Primitivo di Manduria 2010 doc Pirro Varone | Voto 87/100, winner a Radici del Sud

Pubblicato in: in Puglia

Pirro Varone Società Agricola

Uva: Primitivo

Fascia di prezzo: 16,00 – 18,00 euro in enoteca

Fermentazione e maturazione: acciaio

Vista 5/5 – Naso 26/30 – Palato 26/30 – Non omologazione 30/35

 

Si dice che tutte le strade portano a Roma e gira e rigira quando si esamina la viticoltura pugliese tutte le vie portano al Primitivo! E non potrebbe essere altrimenti visto la notorietà e la fama raggiunte da questo vitigno autoctono in tutta Italia e/o fuori dai confini nazionali, per via di una sua accertata parentela con lo Zinfandel californiano. Come tutti gli addetti ai lavori sanno, negli ultimi anni la Puglia enoica ha compiuto grandi progressi sul piano qualitativo e proprio il Primitivo, sia quello di Manduria e sia quello di Gioia del Colle, è assurto a simbolo di eccellenza. Semmai a livello regionale si può discutere se sia meglio l’areale tarantino o quello gioiese, ma queste, come diceva Totò, sono quisquilie, bazzecole e pinzillacchere.

Tra le tante ed ottime etichette di Primitivo di Manduria Doc degustate negli ultimi tempi ho posto la mia attenzione su quella dell’Azienda Pirro Varone, con sede proprio a Manduria, che col millesimo 2010 ha conquistato il primo posto all’ultima edizione di Radici del Sud nella categoria dei vini biologici da parte della giuria nazionale ed il secondo da parte di quella internazionale. La proprietaria è la sig.ra Occhinero ottimamente coadiuvata dal marito Pietro Ribezzo. La denominazione aziendale vuole ricordare il nobiluomo Pirro Varone, un generoso benefattore vissuto nel comprensorio di Manduria nel Cinquecento.

Dopo la fermentazione, il vino ha trascorso nove mesi in contenitori di acciaio, senza passare quindi per il legno, ed è stato elevato poi per sei mesi in bottiglia. Il tasso alcolometrico si è fissato a 15 gradi C.

Il colore nel bicchiere è rubineggiante al centro e lampeggiante ai lati, con schiocchi purpurei. L’impatto aromatico che assale il naso è tipicamente salentino: humus di terra rossa; svolazzi erbacemente mediterranei; suadenze fruttate boscosamente piccole ed intriganti; ed effluvi salini di mareggiate invernali. Il contatto in bocca del vino poi è meravigliosamente godibile, senza eccessi tannici e leggermente selvatico e ruspante. L’elevata alcolicità non disturba affatto, perché l’alito è fresco come quello di un lattante. Il vino non ha troppa potenza ed in questo viene premiata la lungimirante scelta di usare soltanto l’acciaio. Il frutto è espansivo e sprigiona una carnosa, polposa e fitta materia da masticare a lungo, mentre una trama profonda pervade tutto il cavo orale. Il sorso riesce ad incunearsi fino in fondo alla trachea, che si allarga come una manica a raglan. E alla fine il vino regala eleganza, soavità, armonicità e piacevolezza. Il retrogusto è abbastanza lungo e pervasivo. Da preferire su piatti non necessariamente sostanziosi e ricchi, perché il vino è ancora giovane ed in fase di spinta e nella sua versatilità si rende disponibile ad ogni confronto e quindi per adesso può andare bene anche su minestre, carne bianca, salumi e formaggi mediamente stagionati. Prosit!

 

Questa scheda è di Enrico Malgi

 

Sede a Manduria (Ta) – Via Senatore Lacaita, 90

Cell. 339 7429098 – Fax 099 22009939

info@pirrovarone.comwww.pirrovarone.com

Enologo: Cosimo Spina

Ettari vitati: 22

Bottiglie prodotte: 100.000

Vitigni: Primitivo, Negroamaro, Grisola, Malvasia bianca e Minutolo.


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