Minervino di Lecce, Osteria Origano. Nelle Cantine Menhir c’è Vito Gaballo

Osteria Origano Vito Gaballo con Gaetano Marangelli

Osteria Origano Minervino di Lecce
Via Scarciglia 18
Tel. 0836.818199
http://www.cantinemenhir.com/
Aperto sempre.
Chiuso lunedì; domenica sera; d’estate mai
Sui 35 euro

di Tommaso Esposito

Siamo nel centro del paese, dentro le cantine Menhir fondate da Gaetano Marangelli.
Un palazzotto antico con un giardino che diventa d’estate bellissimo dehors.

C’è la bottega dei prodotti d’eccellenza salentini e l’enoteca aziendale.
E poi c’è l’Osteria affidata a Vito Gaballo, ventisette anni, studi ad Alma con Marchesi e pratica con Mattias Peri al Mattias di Livigno, con Andrea Berton al Trussardi alla Scala di Milano, con Niko Romito al Reale di Castel di Sangro.

In sala un servizio giovane e familiare governato da Cosimo.

I vini sono i salentini, non pochi, di casa Menhir.
Diciamo subito che troverete una cucina di territorio rinnovata e alleggerita.
Buone materie prime scelte in corta filiera, pescato fresco dell’Adriatico e dello Ionio.
Il cuoco ha tecnica, rispetta la natura e l’essenza dei prodotti, li mette in risalto nei piatti con abbinamenti coerenti e non invadenti. Ha mano felice nelle cotture e nei condimenti. Il risultato è quello di una cucina giovane, fresca, leggera eppure golosa e di sostanza.
Vediamo.

Così per cominciare, da spezza-fame al posto del pane, una frisa con primo sale e pomodorini di Torre Guaceto. Buona.

Polpo con crema di patate e cipolla in agrodolce. Non c’è dolce in eccesso nonostante la patata e la cipolla, anzi il boccone è saporito e fresco. Buon inizio.

Tartare di tonno con stracciatella e zucchine.
Una bella composizione equilibrata, bilanciata. Di gusto. Qui oltre alla freschezza umorosa del pesce ci sono il latticino e i pomodori versione semi-secco di Torre Guaceto che se la giocano tutta, davvero.

Non è un risotto il primo, ma Fregola con crema di piselli e calamari.

Un bell’effetto alla vista e soprattutto al palato con questo gioco di cremosità e di consistenza donata dalla pasta.
Tubettini allo scorfano.

Un piatto semplicissimo, che stupisce proprio per la sua essenza.
Per essere, cioè, una minestra voluta leggermente brodosa  per gustare al meglio il sugo del pesce e apprezzare la magnificenza di una trafila di pasta considerata di solito secondaria, ma che, invece, la cucina popolare del Sud ha giustamente esaltato nelle sue migliori ricette. Grande piatto.

Bocconcini di dentice al pistacchio con crema di yogurt e capocollo di Martina Franca.
Sentite questo è un boccone, appunto, di una golosità pazzesca.

Non perdetevelo.

La Bavarese con mandorle tostate vin cotto e menta ha il profumo di vaniglia. E’ dolce non dolce perfetto con cui amo chiudere il pasto.
Ma c’è la copeta in agguato che mi prende.

E non resisto.
Bravo Vito.


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