Telese Terme, La Locanda del Borgo: il ristorante dell’Aquapetra Resort

Non c’è che dire. Il Sannio continua a riservare sorprese e a consolidare realtà produttive, anche in una fase non facile come questa. E resta una delle terre del Sud più belle da visitare, non solo per i meravigliosi scorci naturali, per le centinaia di ettari vitati e le belle cantine, per gli uliveti e per l’eccezionale cucina di tradizione, ma anche per quella più innovativa che stanno portando avanti – con successo e convinzione – diversi chef di nuova generazione.

In particolare, da qualche anno, tra le ragioni per regalarsi da queste parti anche solo un weekend di grande relax, c’è la struttura di Aquapetra, a pochi chilometri da Benevento. Una Spa accogliente tra i colori caldi della natura d’autunno, piccole costruzioni in pietra locale tra acque termali ed ulivi.
Per gli ospiti, ma anche per gli esterni, la cucina del ristorante Locanda del Borgo. Una brigata giovane e motivata, guidata dallo chef Luciano Villani.
Una bella sala dall’arredo semplice ma curatissimo, il cuore pulsante di un grande camino, servizio puntuale e professionale. La carta dei vini guarda convinta al territorio, anche se deve essere sicuramente ampliata.
In cucina si privilegiano i prodotti regionali, da quelli più conosciuti ai gioielli campani di nicchia e molte delle ricette della tradizione vengono rilette con mano vivace e curiosa.
Ecco che cosa abbiamo assaggiato:

Per cominciare, un tarallino con l’olio extravergine del Sannio. Praticamente il biglietto da visita del territorio.

 

 

Il benvenuto con un piccolo battuto di marchigiana sannita su schiacciatina di patate e tuorlo di quaglia fritto. La maniera migliore per esaltare l’ottima qualità di questa carne locale, giustamente valorizzata, soprattutto negli ultimi anni.

Buono il pane della casa, così come tarallini e grissini.

Ricco di sapore, morbido ed equilibrato sia in grassezza che dolcezza il primo antipasto: baccalà mantecato all’olio di oliva extravergine su maionese di cipolle di Alife.

Vecchia ricetta rivisitata, invece, per il secondo antipasto: qui la tradizionale zuppa di scarole e fagioli viene “rinforzata” con piccole salsicce “pezzente” di maiale nero casertano. Anche in questo caso la parte grassa del piatto è ben equilibrata con la semplicità della verdura e dei legumi.

Bel gioco di colori e di sapori per il piatto di gnocchetti di patate viola con cipolle alifane e tartare di vitellona.

Gustoso anche il primo piatto marinaro, con la classica chitarra fatta in casa (anche se qui forse uno spaghetto di grano duro avrebbe reso meglio) e un misto crudo e cotto di scampi reso piacevole e vivace da un gradevolissimo effetto agrumato.

La buona qualità delle carni è confermata anche nel maialino da latte servito con un crocchè reinterpretato dallo chef in uno scrigno croccante di pane cafone. A completare, il richiamo alla tradizione del ristretto di papaccelle.

Classica, ma ben eseguita e succulenta al punto giusto, la faraona, servita con il petto arrotolato e la coscia.

Si chiude in dolcezza con una delicata mousse di ricotta con gelato al pistacchio e croccante di mandorle.

E dei freschissimi sorbetti alla frutta.

 


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