Napoli, Pizzeria di Matteo ai Tribunali: la pizza col cuore batte qui

Pubblicato in: Le pizzerie

di Monica Piscitelli

Nel cuore di Napoli batte il cuore della pizza napoletana. Sono numerose più che mai le pizzerie che si affacciano sugli antichi Decumani e sull'intrico suggestivo di vicoli nei quali il sole penetra poche attimi al giorno. Ad un passo da alcuni dei più interessanti angoli di Via Tribunali – tra piazza San Gaetano, con i suoi spettacolari percorsi sotterranei, la chiesa di San Lorenzo Maggiore e i presepi di San Gregorio Armeno, e la piazza su cui si proietta  l'imponente facciata della Chiesa degli “Ori”  (per la sua ricchezza di ornamenti) dell'ordine dei Gerolamini– si trova uno dei locali più popolari e amati della città: la Pizzeria Di Matteo.

E' questo un luogo nel quale la pizza mostra la faccia più verace di sé, quella che ti conquista per un so che di “spassoso” e caldo che ha solo il popolo partenopeo.

Il locale nasce nel 1939. A fondarlo è Salvatore Di Matteo con i figli Nicola e Gennaro. Me ne racconta la storia Nunzio Cacialli che, nel descriveli come delle “persone squisite”, tradisce la nostalgia per un passato che gli è caro e il gran vuoto, bruciante come una ferita aperta, lasciato nel suo cuore dalla scomparsa recente del fratello Ernesto che definisce “un maestro, un fratello, un amico e un padre”.

A lui, mi racconta, deve l'ingresso nella pizzeria. Fu Ernesto, che già vi lavorava da una decina d'anni, infatti, appena il fratello più giovane terminò la scuola dell'obbligo, a presentarlo ai suoi datori di lavoro. Oggi Nunzio porta avanti il locale con altri ex collaboratori dei Di Matteo (si dice “gli operai” nel gergo): i soci Enzo Giuliano, Paolo Mancini (detto Paolone per la sua stazza) e Antonio Marigliano, oltre che con il figlio di Salvatore Di Matteo, Nicola.
Scomparso oltre trent'anni fa il fondatore della pizzeria, Salvatore, i Di Matteo figli, avevano continuato sulle sue orme aiutati dai collaboratori del padre, che nel frattempo erano diventati soci del locale. Poi la gestione era passata definitivamente a loro, secondo uno schema comune nel mondo delle pizzerie e che un bravo economista chiamerebbe “gemmazione” aziendale.
“Ho imparato a fare il pizzaiolo, come si dice a Napoli, con la'cazzimma' (ndr: astuzia). Rubandomi il mestiere senza mai chiedere nulla, solo osservando in silenzio” racconta Nunzio.

Nel 1994, poi, il gran balzo del locale che aveva sempre, fino ad allora, con successo, difeso il suo nome sforzandosi di proporre un ottimo prodotto a prezzi contenutissimi. Durante i lavori del G7, il presidente Usa Bill Clinton, a spasso a piedi per il centro storico con un grappolo di uomini di scorta al seguito, si fermò davanti all' invitante vetrina della pizzeria e chiese una ” Coke”. Ernesto e Nunzio, che erano di turno con Paolo, non si erano fatti pregare.

“Ricordo – racconta Nunzio – che ne bevve ben quattro, mentre fuori al locale non si capiva più nulla per via del caos generato dei curiosi. Ci mangiò su, ricordo, una pizza fritta e anche una margherita di quelle'A portafogli'. Cosi': all'impiedi davanti al banco!”. La notizia della visita del capo di stato girò veloce in città, ripresa dai media di tutto il Mondo, e in pochi anni Di Matteo divenne “la pizzeria del Presidente”. Quando intorno al 1996, Ernesto Cancialli, dopo trenant'anni di lavoro con il fratello, decise che era giunto il momento di prendere la sua strada per creare per i suoi eredi una nuova attività, infatti, chiamò la sua pizzeria “Dal Presidente”. Il locale, oggi passato al figlio maggiore Enzo, è stato motivo d'ispirazione per la pizzeria “La figlia del Presidente” della figlia di Ernesto Maria e, ancora, per “Dal figlio del Presidente”, del figlio Gino.

La Pizzeria Di Matteo, che aprì come semplice Friggitoria da asporto nella quale, insieme ai classici come frittatine, arancini, crocchè, paste cresciute e verdure in pastella, che ancora si trovano nella sua vetrina con affaccio sulla strada, si servivano alici fritte e “murzell' e baccalà” (tocchetti di baccalà in pastella), conta oggi 130 posti, dei quali una cinquantina frutto di un ampliamento risalente  ai primi del 2000.
Pochi, i convenevoli da Di Matteo, ma una pizza gustosa e sostanziosa accompagnata a dosi massicce della semplice e autentica , calda, accoglienza che solo un pizzaiolo che sia un artigiano convinto sa esprimere.

La pasta è preparata 5-6 ore prima di essere utilizzata. “E' un tempo più che sufficiente” afferma Nunzio che ama dire pane al pane e vino al vino ma che tiene a sottolineare che il locale aborra l'uso della pasta del giorno prima e, quindi, quella della refrigerazione per mantenerla.
“La pizza non ha segreti ma sfido chiunque a fare un'ottima pizza se il fornaio non è bravo.

Il suo è un ruolo importantissimo” racconta Nunzio che mostra con questa affermazione, come in molti altri passaggi della nostra chiacchierata, la grande sovrana umiltà di un artigiano innamorato del suo lavoro. E' proprio questam la parte più golosa della pizza napoletana, quella che ci fa dire che qui albergano i valori di una Napoli che non c'è più.
Ai tavoli di Di Matteo – sebbene Cacialli e soci vorrebbero poter non far concessioni alla new wave dei giovanissimi di mettere perfino maionese e ketcup sulla pizza – sarete sempre accontentati con la pizza che preferite.

Lo zoccolo duro del menù però è saldamente basato sulle solite intramontabili Marinara, Margherita, Capricciosa, Pizza fritta, Quattro formaggi, Calzone al forno e su una serie di pizze “bianche” (senza pomodoro), a partire da quelle con “Rucola, prosciutto e scaglie di Parmigiano”. In poche pizzerie della città potrete mangiare una cosi' generosa Marinara a 2,50 e una Margherita a 3,50.
Mediamente, pizza e birra 9 euro, servizio incluso. Se poi volete iniziare bene, non perdetevi la frittatina di maccheroni che va con crocchè e arancini. Spenderete qualche euro in piu'.

Pizzeria Di Matteo
Via dei Tribunali, 94
80138 Napoli
081 455262
www.pizzeriadimatteo.it


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