Osteria la Chitarra, pranzo trionfale: l’amicizia, la tradizione e gli auguri di Natale

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Giustino Catalano

Quale miglior cosa farsi gli auguri tutti attorno ad una tavola?

Pochi sanno che da qualche anno assieme all’amico Peppe Maiorana dell’Osteria La Chitarra abbiamo l’abitudine di riunire un gruppo di amici per un pranzo per gli auguri di Natale.

Poche le regole. Allegria, voglia di stare insieme, cibo e vino portato da ciascuno a sorpresa e tanta tradizionalità nei piatti che si servono.

Anche quest’anno ci siamo ripetuti ed anche quest’anno abbiamo commesso lo stesso identico errore di ogni anno. Non ci siamo coordinati. Risultato: una sfilza di pietanze e cibo da tenerci attorno al desco per ben tre piacevolissime ore tutti insieme a discutere del più e del meno, a ridere di gusto e a rilassarci. Il vero spirito del Natale. La convivialità e l’allegria.

Ma bando alle ciance e passiamo al resoconto di quanto si è mangiato precisando, non senza orgoglio, che siamo arrivati sino in fondo senza arrenderci un sol momento! :D

Riunitici a metà mattina abbiamo cominciato a dar il via ai fuochi dove assieme a Peppe, patron dell’Osteria, Rino Silvestro (Fiduciario Slow Food Napoli) ed Emilia Lombardi (Tesoriera Slow Food Napoli) abbiamo avviato la cottura della “Tiana” castelpotana.

Un sontuoso spezzatino di carne di maiale che i castelpotani si concedevano una volta l’anno. Laborioso, lungo nella preparazione e nei luoghi di carne da inserire in pentola di volta in volta secondo la loro cottura. Prosciutto, spalla, pancetta, pezzi di carne delle costolette, filetto, controfiletto e fegato, cotti con patate, papacelle (in onore di Marina Alaimo abbiamo prediletto le costolute napoletane di Vincenzo Egizio), alloro e polvere di papaulo. Quest’ultimo ingrediente onnipresente nella cucina castelpotana costituito da una finissima polvere di una varietà di piccoli peperoni tondi (dolci e piccanti) prima messi ad arrossare all’ombra e poi dopo tostati in forno con legna di ulivo macinati per ben due volte.

 

Di lì a poco l’arrivo graduale di Marina, Mario Stingone, Pino Mandarano con il figlio Vincenzo, la moglie di Peppe con un amica, Luciano Pignataro, Salvatore Luongo, Alberto Capasso e consorte (quest’ulitmo ha portato anche “Ciro” in vesti diverse dalle originarie…) e poi l’amico Antonio Lucisano come dulcis in fundo.

Assenti giustificati Albert Sapere costretto a letto da una febbre, Barbara Guerra a fargli da infermiera, Tommaso Esposito, Tommaso Luongo e Dora Sorrentino per pregressi impegni familiari. Ci sono mancati. Si sappia.

Ogni arrivo è stato accompagnato da un piatto, un dolce, un vino, un liquore e ben presto si siamo trovati tutti seduti a fare un brindisi, scomposto nell’uso dei tanti vini sul tavolo ma con un unico comun denominatore. Calice pieno e in alto.

Eccovi il freddo resoconto del menu.

Antipasti

Frittata di cipolle

Palla di Nola fatta (salame tipico del vesuviano fatta con Ciro – maiale di casa Capasso immolatosi per la gioia di tutti)

Pancetta arrotolata di Ciro

Salsiccia di Castelpoto

Formaggio vaccino a latte crudo del Taburno

Treccione di mozzarella di oltre 4 kg.

Fagioli dente di morto di Acerra con cotiche e salsiccia

Braciola di cotica di maiale rovesciata (ossia con la parte grassa all’esterno)

Casatiello di Piscinola (su questo vi dico solo per il momento che è un casatiello dove i salumi sono sostituiti dal mitico soffritto di maiale…a giorni la ricetta) rispolverato dalla memoria familiare storica di casa Maiorana al quale hanno fatto seguito copiose lacrime di commozione generale.

A seguire siamo andati sul leggero con una “leggera” minestra maritata fatta a regola d’arte con tanto di spolverata di pecorino sopra. Riecheggiano ancora nelle mie orecchie le parole di alcuni di noi che ripetevano “è verdura…è leggera”….

Poi è stata la volta della Tiana di Castelpoto e le polpette napoletane al sugo, quelle con l’uva passa e i pinoli. Il pane quello casereccio dell’agro aversano profumato di grano e forno.

 

In una reazione scomposta di orgoglio abbiamo terminato con il Babà di Tizzano e la Polacca di Munciguerra bagnandolo con passito Greco di Bianco. E per finire qualche bicchierino di nocillo rispettivamente Catalano Antonio (11° classificato ai campionati nazionali di Modena) e Luongo Salvatore (1° classificato ai campionati nazionali di Modena).

 

Il vino? Onestamente ho contato una dozzina di bottiglie diverse circolare sul tavolo. Non dovendo più dare il passaggio che avevo promesso mi sono sentito responsabile solo di me stesso e pertanto libero di bere. A memoria ricordo un Titolo Aglianico del Vulture di Elena Fucci, un chianti classico 2008 Badìa a Coltibuoni e poi tutto svanisce nella memoria di una gran bella giornata.

Buon Natale a tutti. Un Natale di serenità e allegria. Basta quello credetemi.


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