Pranzi d’autore. Bottura, Arbasino e i tortellini dalla parte del cuore

di Fabrizio Scarpato

Un mattino, interno bar: al caffè mi incuriosisce un’ intervista ad Alberto Arbasino.
Tanti anni fa la casalinga di Voghera concentrava in sé tutto ciò che di arretrato e di piccoloborghese c’ era in Italia. Da qualche tempo s’ è aggiornata.
Vive di provocazioni e di trasgressioni. E’ impietosa. Irriverente. Dissacrante. Ma rimane più piccoloborghese che mai, rappresentando la mutazioni del gregge cui appartiene.
Sembra di vederla: urlante, fintamente indignata, fare esercizio di buonsenso a Uomini e Donne, sicura nei suoi disinvolti e inebetiti punti esclamativi. Potrebbe partecipare a un raduno di no global? 0, che so io, di no-tav, di sì-tav?Come no? Sarebbe in prima fila. Con accessori griffati. Conformisti dell’anticonformismo.

Mattino, Osteria Francescana: Massimo Bottura rivendica la libertà di pensare, la necessità di avere dei dubbi, di porsi delle domande: solo dai punti interrogativi nasce la voglia di conoscere, solo conoscendo si possono coltivare sogni e passioni. Solo attraverso la realizzazione delle idee possiamo costruire la nostra identità, dentro il lavoro, con lo studio e fuori dal gregge, fuori dalle omologazioni volute da altri. Anticonformista.

Pomeriggio, il tavolo sotto il planisfero: prima la musica ti coinvolge, batti il piede, non esiti a tamburellare con le dita su uno strumento ideale. Il jazz ti prende, ti incide, non scivola, ti obbliga a respirare col battito: è una tastiera di bianchi e neri. Lo scoglio, pane burro e alici, riso grigio e nero, finta trota e finto aceto balsamico: espressione algebrica. Poi lo strumento lo prendi tu e suoni davvero, ne sei capace, come d’incanto: è Omaggio a Monk.

Pomeriggio, amarcord: il ritmo rallenta e chiudi gli occhi. Mare, campagna, bici e tovaglie a quadretti. Il caldo, il freddo, il sole e la neve. I gialli e l’oro. Vedi la signora Lidia che tira la sfoglia, il casaro di Zocca, Spigaroli alla Corte, l’ uomo dell’acetaia, il verduraio sull’aia del casale: tortellini e crema di parmigiano di collina, tagliatelle al ragù e panini in cerca di mortadella, maialino cicciuto, culatello vissuto quarantadue mesi e patate che, in attesa di diventar tartufo, esplodono, nel cuore, di crema dolce e calda.
Facce e storie, passaggi di tempo. Rifugi dell’anima.

Mille anni al mondo mille ancora
che bell’inganno sei anima mia
e che bello il mio tempo che bella compagnia
sono giorni di finestre adornate
canti di stagione
anime salve in terra e in mare
sono state giornate furibonde
senza atti d’amore
senza calma di vento
solo passaggi e passaggi
passaggi di tempo

Sera : Massimo saluta, ci sono state davvero giornate furibonde, senza atti d’amore.

Ripensando: sembra che uno studio inglese sia giunto alla fondamentale conclusione che i cinquantenni cresciuti sulle barricate, col sopraggiungere della mezza età, restino ancorati col cuore ai vecchi cari ideali di sinistra, ma col cervello e nella sostanza maturino idee conservatrici. Sarà ma a me continuano a piacere quelli che non si fermano, quelli che continuano a cercare: li collocherei comunque dalla parte del cuore. E quei tortellini sono viaggio e movimento, sogno e ragione.

Torna Arbasino: la “vita bassa” è un fenomeno che si può osservare sia nelle trippe fuori dei pantaloni che nella società attuale.

Mi sistemo, camicia e memoria in ordine, cravatta e curiosità al punto giusto. Quasi rivoluzionario.


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