Canelli, culla dell’Asti e del Moscato

Pubblicato in: I vini da non perdere
Cattedrali Sotterranee - Bosca

Cattedrali Sotterranee - Bosca

di Simona Paparatto

Parte prima: Canelli e canellesi tra storia, leggenda e passione.

Ogni più minuta pietra di Canelli è permeata di storia, una storia di piccole cose che si fanno grandi imprese. Sto parlando di una piccola città di collina, che si posiziona nella parte sud della provincia di Asti, sulla riva sinistra del torrente Belbo, all’imbocco della Langa e circondata da ampie distese di vigneti che guardano l’Appennino Ligure e le Alpi.

I suoi rioni più antichi sono attraversati da caratteristiche stradine panoramiche percorribili a piedi, come via Villanuova, o Sternia (così veniva tradizionalmente chiamata dai canellesi), un’antica strada che dal centro storico, si snoda attraverso tutta la collina di Villanuova (considerata la parte più antica della città).

Percorrendola si possono ammirare: la chiesa sconsacrata barocca, di San Rocco, che ospita spesso mostre d’arte; la chiesa parrocchiale di San Leonardo ed altre costruzioni risalenti al medioevo; la Via degli Innamorati, una stradina ripida che si sviluppa lungo via Sternia. È considerata una galleria d’arte a cielo aperto, poiché vi si trovano opere di diversi artisti locali, ispirate a Raymond Peynet, un illustratore francese, conosciuto per aver creato i personaggi degli innamorati (un violinista ed una ragazza che lo ascoltava -1942). Questa via, lungo la collina di Villanuova, porta al Castello Gancia (di proprietà della famiglia Gancia, fondatrice della celebre casa vinicola – 1860), che si erge suggestivo e maestoso sulla sua cima. Si presume sia stato edificato intorno all’anno mille, per difendere la piccola città, ma anche per il controllo dei molteplici traffici commerciali.

Durante il periodo preistorico, Canelli fu sottoposta ad insediamento da parte delle truppe barbare dei Liguri Stazielli. Nei secoli della dominazione romana si sviluppò la coltivazione della vite, come testimoniano diversi ritrovamenti archeologici.  Dopo un lungo periodo di decadimento, che coincise con la caduta dell’Impero Romano, tornò palpitante e vigorosa nell’Alto Medioevo quando fu oggetto di disputa tra Alessandrini ed Astesi per il suo predominio, con questi ultimi che ebbero la meglio. Nell’anno 1000, i discendenti dei Conti d’Acqui, assumendo la Signoria della città, crearono il Consortile di Canelli, che vide la presenza anche dei comuni limitrofi. Il passaggio del Consortile alla Repubblica d’Asti e Canelli, nel 1235, sugellò il saldo e durevole legame con la via dell’Astesana (strada del vino). Asinari e Scarampi, due delle potenti famiglie nobiliari astigiane che assoggettarono Canelli, trasformeranno, poi, la Signoria in Marchesato. 

Essendo da sempre terra di confine, importantissima, poiché dislocata tra Torino, Milano ed il mare, nel 1613, con la morte di Francesco Gonzaga duca di Mantova (1612), finì sotto assedio per una cruenta lotta di successione del Ducato di Monferrato. Fu Carlo Emanuele Gonzaga, duca di Nevérs, a scatenare il conflitto: egli immaginava, già parecchi anni prima della sua effettiva esistenza, un regno forte, in grado di guidare l’Italia nella sua interezza. Per questo voleva espandere i suoi domini conquistando il Monferrato e non gli importava se con le buone o con la guerra. Il suo progetto, però, non trovò compimento grazie all’appoggio delle truppe del duca di Savoia ed alla popolazione: piccoli esseri in grado di pensare davvero in grande, che sognavano di muover guerra contro il potentissimo impero spagnolo che appoggiava i Gonzaga.

Un ufficiale dell’epoca descrisse così questo luogo: << È Canelli luogo assai grande, posto sopra la falda di un monte molto ripido ed ha nella sommità un castello che lo predomina, senza esser dominato da alcuna parte>>. Gli invasori monferrini e gli spagnoli loro alleati, tentarono in tutti i modi di prendere questa roccaforte, tanto che una spia condusse i nemici in un passaggio segreto fuori dalle mura, attraverso la collina di Villanuova. In una città di contrabbandieri, però, i segreti avevano davvero le gambe corte! Fu così che il passaggio venne murato sia dall’interno che dall’esterno. Si racconta che la spia ed i nemici siano ancora lì, adesso!

Canelli restò una città di confine in un’Italia che all’epoca era un insieme di provincie tutte divise da frontiere. Le merci per poter passare pagavano un dazio. Il contrabbando era la normalità poiché rappresentava un ottimo espediente per arrotondare le entrate e Canelli trasse da questo molteplici benefici economici. Furono scavati dei depositi sul fianco della collina per nascondere le merci, tanto che la città iniziò a pullulare di gente che arrivava da ogni dove. Dicono i documenti: “Gente di tutti i tipi, anche brutti ceffi per le strade ed a volte anche nelle chiese”. Nella chiesa di San Leonardo, un priore riusciva addirittura ad ottenere dell’argento, da una manipolazione chimica, così da attirare la sospettosa attenzione della Santa Inquisizione, che nella sua cantina/laboratorio, scovò, oltre alle pozioni alchemiche, anche 57 brente di Moscatello, Nebbiolo ed altro vino buono.

