Paestum saudade | Perché Le Strade della Mozzarella creano dipendenza?

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista
Paestum

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di Luciano Pignataro

Domenica scorsa eravamo al Museo Archeologico di Paestum per la festa di benvenuto della decima edizione delle Strade della Mozzarella. Oggi siamo qui, con un bel bicchiere di Poggio al Bosco 2012 dopo aver trascorso una domenica stupenda da Antonello Colonna e confessiamo: ci manca Paestum.
Sì, un po’ come ci mancava la scuola il giorno dopo la fine delle lezioni. Come ci manca la persona amata un minuto dopo che l’abbiamo accompagnata a casa.
Un sentimento comune, diffuso, incredibile, che travalica i conti e il business che pure tanti avranno fatto in questi due splendidi giorni nella edizione più ricca di sempre.

Il Sud, scriveva Lawrence, è vitalismo, ossia trasgressione, istinto, passione, poco calcolo.
Il Sud rilassa i sensi e fa viaggiare la mente. Perché non attraversare anche quando è rosso se non c’è nessuno che passa col verde?

Infatti la prima cosa incredibile in questo congresso è che tutti possono entrare e uscire, come fosse casa propria. Non ci sono scimmie vestite di nero con gli auricolari. Non ci sono barriere. Sei accolto con il sorriso: nome, cognome ed entri. Naturale, vivi naturale.

Ci arrivi senza avere problemi di parcheggio, perché questo è il Sud degli spazi immensi, quelli che adoro scorazzare con i Pink a palla tra Cilento, Lucania, Daunia. Libero dagli autovelox e dal campo del cellulare.
Poi qui i cuochi sono ancora esseri umani, socializzano, restano non solo il tempo dell’intervento, ma si disperdono nelle serate mai organizzate e sempre aperte 24 ore su 24 dove non c’è alba e non c’è tramonto, ma solo voglia di stare insieme, recuperare quella dimensione colloquiale del cibo che ci hanno tolto negli ultimi anni i marchettoni e le marchettine.
C’è il cuochino che viene ad ascoltare, la studentessa di Pollenzo che prende appunti e poi va a gin tonic, il grandissimo produttore di vino e il tristellato piovuto da Marte insieme davanti al piatto di linguine ai carciofi di chi non c’è più ma c’è.
Spazio e verità, questa è la formula di Lsdm inventata dieci anni fa da Barbara e Albert. Spazio e verità che ci regalano la sospensione del tempo, respirare, godere di una cucinata tra cuochi alle due di notte.

Dietro c’è un lavoro scientifico, metodico, ma soprattutto ci sono le idee. Una idea di gastronomia che non viene dettata dagli sponsor, preziosissimi, ai quali però non viene lasciata la decisione su chi deve giocare e magari vincere la partita. Così facendo, senza steccati commerciali, acquistano autorevolezza, credibilità.

Perché la vera forza è aprirsi, non chiudere. Accogliere, non respingere, discutere non pontificare, amare, non odiare.
E non imporre al cuoco di usare la pasta sponsor del congresso o invitare solo quello che usa una determinata farina.

Perché spazio più verità, più sospensione del tempo e dal tempo significano Libertà.
Ecco la nostra saudade quando rientriamo nelle prigioni delle città, quelle del traffico, del posto di lavoro, delle ipocrisie, dei tempi, degli obblighi.

Saudate di Libertà, il segreto di Lsdm.

Perché non ci può essere grande cucina senza Libertà.

 


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