami hanno organizzato una eccellente cena a 4 mani presso il Ristorante Sette dell’Hotel Radisson Blu: la chef Beatrice Segoni del ristorante Konnubio di Firenze (www.konnubio.it), in collaborazione con lo chef Giuseppe Gaglione del ristorante Sette.

Indimenticabili i Cappelletti di ossobuco alla fiorentina, crema di burrata e spuma di lime.


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