Ricordo | Alfonso Longo del Vottaro di Trentinara

Pubblicato in: Personaggi

Un anno fa ci lasciava Alfonso Longo. Per ricordarlo riproponiamo il post scritto in occasione della sua scomparsa.

 

Quanto muore un palazzinaro restano in eredità i suoi disastri ambientali, quando viene meno una persona come Alfonso Longo ci lascia la speranza.
Lo storico ristoratore pestano, fondatore della Pergola a Capaccio Scalo vicino i Templi di Paestum, assoluto riferimento delle prime scorribande di Carlo Petrini con Vito Puglia nella Piana del Sele alla fine degli anni ’80, è venuto improvvisamente meno mercoledì pomeriggio a 58 anni

Dopo la separazione, aveva lasciato il locale alla moglie Silla e ai suoi due bravissimi figli che stanno portando portato avanti l’azienda con coraggio, caparbietà e successo.

Lui si era rifugiato a Trentinara, un paese sconosciuto appollaiato sulle prime montagne cilentane con un affaccio sull’infinito, ossia da Capri sino ad Agropoli.

Quando lo andammo a trovare con Antonio Fumarola, chiedemmo indicazioni e un’anziana signora ci rispose: chi, il signore che compra le case vecchie? Già, si era insediato nel bellissimo e decadente centro storico e aveva iniziato a realizzare un nuovo progetto conosciuto da tutti gli appassionati come Il Vottaro.

Un progetto estremista, a metro zero compreso il vino. L’idea di una riproposizione integrale e della locanda contadina.
Cerco nell’archivio e vedo che la visita risale al 2007, è stata l’ultima volta che l’ho visto. Questa frenesia fa scorrere gli anni come fossero nano secondi e ogni volta che mi veniva in mente mi rispondevo, vabbé, tanto è a un’ora di macchina, la prossima volta.

Il destino non ci riserva altra prossima volta se non l’ultima che abbiamo colta.

Ma anche l’idea che non tutto è perduto, che il futuro di questi paesi del Sud costruiti su colline e montagne per sfuggire ai saraceni è nella loro anima antica dalla quale gli abitanti sono fuggiti per sedersi sulle sedie di plastica dell’Algida.

Ciao Alfonso.

Qui la scheda del 2007 sul Vottaro di Trentinara poi “rinfrescata” dalla brava Antonella Petitti due anni dopo

La morte di un reazionario è più leggera di una piuma. Quella di un rivoluzionario è più pesante del monte Tai!!!” (Mao Ze dong).

Scout di territorio, amico di Slow Food

di Marco Contursi*

E’stato un fulmine  a ciel sereno, così veloce che non fai in tempo ad elaborarlo che è già tutto finito. E’ scomparso in un caldo pomeriggio cilentano Alfonso Longo chef e anima prima della Pergola di Capaccio e poi del ‘’Lu Vottaro’’ di Trentinara. L’ho saputo per caso,vagando distrattamente su facebook, in un pomeriggio ugualmente afoso in Roma capitale. Purtroppo come spesso accade per le scomparse improvvise e dolorosissime anche chi lo conosce bene può non venire a conoscenza  subito della dipartita, convinto ognuno dei vicinissimi che sarà qualcun altro ad avvisarti.

Ho perso quindi il funerale e ne affido il ricordo a queste righe che purtroppo informeranno della sua scomparsa i tantissimi appassionati di gastronomia che ancora non sanno.

Era un amico di Slow Food dalla primissima ora, profondo conoscitore di un territorio magnifico, vero e proprio scrigno di bontà come il Cilento. Alla Pergola ha fatto un pezzo di storia della ristorazione locale, tra i primissimi ad usare oli diversi tra crudi e cotture, ad osare abbinamenti inconsueti tra pesce e ortaggi. Sempre maniacale la ricerca della migliore materia prima locale, fondamentale quando parliamo di cucina di mare, e che mare, quello di Enea, del mito.

Poi nel 2007 una scelta di vita ancora più radicale, andare in quel di Trentinara,la Terrazza del Cilento, fascinoso borgo di 1500 anime che sovrasta Paestum. Qui rileva e ristruttura un palazzotto 1700 con pozzo interno, camino e pergolato di uva fragola e dà vita al Lu Vottaro che diventa ben presto uno dei posti del cuore per tantissimi appassionati. Si mangiava quello che Alfonso trovava nei boschi, funghi, erbe spontanee, more,fragoline dal gusto inimitabile.

Al resto provvedevano fidati contadini e casari del posto. La cortesia discreta di Alfonso, sempre pronto a spiegare ciò che ti aveva appena portato e il caminetto scoppiettante in un contesto che trasudava tradizione, rendevano unica la cena lì. Adesso che Alfonso non c’è più, tradito dal quel cuore che metteva in tutti i suoi piatti, in tanti si chiederanno cosà sarà del Lu Vottaro, luogo dell’anima di Alfonso e di tanti buongustai, ma è presto per parlarne. Ora è il momento del dolore, di stringersi a chi lo ha amato e ne piange la scomparsa.

E mi piace esprimere il cordoglio mio e di tutti gli amici di Slow Food con due massime che credo dicano tanto: la prima è di John Donne poeta inglese del 1600 ’’
Quando un uomo muore, non viene strappato un capitolo dal libro, ma viene tradotto in una lingua migliore’’, e l’altra di Tolstoj,”  Noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radice in altri”.

Il ricordo di Alfonso vivrà per sempre nelle emozioni che i suoi piatti hanno suscitato in chi ha avuto la fortuna di andare al Lu Vuttaro, dove quello che mangiavi erano ben più che pur ottime pietanze, erano rimandi a sensazioni ancestrali di un mondo contadino che va sempre più scomparendo per trovare posto, imperituro, nei ricordi di chi almeno una volta l’ha vissuto. Grazie Alfonso.

*fiduciario di slow food

 


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