Napoli, trattoria Donna Anna. Regina ai fornelli della Torretta dal 1963

Cibi Cotti
Via Ferdinando Galiani n. 30/14
Mercatino Rionale Torretta – Napoli
Tel. 081 682844
Aperto: solo a pranzo dal lunedì al sabato ( h. 12,00 – 15,00)
Ferie: due settimane in agosto

Il mercato rionale della Torretta, che si trova in via Ferdinando Galiani, deliziosa, quanto umana, oasi pedonale tra il quartiere popolare di Piedigrotta, l’elegante Viale Gramsci (una volta Viale Elena) e il lungo mare tra i più belli del mondo di Via Caracciolo, risale presumibilmente agli anni dell’immediato dopoguerra. Dagli anni ’70, è uno dei pochi mercati coperti della città. Da qui ha preso il nome lo storico tram che collegava Piazza Poggioreale a Mergellina,  “o tram d’a Torretta” che ha ispirato famosi autori della canzone napoletana classica. Per i napoletani è  ” ‘o mercatino da Turretta” che si estende nella zona coperta di via Galiani e in quella scoperta antistante l’ingresso, continuando nella parallela via Giordano Bruno dove, dal 1947, c’è Flor Do Cafè, uno dei primi supermercati “moderni”.

Questo asse a tre vie, è già rappresentato dal pittore olandese, poi naturalizzato italiano, Gaspar Van Wittel tra la fine del 1600 e l’inizio del ‘700. Dovremo aspettare l’inizio del 1900 per la costruzione del lungomare Caracciolo. Pochi anni dopo nasce a Napoli Anna Pappalardo, splendida e verace ultraottantenne che gestisce dal 1963, insieme con la famiglia l’ormai rinomata cucina all’interno del mercatino rionale, chiamata semplicemente Cibi Cotti.

All’inizio non c’erano i tavoli di oggi, mi racconta Anna, viso sereno e occhi color acquamarina, c’èra un unico bancone a ferro di cavallo dove si sedeva tutti assieme, studenti con pochi soldi, impiegati, casalinghe, si spendeva meno di 1000 lire per un pasto completo a base  di piatti  classici della tradizione partenopea. L’apertura al pubblico è alle 12,00 l’ora alla quale una volta ci si sedeva a tavola. Anna arriva presto, fa la spesa al mercato e decide il menù del giorno che, a parte alcuni piatti fissi, non è mai lo stesso, perché? Perché, mi dice Anna: “ Ce sta gente ca vene tutte ‘e juorne, mica posso fare sempre le stesse cose, ci sono clienti che vengono da trent’anni e se tornano vuol dire che “’a panza sta bbuón”.

La lista dei primi piatti è interminabile, tranne i piatti al forno, tutti cotti al momento, con il tempo che ci vuole. Piatti semplici o più elaborati , quelli più difficili da fare in  casa ( “‘sti giuvane nun vonno fa niente” – sbuffa sorridente Anna). Si parte da tutte le minestre: pasta e patate con o senza provola, pasta e fagioli, lenticchie, ceci, piselli, zucchine, cavoli, riso e verza o, zucca. Ancora, fagioli e scarole e un mitico gattò di patate, fiore all’occhiello di Donna Anna, alto quasi 10 cm e preparato con la ricetta antica: patate, parmigiano e pecorino grattugiati, uova, burro, latte, provola e salame, o spalla cotta e fiordilatte, e pane grattugiato per la gratinatura, la gente passa in anticipo per prenotarlo.  Poi ci sono i primi al sugo, intravedo degli irresistibili manfredi al ragù, con o senza ricotta, sostituiti durante la settimana da gnocchi alla sorrentina, l’immancabile genovese, pasta al forno con le melanzane o pasta al grattè e, naturalmente, lasagne a Carnevale. I primi piatti ,tra clienti ai tavoli e porzioni da asporto, sono quelli che finiscono subito, Anna ha sempre pronta qualche soluzione d’emergenza: spaghetti spezzati con i piselli o con le zucchine, pasta al pomodoro fresco, nessuno se ne va via digiuno. I sei fornelli sono perennemente occupati. Anna si sposta dai fuochi, alla piccola sala dove s’intrattiene a chiacchierare con gli habitué. La cassa è all’ingresso, le ordinazioni passano a voce, si ordina al banco e da soli ci si apparecchia la tavola. Il vino della casa arriva dai Campi Flegrei, falanghina e piedirosso, onesti e piacevoli.

