Da Luciano Cucina Italiana a Roma, la nuova vita di Luciano Monosilio tra cacio e pepe, carbonara e pizze a canotto

Luciano Monosilio

Da Luciano Cucina Italiana
Piazza del Teatro di Pompeo, 18
Telefono: 06 5153 1465
Sempre aperto

Chi si aspettava l’ennesimo, e inutile, ristorantino gourmet da genio inespresso è stato smentito sonoramente. Luciano Monosilio cucina la carbonara  con annessa ricetta la cacio e pepe, il pollo arrosto e propone le pizze a canotto di Elio Santosuosso, cilentano alla scuola di Giancarlo Casa. Il divorzio gastronomico dell’anno non poteva concludersi in maniera più netta e definitiva.

Luciano Monosilio, 33 anni da Albano Laziale si iscrive dunque al partito della semplicità e della tradizione. Il nuovo locale, nei pressi di Corso Vittorio Emanuele, domina la piazzetta dove, soprattutto dopo che i venditori ambulanti hanno lasciato campo libero dalle 15, l’ambiente è confortevole. La filosofia strizza l’occhio al nord nei materiali, nell’acqua di rubinetto servita in bottiglia, nel produrre in proprio quello che si cucina come nel caso della pasta, qui sulle orme di Giovanni Passerini a Parigi.

I clienti entrano incuriositi ed escono contenti. Il motivo è semplice, il segreto commerciale del successo gastronomico in questo momento: piatti della tradizione eseguiti con perizia tecnica, una tecnica che Luciano Monisilio ha “rubato” tra Crippa e Uliassi oltre che da Pierangelini.

Si parte con fritture tipiche, delizioso supplì e pizze a canotto di Elia Santosuosso. Già, il cornicione alto è il segno distintivo ormai di una generazione di pizzaioli, qui parte da un blend di 00 e di 01 al dieci per cento, lunga lievitazione. C’è il forno elettrico, ma come abbiamo avuto più volte modo di verificare, il risultato è piacevole.

La margherita è scioglievole nonostante la presenza di un po’ di integrale grazie ad una idratazione molto spinta e ben gestita. La Nerano invece mostra il vantaggio della collaborazione tra pizzaiolo e cuoco, con l’estrazione di sapore dalle zucchine non compromessa dalla cottura a 480 gradi e soprattutto non seppellita da quintali di fiordilatte come spesso usano quei pizzaioli che non ragionano sugli ingredienti ma orecchiano.

Imperdibile la mitica carnonara di Luciano Monosilio, un “45 giri” di successo di cui il nostro, e con lui anche Pipero, è alla fine rimasto prigioniero un po’ come gli attori di un personaggio. Però alla gente piace, già nei primi giorni di apertura è andata a ruba, perché non farla, perché non accontentare il cliente e preoccuparsi del sopracciglio inarcato del critico?

Luciano Monosilio e la pasta, una storia d’amore come recita la reclame. Le tagliatelle al ragù sono commoventi e valgono da sole il viaggio.

Fuori dal comfort food, o dal food porn se preferite, la mano tecnica galoppa felice e senza nascondersi negli antipasti: anche qui la capacità di mettere sullo stesso livello il vegetale e la carne è ammirevole.

CONCLUSIONE
La formula insomma è quella di Santo Palato, una trattoria vera ma moderna, che si distingue dalla munnezza turistica per la qualità della materia prima e la cordialità del servizio. Insomma quello che è sempre stata la trattoria italiana. Un segnale forte di tendenza destinato secondo noi a crescere perché nelle case ormai non si cucina più ma la gente ha nostalgia per questi piatti che per i giovani sono una scoperta. Venite qui, un buon piatto o anche due, un bicchiere di vino da una semplice e snella carta, anche la birretta. Lasciate 35, massimo 40 euro e ripartite felici.
La scommessa? Replicare questo modello, in Italia ma anche all’estero. Questo è lo stimolo che Luciano Monosilio ha ritrovato: sovranismo gastronomico. E questo sovranismo a noi piace :-)

Da Luciano Cucina Italiana, Roma


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