Sirignano (Av). Taberna del Principe. C’è la bella cucina di Giovanni Arvonio

Via Nazionale delle Puglie 90
Tel. 349.8648733
www.tabernadelprincipe.com
Aperto sempre
Chiuso lunedì
Sui 35 euro

di Tommaso Esposito

Giovanni Arvonio per passione cominciò a fare il cuoco. Una assidua frequentazione tra i fornelli dell’ Hostaria di Peppe Caramiello . Poi è stato a scuola ad Alma con Gualtiero Marchesi.
E tutto è cambiato.
Territorio, tradizione, creatività, semplicità, complessità. Nuovi orizzonti, insomma.

Ha aperto questo bel localino, accogliente quanto semplice, lungo la strada che da Nola mena fin su ad Avellino.
Laddove, insomma, il richiamo dei fusilli al ragù e delle coste di agnello alla brace è tuttora forte.
Sfidare il gusto con una cucina nuova, ora lieve, talvolta raffinata si dimostra impresa ardua.
Ma Giovanni Arvonio è impavido e ci si è tuffato a capofitto.
Tra i pani fragranti giunge la rustica passata di ceci con la polpettina di pane agliato.

Poi gli antipasti.

Un Polpo arrostito, la sua acqua e le patate viola cotte a vapore. Di effetto la caduta del brodo pepatino, ma lieve. Oltre la classicità, ma ben saldo in essa in quanto a sapore.

Interessante è la Lingua di scottona marchigiana, la nostra annecchia, in lenta cottura, minestra essiccata, aringa affumicata e brodo di pollo. La verdura esalta tutto il suo amaricante e la nota fumè dell’aringa evoca belle sensazioni odorose e gustative. Perfette la consistenza della lingua e la delicatezza del brodo.

Ai primi. Spaghettone del Pastificio Gentile ai gamberi, pepe di Sechuan e limone. Qui il gioco è la gara tra la qualità dei maccheroni e delle materie prime che li accompagnano. Vividi restano i gamberi nonostante il salto in padella. Spiccano per la loro dolcezza, appena contrastata dal profumo agrumato e più decisamente dall’aroma della spezia. Un piatto tuttavia piacione.

Belli, invece, sono i tortelli con baccalà mantecato ( alla vicentina per intenderci e quindi coroniello, no mussillo) raccolto in una sfoglia di pasta ben soda che rievoca il croccante delle nocciole tostate avellane rese, invece, liquida salsa. Un buon piatto.

Il Baccalà sedanorapa e liquirizia. Gli stanno vicini il cavolfiore grigliato e le foglie smagliati degli spinaci dal bel sapore ferroso, minerale. La liquirizia in polvere non chiude, ma riapre le papille. Strano, ma vero.

Tenerissimo e goloso è il boccone del Maiale steccato al tartufo nero, cotto sotto sale, sugo legato alla senape e carciofi saltati.
Qualche piccolo dolce di pastafrolla con crema di gianduia e cannella ci coccola alla grande.
Stasera niente vino, qui si rischia se c’è la pattuglia di ronda. In carta ci sono bottiglie irpine.
E qualche bollicina per chi vuol brindare, come noi,  al coraggio di Giovanni, del fratello e degli amici che gli danno una mano tra la sala e i fornelli.


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