La scelta dei secondi non è da meno: polpette fritte al sugo o in bianco, salsicce e frarielli, cotolette, carne del ragù ( gallinella, tracchie, cotiche e salsiccia), la carne della genovese, o alla pizzaiola. Ancora, fegato alla veneziana, trippa e cosce di pollo al forno. L’assortimento dei piatti di pesce dipende da ciò che Anna trova di buono in pescheria: polipetti affogati, coccio (gallinella o pesce cappone) e lacerto (sgombro o naccarello) all’acqua pazza, stocco al pomodoro o in bianco, alici in tortiera o marinate. Ci sono poi i piatti unici a base di verdure tipicamente napoletani: prima tra tutti, la parmigiana di melanzane e i peperoni imbottiti poi i cibi da strada, arancini di riso, pizze rustiche, i panzerotti fritti con ricotta, provola e prosciutto e, ancora una super casalinga frittatina farcita di ricotta e prosciutto cotto e condita con sugo fresco.

La lista dei contorni è davvero notevole: tante verdure lesse, carote, patate, zucchine e biete. Ancora melanzane fritte al pomodoro, funghi, patate al forno, gli immancabili friarielli, rigorosamente “arraggiati”, cioè gettati senza preventivo bollo, in pentola con aglio, olio e peperoncino. Il via vai da mezzogiorno alle tre è continuo, persone di ogni tipo: impiegati, professionisti dai vicini studi di viale Gramsci, casalinghe che hanno fatto la spesa e si fermano per mangiare un boccone e magari portar via qualcosa per il pranzo, gli anziani della zona che non hanno più voglia di cucinare e colgono l’occasione per mangiare in compagnia, Anna ha sempre una parola per tutti.

Oltre il tradizionale asporto del cucinato, Cibi Cotti, svolge anche un familiare servizio a domicilio per cene e occasioni varie, i piatti sono talmente genuini che le padrone di casa di turno potranno sempre dire di aver fatto tutto da sole:). I dolci non sono molti, tiramisù e torta allo yogurth fatte in casa, pastiera a Pasqua e struffoli a Natale. Anna ha l’aria un po’ stanca, ma è contenta, non si ferma mai, aiutata dal marito e dagli instancabili Anna jr, Lino e Gino che si alternano dai fornelli al bancone. Questa “ragazza” dai capelli grigi porta avanti con lo stesso entusiasmo di quasi cinquant’anni fa, una tradizione della Napoli autentica e verace, lontana dai soliti clichè, che è sempre più duro preservare e tramandare.

All’uscita vien voglia di fare un giro per il mercatino, lontani dai micidiali ipermercati:piccoli fruttivendoli con ogni ben di Dio, tutto fresco di stagione, niente serre, il panificio, la salumeria, il baccalari, il venditore ambulante di piante e fiori, le piccole mercerie, il laboratorio di pasta fresca. Può sembrare banale, ma non è così, queste attività sono sempre più rare, stentano a sopravvivere, fagocitate dalla concorrenza della grande distribuzione e dai numerosi oneri e tributi di ogni tipo da pagare.

Uscendo dalla zona coperta, a destra mi fermo per un caffè, ancora un pezzo di storia, Remy Gelo, bar e gelateria della famiglia Corradini, dal 1919 a Porta Capuana e dal 1952 in via Galiani. Qui il gelato è ancora quello vero, senza coloranti, additivi e schifezze varie. Prima di tornare nel caos intravedo, di fianco alla gelateria, altre due rarità: la macelleria equina e una vineria con la mescita dello sfuso, in via Galiani  rispettivamente dal 1952 e dal 1900.

Adesso sedetevi, vi dico il quid: per primo, secondo, pane e contorno, quartino di vino e mezza minerale, spenderete 10, massimo 12 euro, a seconda dei piatti, porterete a casa buonumore e il sorriso appena accennato, difficile da dimenticare di Donna Anna Pappalardo.


di Giulia Cannada Bartoli



Dai un'occhiata anche a:

Exit mobile version