Cavallino (Le), Osteria del Pozzo Vecchio. Tradizione rinnovata in cucina con Ivan Spirto e le sorelle De Carlo

Osteria del Pozzo Vecchio

NUOVA APERTURA

OSTERIA DEL POZZO VECCHIO

Via M. Silvestro, 16 – 73020 CAVALLINO (Le)

Tel. 0832.401069 – info@osteriadelpozzovecchio.it

www.osteriadelpozzovecchio.it

al più presto andremo a trovarli!

IL LOCALE HA CHIUSO. LASCIAMO IL POST COME ARCHIVIO
16 agosto 2015

Osteria del Pozzo Vecchio Cavallino
Via San Silvestro 16
Tel. 0832.611649
www.osteriadelpozzovecchio.net
Aperto sempre; in estate solo la sera
Chiuso lunedì
Sui 30 euro

di Tommaso Esposito

Il pozzo vecchio veramente c’è ed era in passato quello che dissetava tutto il borgo.
Ora è l’attrazione del locale nel dehors dove d’estate è bello cenare.

Rustici, ma quasi un museo, gli interni.

Del resto questa osteria era il buen retiro di Fernando Calà e di sua moglie Adelaide Della Monica, che avevano portato anche tra i fornelli la loro passione e l’impegno sociale.
Ora non ci sono più.
E da qualche mese hanno deciso di continuare la loro, diciamo così, missione gastronomica le sorelle Serena e Simona De Carlo che con Roberto Fellico alle braci e Giuseppe Rollo al forno per il pane e le pizze, aiutano il cuoco Ivan Spirto.

La scelta è quella del territorio ovviamente con una tavola che propone i piatti tipici del Salento: dai fritti ai ciciri e tria ai pezzetti di cavallo.
Poi Serena De Carlo e Roberto Fellico essendo vissuti a lungo a Napoli hanno portato un po’ di ventata partenopea, sicché qualche primo profuma vesuviano, ad esempio si è rivalutato il baccalà, e a bocca di forno oltre alle buone pizze in stile pugliese, sottili croccanti arruscatelle farcite con ortaggi, si può a richiesta mangiare una verace Margherita.

Servizio familiare che coccola e buon vino in cantina.
Il pescato c’è ed è quello del giorno.

Lo si nota subito gustando gli antipasti: la cottura del tonno è impeccabile e lo lascia umoroso, morbido, tenero; l’insalatina di polpo e seppie è tutta mediterranea così ricca di verdure com’è.

Il carpaccio di baccalà è sontuoso nella sua semplicità.

Porzioni più che abbondanti che lasciano capire come proseguire.
Con un primo, ad esempio, classico qui e a Napoli.

Linguine con le cozze in bianco, quello che ti fa riscoprire il profumo e il sapore dello scoglio con la sua sapidità non salata eppure piena, decisa, inequivocabile.

Poi ancora baccalà, ma c’erano calamari e triglie in attesa oppure carni di scottona locale.

Trancio di fella, no mussillo, con le vongole, tanto per variare la ricetta con cipolle, capperi e olive. Anche in Salento come nei pressi del Vesuvio il baccalà è un piatto di tradizione.
Oltre al pasticciotto Serena ha portato qui la pastiera.

Ed è una bella pastiera.
Passateci ne vale la pena.


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