Fino a pochi anni fa, in Canelli ogni anno veniva celebrata una rievocazione storica dell’assedio, delle vicende dell’epoca e dei personaggi, con al centro i canellesi, ovvero quei minuscoli esseri senza braccia, senza gambe, ne cervello, ma in grado di cambiare il destino di una città.

Un documento del 1600 attesta che “Canelli è tutta circondata da colli su cui fassi grandissima quantità di vino: certi moscatelli, delicatissimi e perfetti e boni vini vermigli, che tutti vanno in botalli a migliaia, nel dedalo di cunicoli e grottini ascosi sotto alle case”.

Sono queste le Cattedrali Sotterranee, Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Un susseguirsi di gallerie, scavate nella parte sottostante la città e la sua collina, a oltre trenta metri di profondità e coprenti una superficie di almeno venti chilometri.

Dall’ 800, periodo storico molto importante, che vede il grande rifiorire dell’impresa e del commercio, anche e soprattutto per l’apertura delle frontiere, le Cattedrali saranno ingrandite ed utilizzate per la maturazione e l’affinamento dei vini di Case vinicole di enorme importanza nel mondo: Bosca (1831), Contratto (1867), Coppo (1892), delle quali parlerò in seguito e Gancia (1860), fondamentale poiché fu proprio Carlo Gancia (1829-1897) al ritorno da Reims, in Francia, a far conoscere il metodo di produzione dello champagne a Canelli.

Questo luogo è parte integrante della produzione dell’Asti spumante DOCG (o semplicemente Asti), e del Moscato d’Asti DOCG, differente dal primo poiché non è uno spumante, bensì un vino fermo o frizzante, più dolce rispetto all’Asti (per via del maggior residuo zuccherino), con conseguente minor tenore alcolico.

Questi leggiadri vini, dolci o amabili, freschi, floreali, fragranti, leggeri di alcol e tanto, tanto gustosi al palato, sono prodotti esclusivamente d’aromatico vitigno Moscato Bianco, forse l’uva più antica d’Italia, già nota alla civiltà greca, ancor prima di quella romana. Le denominazioni sono oggi tutelate dal Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti DOCG.

Chi non ne ha mai sentito parlare fino ad ora, si chiederà il perché di questo appellativo: “cattedrali”! Ebbene, sicuramente per la loro imponenza, ma anche per il silenzio religioso che vi si percepisce, per quella straordinaria magnificenza, capace di trasmettere un impatto emotivo intenso ed unico. In questi spettacolari tunnel tufacei con immensi spazi dai soffitti a volta, i vini riposano affinando ancora oggi, ad ottimali condizioni di temperatura e pressione, coccolati dallo scorrere del tempo, che contribuisce a renderli preziosi, inconfondibili, irripetibili e deliziosamente buoni.

Una leggenda narra di un essere fantastico di nome Tubiot, dall’aspetto mingherlino, a metà tra una talpa ed un uomo. Si parla di lui rappresentato con una candela in testa come i minatori, con la pala, il piccone e le braccia forti. Si racconta che scavi da lungo e lungo tempo, questo immenso groviglio di cunicoli sotterranei: sì perché Tubiot continua la sua opera incessante ancora oggi e pare che lo faccia anche di notte perché lui è un canellese doc e con le mani in mano, non ci sa stare! Sembra che la sera, poggiando i piedi sul cuscino, qualcuno senta grattare nelle viscere della terra…!

Canelli è sempre stata fondata sul lavorio incessante di minuscole particelle quasi invisibili (i canellesi), che con la loro ambizione, la loro fame e la voglia di emergere, riescono a prendere le cose che le circondano e fare qualcosa di più completo, di migliore, di perfetto. Riescono a produrre dal nulla bollicine che come piccole mongolfiere salgono su verso il cielo, danno alla testa, la rendono leggera capace di sognare e nei sogni non ci sono limiti, anche se questa è sempre stata una città di confine abitata da gente poco raccomandabile, ma capace di immaginare nuovi mondi, nuovi scenari.

CANTINA BOSCA – Via G. B. Giuliani, 23 www.bosca.it/prenota-la-tua-visita/– mail: cantine@bosca.it  – +39 0141 967749 – +39 335 7996811

CANTINA CONTRATTO – Via G. B. Giuliani, 52: www.contratto.it  mail: visite@contratto.it – +39 0141 823349

CANTINA COPPO – Via Alba, 68 www.coppo.it  mail: visit@coppo.it – +39 0141 823146

CANTINA GANCIA – Corso Libertà, 66:  www.gancia.it – +39 0141 830253 – attualmente non visitabile. 

Fonti: Astigov.it. –  comune.canelli.at.it – Raccolta documenti non pubblicata – Racconti di guide locali – Canellieventi.it

 


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