Napoli, Terrazza Calabritto. Il mare? Sta lì di fronte

Piazza Vittoria 1
Tel. 081.2405188
www.terrazzacalabritto.it
Aperto sempre
Chiuso lunedì a pranzo, domenica a cena
Sui 70 euro

di Tommaso Esposito

Anche quando il cielo è un po' milanese, Napoli è sempre bella in questo scorcio visto da quassù.

Calabritto, una terrazza cool, che si è rinnovata diventando formalmente più trendy.
Come voleva il patron e come chiedeva la clientela.
Il posto giusto, vien da pensare, per il primo pranzo dell'anno nel capoluogo.
Augurale, scaramantico insomma.
Un pranzo foriero delle novità che desideri.
E allora ci si siede.
Si mira l'orizzonte dove Capri con il sole riluccica splendente e con il nuvolo si nasconde.
Si chiede la carta. Non c'è.
È superfluo mostrarla – il cameriere cortese precisa- Son pronto a declamarlo il menu.
Senza prezzi, ovviamente
Faccia, suvvia!
Più o meno cinque antipasti caldi di pesce, altrettanti crudi e freddi.
Poi altrettanti primi e secondi.
Non leggere ci rende un po' frastornati. Vogliamo conoscere la cucina, ci affidiamo al cuoco.
Giunge il patron, si suppone: Bene sarà un piacere!

Intanto l'acqua e i pani.
E poi gli antipasti:

Polpo con brunoise di verdure tiepide .
Che poi sono patate, carote, zucchine a pezzettoni. Tipo orogel.
Di nessuna valenza olfattiva e gustativa.

Gamberi appena scottati su rucola. E carciofi tanto lasciati in agro di limone da divenire insostenibili per le papille.

Risotto con scampo, gamberi e mandarino.
Uno ‘nquacchio concepito semplicemente come tale, non di più. Con l'aggravante di un riso parboiled, perciò gommoso da manuale.
Raviolo farcito di patate e stoccafisso in ragù bianco di baccalà. (no photo, ops!)
Come è fatta la sfoglia? Si chiede, ritenendola salvabile dal resto: una farcia gelida, ad esempio, spacciata per gioco di contrasti.
Con semola.
Senza uova?
Con uova, con uova. E lei come farebbe una sfoglia di pasta di semola a mano senza uova? Impossibile glielo dico io che me ne intendo.
Che pensare se non: Désarmant charmant!

Baccalà selvatico grigliato in crosta di pane adagiato su spinaci con aria di limone e pepe rosa.
Di una ingombrante inutilità la foglia, maltrattata per giunta, dello spinacio.
Non si va oltre.
Il conto?
Non ve lo dico.
È all'altezza del pranzo.


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