Ristorante Settembrini a Roma e i piatti di Gigi Nastri

Via Settembrini 25-27
Tel.06.3232617
www.ristorantesettembrini.it
Ferie in agosto, sempre aperto

A Virginia Di Falco due anni fa piacque la cucina del Settembrini. Da allora la formula si è arricchita di un servizio che dura praticamente tutto il giorno grazie all’acquisizione dei nuovi spazi dove si va dalla prima colazione, con croissant prodotti in proprio, all’aperitivo prima di cena, fino alle formule più easy. Il locale è ben pieno, si lavora tanto e forse questo giustifica alcune sbavature di servizio lamentate dai commentatori su Tripadvisor. Ma alla fine siete in presenza di una cucina essenziale, fresca, non cervellotica e nello spazio gourmet vi potrete dedicare ad una cena completa spendendo sui 50-60 euro.

 

Concludiamo una giornata romana molto intensa culminata nella verticale del Paleo alle Officine Farnese e ci concediamo solo un po’ di Champagne, ben sapendo di stare nella bocca del leone su questo tema. La carta dei vini è molto interessante, poco profonda nelle annate ma ricca di spunti e curiosità italiane e francesi.  Si può anche venire qui solo per spararsi una buona bottiglia.

Questo piatto di partenza ha una concezione orientale nella presentazione, ma se siete cresciuti poppando acqua di mare ricordate subito la vecchia sensazione di seppie e patate, che qui hanno una funzione di regalare anche una consistenza diversa al piatto, gestito con la giusta acididità. Molto divertente e piacevole.

Anche il secondo piatto è tutto divertimento, ci piace la gestione del caldo freddo. Ottimo accompagnamento alle bottiglie.

Qui la proposta diventa impegnativa. La cucina valorizza il prodotto, decisamente buono, utilizzando l’allungo fumé, sempre molto efficace e diffuso negli ultimi anni con la gestione dei ricci di mare in funzione di esaltatori di sapore. Il risultato è soddisfacente, i funghi porcini sono solo un di più gaudente e di declinazione della consistenza.

Torna il tacco-piedi acidità e toni fumé ma come si direbbe parlando di vino, le due sensazioni appaiono abbastanze scisse, tanto da determinare una percezione monocorde al naso e in bocca in cui la materia prima, il pesce, l’ortaggio e il riso comunque ben cotto, recita un ruolo comprimario.

Ben centrato questo primo tra salinità,frescezza, sapore e gusto della pasta.

Di scuola il minestrone, bella l’idea di abbinamento al baccalà. Ma il brodo è talmente ben eseguito e centrato da poter essere presentato anche da solo, magari come entreè di serata o per dividere in due i tempi delle portate. La sensibilità verso le verdure quando si ha una radice meridionale fa sempre la differenza.

Dobbiamo poi dire che l’offerta del Settembrini è arricchita dalla esperienza della Tradizione di Vico Equense dove lavora Giovanna Di Gennaro, sguardo vispo e competenza maturata nel banco dei genitori, Annamaria e Salvatore. Salumi, formaggi, mozzarella. Un aperitivo campano che da solo vale la visita serale.

Bella chiusura nei dolci: moderni, leggeri, non stucchevoli, di alleggerimento rispetto al mangiato. Rinfrescano e risollevano al termine della giornata.

In conclusione: il Settembrini vale una visita a Roma, più di una visita la formula poliedrica. La cucina è essenziale, leggera, moderna, con felici guizzi, sicuramente scontornata rispetto ad un panorama che appare ancora ancorato a parametri morbidosi e eccessivi degli anni ’90.
Ricordatelo, soprattutto quando se ne comincerà a parlare male perché colpevole di troppo successo:-)

 

 


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