Le nostre classifiche realizzate a Roma, Napoli e Caserta in anonimato pagando i conti come clienti normali hanno creato polemiche furiose evidenziando nervi scoperti.
La domanda che è stata posta con forza, al netto degli insulti e di alcune diffamazioni che saranno affrontate nelle sedi competenti, è chi sei tu per giudicarmi?
La risposta a questa domanda è duplice.
Primo, come mai viene posta quando si chiamano trupponi di giornalisti e blogger alle inaugurazioni o agli eventi? In quel caso, quando si parla bene vanno bene tutti?
Secondo, chi stabilisce l’autorevolezza della critica? Al momento tre elementi: l’esperienza, il riscontro dei lettori e dei clienti, l’etica professionale.
Lo sviluppo del mondo della pizza, ormai esteso a tutta Italia, in crescita per il prossimo anno, ha accresciuto l’interesse generale. Oggi un pizzaiolo napoletano di successo consuma da solo quello che serve a tutti i Tre Stelle, forse anche tutti i Due Stelle. La partita è grossa, gli uffici di comunicazione si sono attivati in massa, i consulenti hanno rapidamente resettato le loro competenze dai ristoranti alle pizzerie. I giornali ne parlano, è arrivata la Televisione.
Bene è iniziato il momento di fissare delle regole perché di fronte a questa montagna di soldi l’Associazione Pizzaioli Napoletani ritiene che sia necessario formare chi assaggia le pizze proprio come chi assaggia i vini, l’olio, i formaggi.
Certo sapere anche un po’ di chimica, di storia, e fare qualche stage prolungato non sarebbe male. Le regole servono peri più deboli, i forti se ne infischiano. Non so se un albo possa servire, sicuramente questa giungla dove uno che fa foto su Facebook viene accolto come l’inviato del Corriere della Sera. Il rischio? O affidarsi a Tripdavisor o al Daniele Giovine che parla inglese che stabilisce quali sono gli italiani migliori. Come avviene già per i vini, del resto.
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