Rioja Tempranillo 1998, Bodegas Beronia

Pubblicato in: I vini da non perdere

di Sara Marte

Ci sono bottiglie cui sei affezionato perché sono luoghi, ricordo ed emozione. La mia è un viaggio nella Spagna della D.O.Ca Rioja. E’ stato, nel 1991, il primo territorio che ha meritato la classificazione più alta: Denominación de Origen Calificada, più semplicemente D.O.Ca ed in pratical’equivalente della nostra DOCG. Ai piedi dei Pirenei e lungo il corso del fiume Ebro questo prestigioso e storico territorio si estende per circa 4 mila metri quadri. Il Rio Oja, uno degli affluenti del fiume Ebro, gli regala il nome. La produzione di rossi costituisce circa il 90%. Il
Tempranillo, vitigno a bacca nera, è l’uva principe. A debita distanza, rappresentando circa il 20% del vigneto del distretto, la Garnacha, da cui si ottengono, tra gli altri, buoni rosati in purezza. Tipicamente continentale il clima per due delle tre sottozone, Rioja Alta e Rioja Alavesa mentre risulta mediterraneo con calde estati nella Rioja Baja.

La cantina cui ho scelto di parlare, Beronia, è situata nella Rioja Alta, a Ollauri, dove insistono terreni argilloso-calcarei e una certa quantità di ardesia. Il legno la fa da padrone e spesso, per retaggio storico si utilizzano tecniche di vinificazione bordolesi. Quando la fillossera mise in ginocchio la Francia del vino molti vigneron partirono alla volta della vicina Spagna e applicarono così le proprie tecniche ai vitigni locali. Assistiamo così, guardando la produzione vinicola nel tempo, in generale a un grande utilizzo del legno, di rovere francese prima, poi americano e negli ultimi anni un ritorno al francese. L’azienda vinicola Beronia, che si estende per 35 ettari di vigneto, nasce nel ’73. Divenne poi, nel 1982, di Gonzáles Byass, famosi in tutto il mondo per lo Sherry di Jerez de la Frontera Tio Pepe.

La produzione è prevalentemente di rossi così come da tradizione territoriale. Di questo Tempranillo 100%, Elaboracion Especial, se ne produssero “solo” 15 mila bottiglie così come narra la retro-etichetta. Fa fermentazione alcolica e malolattica in barrique di rovere americano. Prosegue con la permanenza sur lies. Dopo 5 mesi è poi posto in bottiglia. Il colore è un bel granato vivo, intenso e luminoso. Si muove con un certo peso. Il naso da subito appare elegante e pieno di fascino inaspettato, mantenendosi a metà tra la doppia anima dei rossi della Rioja: Quella tradizionale vanigliata e morbida ed una più moderna che sta cominciando ad entrare molto lentamente nella mentalità produttiva che privilegia frutto e freschezza.

Man mano che sosta nel bicchiere si esprime con note boisè, toni di chicchi di caffè tostati, mallo di noce e humus. Sentori di foglia di tabacco da sigaro si aggiungono ancora al caucciù. Lievissime le erbe aromatiche secche che fanno capolino dal fondo. Così, un po’ tignoso nel dare di più si mantiene pulito, dritto e coerente. Il palato ha una sapidità travolgente, ancora fresco, lascia la bocca salivare a lungo. Il tannino è un vero piacere di gran mestiere in cui la mano di Gonzáles Byass, ci lascia una sensazione rassicurante e di eleganza accessibile; Il tannino dunque compare ed è fortemente presente ma ha una trama sottile, smussata e fine. Vino che può ancora durare nel tempo, oggi è uno spettacolo che, seppure ancora sul filo del molto indicativo stile tradizionale sa essere una  ’98 moderna per quel momento. Ha giovinezza, materia, struttura, pulizia e correttezza che spiegano che i rossi di Spagna, spesso dimenticati, hanno molto da raccontare e che magari le grandi aziende non sono sempre “cattive” e non sono solo grandi per i numeri ma che certe volte hanno conoscenza, mezzi e consapevolezza.¡ Adelante!

 


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