Cento Cene per Slow Wine da Mimmo Lo Stuzzichino a Sant’Agata sui Due Golfi

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Marina Alaimo

Sant’Agata sui Due Golfi è un piccolo borgo incastrato tra i Monti Lattari su una lingua di terra stretta e lunga che separa il Golfo di Napoli dal Golfo di Salerno. Nonostante sia piuttosto distante dai centri abitati più popolosi, la trattoria Lo Stuzzichino della famiglia De Gregorio riscontra sempre un certo successo di pubblico. La loro cucina semplice è articolata tra i prodotti dell’orto dei Monti Lattari, i formaggi ed i latticini golosissimi delle mucche agerolesi che danno il nome alla catena montuosa ed il pescato della costa sorrentina ed amalfitana.

Quindi l’offerta di materia prima eccellente è notevole come anche la ricchezza di piatti tradizionali e la capacità di saper rinnovare continuamente l’offerta. Da bravo oste qual è, Mimmo ha colto al volo la proposta delle Cento Cene Slow Wine pensando subito un menù in totale armonia con la filosofia Slow Food.

La sala è strapiena nonostante il temporale. Gli ospiti sono per lo più soci della condotta Costiera Sorrentina e Capri che risponde sempre con grande  entusiasmo ai programmi proposti.

In entrata la zuppa di fagioli di Controne (presidio slow food) ed è in sala il produttore Michele Ferrante insieme ad Antonino Mennella, produttore di olio extra vergine d’oliva  Madonna dell’Olivo di Serre, utilizzato sui piatti della serata.

In antipasto c’è anche il tortino di scarola ed alici con olive infornate di Ferrandina (presidio Slow Food).

Il primo esalta un’altra tipicità importante della costa sorrentina, la pasta di Gragnano: fusilli di Gragnano con zucca napoletana, vongole e cime di finocchietto di San Costanzo.

Poi cosciotto di agnello di Laticauda su crema di patate e pomodorino del piennolo del Vesuvio (presidio Slow Food).

 

Ancora il tagliere con  caciocavallo podolico della Basilicata (presidio S.F.) stagionatura 8 mesi con confetture di pera pennata  e di fichi e limone. Chiude in dolcezza il tortino caldo all’arancia di Sorrento con gelato alla vaniglia di Mamanara (presidio S. F.).

Il Friuli Isonzo pinot grigio SotLis Rivis 2011 dell’Az. Ronco del Geldo dà il via alla degustazione dei vini, accompagna gli antipasti in menù. E’ questa una delle realtà vitivinicole più espressive della doc Isonzo. Il vino ha un naso delicato con fiori bianchi in evidenza. Il sorso è ricco, ma scorrevole, saporito con toni salini decisi.

In abbinamento ai fusilli con zucca e vongole è stato servito Torama coda di volpe 2011 di Vadiaperti e Raffaele Toise, il produttore, è in sala per cui racconta al pubblico personalmente il suo vino ed il proprio lavoro. Espressione fedele ed eloquente di questo vitigno ritenuto troppo spesso minore in Irpinia, terra dei ben più noti ed esuberanti greco di Tufo e fiano di Avellino. Proprio Raffaele ha creduto con grande determinazione nelle capacità espressive della coda di volpe ed il tempo gli ha dato ragione. Torama è il crù  prodotto in località Vertecchia e Pietradefusi, dichiarate in etichetta. E’ figlio di un progetto ben riuscito, ha naso discreto, fragrante con tocchi minerali, frutta gialla e accenti sottili di finocchietto selvatico. Bocca vibrante, di spinta freschezza.

Sul piatto di agnello di Laticauda si sono degustati tre vini rossi. Brunello di Montalcino 2007 Terre Nere, così detta per il colore scuro del suolo caratterizzato dalla presenza di argille e calcare. Naso sottile tendenzialmente maturo nei sentori fruttati con spezie ben integrate. In bocca si fa apprezzare per la spinta acida con tannini discreti.

Il Barbaresco 2008 di Produttori di Barbaresco ha naso abbastanza complesso di frutta e fiori con tocchi balsamici e speziati. Bocca ricca e scattante, con freschezza vivace che regge bene il corpo del vino.

Taurasi Vigne d’Alto 2007 di Contrade di Taurasi è uno dei due crù dell’azienda alla sua prima uscita. E sa già sedurre senza inganno. E’ Flavio Castaldo a raccontarlo, archeologo e vignaiolo. La vigna custodisce i vecchi starzeti tipici dell’areale taurasino. Il terreno è caratterizzato dalla presenza di ceneri vulcaniche spinte qui dalla furia eruttiva del Vesuvio. Le vecchie piante donano grande capacità espressiva e profondità al vino. Naso ampio ed eloquente, con toni fruttati in evidenza corredati da note minerali e speziate di pepe nero. Il sorso ha grande energia, è profondo ed elegante allo stesso tempo con freschezza vivace e tannini compatti.


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