Quando criticate un ristorante procuratevi prima un buon avvocato, altrimenti il conto diventa più salato

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista

di Leo Ciomei

Si fa un gran parlare del potere mediatico della critica gastronomica dilettante sul web che spesso va ad influire sul destino “commerciale” dei ristoranti.  Siti web di portata mondiale come Tripadvisor o come Il Mangione per il nostro paese veicolano migliaia di avventori verso determinati ristoranti e questo in base ai “giudizi” degli stessi clienti che hanno mangiato precedentemente lì.  Come quelli citati di siti web ce ne sono decine, fra cui molti blog e forum a noi cari (ricordo l’ormai bollito forum del Gambero Rosso), che dettano consigli più o meno professionali su ristoranti e trattorie e che spesso fanno la fortuna di qualche misconosciuto (e meritevole) ristoratore.

Finché si scrive meraviglie di un determinato locale va tutto bene ma quando la recensione diventa negativa e accusatoria che succede?  Beh, possono accadere diverse cose. La prima e la più elegante narra di chef e titolari che rispondono educatamente alle accuse, si confrontano con il cliente e magari ne nasce l’opportunità per una ulteriore visita riparatoria.  “Tutto molto bello”, direbbe Pizzul, ma purtroppo nei medi locali ciò non succede quasi mai…  Il metodo più diffuso di risposta è invece quello dell’esatto contrario, cioè se l’estensore della recensione ha dubitato della freschezza del pesce subito qualche intimo amico del ristoratore scriverà che quel locale è famoso per avere il pescato più buono e fresco d’Italia ad un costo irrisorio!  frasi che serviranno a instillare l’ombra del dubbio nel lettore su chi ha ragione e merita più attenzione.
Il bello viene però quando il ristorante la prende male e minaccia il cliente di denuncia per diffamazione, ecc.. ecc..  penserete che ognuno ha il diritto di giudicare e scrivere quello che vuole se suffragato da prove e testimonianze: non ne sarei così sicuro… di solito per non avere rogne il cliente soprassiede.   E proprio di quest’ultimo caso voglio raccontare una storia di questi giorni letta sul web, un classico (e veloce) dietro-front di cui naturalmente cambierò nomi e località anche se è visibile per tutti con una breve ricerca su Google.

Ridente e turistico paesino collinare in un’amena regione centrale, ristorante frequentato prevalentemente da stranieri con piatti tipici semplici e a prezzi abbordabili, bel panorama e servizio ruspante.

Giovane coppia che, dopo varie vicissitudini, si ritrova sul conto una tagliata (che poi tagliata non è ma piuttosto una “fiorentina”) ad un prezzo non proprio adeguato rispetto a quello che è arrivato nel piatto.  Sorvolo sull’aspetto prettamente materiale del problema che, pur interessante, al momento non ci interessa. Quello che conta è invece la reazione del cliente che, nella foga della presunta sòla, invia dettagliato resoconto con fotografia e scontrino a molti blog e forum di gastronomia ed anche a quotidiani locali che, puntualmente, pubblicano in bella vista.

Ma, sorpresa sorpresa, dopo qualche giorno compare su un noto gruppo di discussione online un’integrazione alla contestazione, integrazione che pare molto più un’ampia rettifica a quanto scritto precedentemente.  Non bastasse questo, sul quotidiano di zona compare prontamente una simil-smentita con risposta dei titolari del locale e immediata offerta di cena riparatoria da parte del sindaco del paese: aumm aumm, volemose bene, simmo ‘e Napule paisà (che non c’entra niente ma rende bene l’idea, grande Peppino Fiorelli), ecc.. ecc..   Cosa è successo?  lettera di diffida del ristoratore?  avvocati? minacce?  non è dato di sapere cosa ha prodotto l’ardita giravolta; che il cliente abbia fatto un corso intensivo di voltagabbanismo dal citatissimo Scilipoti?  certo è che da questa storiella non ne esce bene nessuno, né il cliente double-face né il ristoratore furbetto.

Chiedo a voi lettori, come vi comportate quando vi sentite presi per i fondelli al ristorante?


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