VinEstate a Torrecuso: gli estremi dell’aglianico e della falanghina interpretati dalle aziende “rosa”

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Pasquale Carlo

La XXXVII edizione di ‘VinEstate’ si è segnalata soprattutto per le degustazioni interessanti svoltesi in una delle sale del Museo dell’arte moderna del vino allestito a palazzo Caracciolo. A chiudere la serie di questi incontri è stata la degustazione che ha visto protagoniste assolute le donne. Quattro etichette per quattro aziende a guida rosa. E si è trattato di quattro vino non scelti a caso, visto che il breve ma interessante percorso ha proposto due lavorazioni particolari dei due vitigni principi dell’areale del Taburno: falanghina ed aglianico.

A guidare la degustazione la giornalista enogastronomica Maristella Di Martino. Nei calici i vini: Biancuzita Falanghina Sannio Doc 2008 di Torre a Oriente; Insomnia Falanghina Taburno Doc 2008 di Torre del Pagus; Illunis Aglianico del Taburno 2004 di Caputalbus e Lino delle Fate Passito di Aglianico 2005 de La Dormiente. Quattro vini particolari, a dimostrazione della grande tipicità che contraddistingue la zona anche dal punto di vista dei percorsi che si vanno delineando in cantina.

A spiegarli all’attenta platea, composta per due terzi da donne a dimostrazione dell’obiettivo centrato dalla programmazione de ‘La Vigne en rose’, c’erano Giusy Rapuano (Torre del Pagus), Franca Colandrea (Caputalbus) e Ariano Agnese, con il contributo del genero Lorenzo Nifo (La Dormiente). Le tre tenaci e simpatiche donne non hanno fatto minimamente avvertire l’assenza della quarta produttrice, Patrizia Iannella (arrivata in ritardo), presidente dell’Associazione Aglianico del Taburno, il sodalizio che raggruppa i produttori del comprensorio del Taburno. A colorare ulteriormente di rosa il servizio della sommelier Michela Giordano, con la presenza in sala della responsabile sannita dell’Ais, Maria Grazia De Luca.

I NETTARI IN PASSERELLA

Si è partiti con la falanghina di Patrizia Iannella, segnata dal 20% del prodotto che segue la strada delle barrique di rovere francese a tostatura leggera. Colore giallo paglierino carico, brillante e naso di ampia complessità, con note floreali e fruttate. Al gusto il vino è pieno, con bella spalla acida che rende sempre più piacevole la beva. L’altra falanghina, quella di Torre del Pagus, ha segnato il calice con un bel giallo dorato, frutto soprattutto della vendemmia tradiva e della fermentazione e affinamento in legno. Naso avvolgente e dolce, vanigliato. In bocca il caldo dell’alcol (15°) non infastidisce, grazie alla sostenuta freschezza. Due falaghina della stessa annata ma con processi lavorativi diversi, a cominciare dal periodo della raccolta, che portano a due nettari di grande diversità, pur partendo da condizioni climatiche ed ambientali poco dissimili. Diversi anche gli abbinamenti a tavola: Biancuzita ci fa pensare a qualche antipasto o primi piatti di mare; Insomnia preferisce accostarsi ad una buona zuppa di ceci o alle tagliatelle ai porcini, senza disprezzare formaggi saporiti di breve stagionatura.

Il discorso sull’aglianico si è mostrato ancora più estremo. Illunis nasce con una tecnica di vinificazione antica, tipica soprattutto del versante vitulanese: l’acenata. Parte delle uve, a grappoli interi, viene infornata in tegami di terracotta e successivamente messa a fermentare insieme alla restante in tini di castagno. segue un lunghissimo periodo di affinamento in legno (in barrique per un anno e mezzo), sempre di castagno. La caratteristica principale del calice è la concentrazione, avvertibile subito alla vista, con il rosso granato che poco si lascia trapassare. Riflessi di gioventù emergono sia alla vista che all’olfatto, dove comunque domina la sensazione di cotto dovuto al particolare processo di vinificazione. Ma nonostante tutto la beva è fresca, subito piacevole dopo l’aggressivo ingresso del nettare. Un vino da grandi occasioni, da abbinare a formaggi dai sapori particolarmente intensi e sulle carni a lunga cottura. Il finale è stato estremamente dolce, con l’ottimo passito de La Dormiente. Vino difficilissimo, come spiegato da Lorenzo Nifo, che richiede una grande attenzione. A crederci nella vinificazione dolce delle uve aglianico sono per ora solo questa azienda e Cantine Iannella: si avverte il bisogno di ulteriori percorsi per avere maggiori informazioni. Allo stato, quando l’annata riesce, come in questo caso, la piacevolezza è interessante, tanto da convincere anche i più scettici. E’ successo anche l’altra sera a Torrecuso.


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