Se la cucina fa “bene”. L’anima intrinseca di Festa a Vico alla Notte delle stelle al Bikini

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Giustino Catalano

Faremmo torto a Gennaro Esposito se riducessimo la Festa a Vico soltanto ad una kermesse culinaria, se passassero in prima linea solo i piatti e le proposte dei tanti Chef intervenuti.

E’ indubbio che la cucina sia anche quello ma va ricordato che lo spirito dell’intera manifestazione non è lo show fine a se stesso ma, piuttosto, la raccolta di fondi per l’Ospedale Santobono di Napoli, efficiente nosocomio destinato alla cura dei pazienti più piccoli.

Solo leggendo in tale chiave l’evento è possibile capire perché uno Chef come lui, che potrebbe starsene tranquillamente in cucina a creare piatti e deliziare palati, si imbarchi in un’impresa di tale portata. Solo guardando tanti altri chef lavorare in condizioni davvero estreme con il sorriso sulle labbra è intuibile questo spirito di fondo. Solo in tale ottica è possibile comprendere perché tante persone giungano da ogni dove e paghino per assieparsi dinanzi ai tanti banchetti e degustare un piatto.

E’ lo spirito intrinseco della Festa che fa tutto ciò.

Ho visto una folla indescrivibile di Chef, camerieri, addetti al servizio, ospiti muoversi sui terrazzamenti del Bikini, mentre un Riccardo Scarselli coordinava le proprie forze lavorative in maniera instancabile e attentissima.

Non credo vi siano state meno di 800-1000 persone.

E i piatti? Di ogni sorta e genere. Da quelli di chiara matrice stellata a quelli della più antica e saporosa tradizione contadina.

Tanta tenerezza per la nonna di Francesco Nacci (Botrus Divinoristorante di Ceglie Messapica) che ha prodotto in poche ore 35 kg. di orecchiette pugliesi servite con pomodorini, basilico e cacioricotta. Poi Francesco, per pochi ristretti amici ha servito anche il mitico biscotto di Ceglie Messapica (Presidio Slow Food) fatto di tenerissima pasta di mandorle locali con all’interno confettura di ciliegie.

Emozione antica per i giovani fratelli Tinari (uno show ascoltarli rintuzzarsi simpaticamente) del Ristorante Albergo Villa Maiella di Guardiagrele (CH) con le loro polpette cacio e ovo al sugo, piatto abruzzese antico come i Bruzi che abitavano questo bel lembo di terra.

Grande lo stellato Errico Recanati di Loreto (AN) con il suo astuccio “Facciamo un’oliva all’ascolana”, intelligente scomposizione del tradizionale street food marchigiano con una tartare di carne da “infarinare abbondantemente in una bustina di farina di oliva e mangiare su un crostino di pane fritto.

Davvero gustoso e semplice il Foglia di grano, tonno ed erbe di Roy Caceres composto da 25 erbe spontanee (aneto, finocchietto selvatico, levistico, elicriso, ecc) con tonno rosso da racchiudere in una foglia di bieta sbollentata e rivestita di grano con una perla di gelatina di limoni. Un sushi maki tutto nostro.

Belle le “mozzy bag” di Raffaelle Barlotti farcite da Ilario Vinciguerra. Piccole mozzarelline da finger lavorate a mano con una cavità da farcire a fantasie dello chef.

Unico nel suo genere il piatto di Vitantonio Lombardo “Omaggio all’amico Frank Rizzuti: antipasto tra terra e cielo”. Una sabbia di cacao con maionese di peperone di Senise e su un mini hamburger di podolica sovrastato da una spuma di caciocavallo podolico. Forse il piatto simbolo dello spirito della serata dedicato all’unico incolpevole grande assente.

Sono andato via alle 2.30 di notte acquistando una delle tante polo che si vendevano per impinguare la raccolta fondi per il Santobono. La mia sul petto reca la scritta “Dessert storm”. Pertinente alla tempesta che anche stavolta ha messo in campo Gennarino con Festa a Vico. Una dolce tempesta.

 



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