Una stella Michelin alla pizza napoletana? Sette aperture che la rendono possibile

Pubblicato in: La Pizza e basta

C’è una idea molto sbagliata in giro per l’Italia dei foodies, questa: il mondo della pizza napoletana è affascinante, da rispettare, ma la ricerca e l’innovazione sono altrove.

Nulla di più sbagliato: ricerca sulle materie prime, innovazione, concept moderni ben lontani dall’oleografia della pizza e del mandolino vedono sicuramente proprio Napoli e la Campania in prima linea. In nessuna regione d’Italia, per esempio abbiamo avuto sette aperture o ristrutturazioni di questo calibro, con pizzerie che si sono subito piazzate al centro dell’attenzione mediatica per la qualità e la bravura della comunciazione.
Un movimento che rende possibile anche l’assegnazione di una stella come è avvenuto per il pub londiense The Harwood Arms

Vediamole

Pizzeria La Notizia di Enzo Coccia

Enzo Coccia nella sua vita ha già fatto due rivoluzioni. La prima aprire a via caravaggio, la seconda aprire una nuova pizzeria nella stessa strada. Difficile dire quanto è grande lo sforzo in una città dove un metro ne vale mille. Coccia ha aperto il primo locale per foodies, per le persone disposte a spendere qualcosa in più, con qualche birra artigianale, buon pomodoro, qualche champagne e buoni vini. Ormai alla terza stagione, ha fatto da battistrada.

Pizzeria Pepe in Grani di Franco Pepe

Non è facile lasciare la pizzeria storica di famiglia per aprirne una proprio nello stesso paese a duecento metri. Franco Pepe lo ha fatto perché ha la sperimentazione dell’impasto come missione. Ed è qui che si fanno adesso belle jam session con altri pizzaioli, si studia e si sperimenta. Convinti che la pizza è una cosa semplice, certo, ma proprio per questa molto complicata che richiede continui aggiornamenti. Di qui la ricerca spasmodica sugli ingredienti.

Pizzeria Fresco con Alfredo Forgione

Non basta essere sul lungomare con vista Capri e Posilippo e migliaia di persone che spingono per sedersi. Non basta quando si guarda lungo come nel caso della Pizzeria Fresco dove lavoro il primo pizzaiolo cavaliere della repubblica, Alfredo Forgione, impegnato nella ricerca della qualità della materia prima. Così in un lungomare dove la qualità sembrava destinata ad appiattirsi, si è acceso un grande faro che mette tutti in righi. E’ la pizza che costa di più, ma è irrinunciabile.

Pizzeria Resilienza a Salerno

Da Gragnano a Salerno sono trenta chilometri, ma era più vicina l’America per Colombo. C’è però un linguaggio universale e comprensibile, quello dei presidi Slow Food, della digeribilità dell’impasto, della ricerca sulle birre, i latticini,  i formaggi, la cura dell’orto. Ed ecco dunque che nella città della movida  spuntare un posto dove non devi bere la notte dopo aver mangiato.

Pizzeria Fratelli Salvo

Decisivo l’incontro con Giustino Catalano e il mondo di Slow Food: chi pensava ad un restyling di facciata si è dovuto ricredere. Sì, la comunicazione un po’ urlata, ma dietro tanta sostanza nuova e investimenti seri, con l’allargamento, l’acquisto presso grandi artigiani del cibo di materia prima, la lavorazione precisa e attenta ai forni.

Pizzeria Lazzarella dop a Caserta

Un anno fa l’apertura, un nuovo locale nel quale tornano in vetrina birre, pomodori, farine, vini di grande qualità. Anche in provincia. Un nuovo concept più moderno e un locale polivalente dove però la pizza è regina.

Lievito Madre con Gino Sorbillo

L’ultima inaugurazione, al settima, a giugno sul lungomare liberato con Gino Sorbillo che porta il suo know dai Tribunali su un menu ben organizzato, anche in questo caso con carta dei vin ie birre artigianali. Un nuovo segnale positivo di fronte Capri.

Sette inaugurazioni di grande profilo, come vedete, al netto di locali che aprono ogni giorno.
La verità è che il mondo della pizza napoletana non è affatto fermo, si muove e investe nella ricerca con convinzione.


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