Ristorante Vizi di Mare, Aversa (CE)
via Antonio Gramsci
Telefono: 081 612 1840
Aperto a cena; venerdì, sabato e domenica anche a pranzo

Ad Aversa, Vizi di Mare inaugura una nuova stagione con una cucina che valorizza tutto il pescato, tra quinto quarto e frollature ispirate alla scuola nordica, dove fermentazione e dry aging diventano strumenti di conoscenza. Il patron Luca Lipoma e lo chef Antonio Rossi portano in tavola un mare sostenibile e totale, in un dialogo continuo tra tecnica, memoria e curiosità.
Ci eravamo stati tempo fa, quando l’identità del locale era ancora in fase di definizione. Già allora si percepiva la qualità della materia prima e una cucina in cerca di una propria voce. Oggi, invece, tutto appare più compiuto: i piatti hanno trovato personalità, la visione è chiara, la proposta coerente. Anche la cantina sotterranea ricavata nel tufo oggi é perfettamente organizzata e ospita oltre 400 etichette in continua rotazione, con un focus sull’Asprinio d’Aversa e una selezione pensata per viaggiare tra territori, vitigni e biodiversità.
Vizi di Mare si mostra pienamente consapevole del proprio percorso. La prova è “Mare d’Autunno”, un itinerario gastronomico che rispetta i tempi del mare e racconta il pescato con occhi nuovi, senza sprechi. Quando arriva il fermo pesca, il ristorante sceglie di fermarsi con il mare. Da questa attesa nasce il progetto del “quinto quarto di mare”, dove tagli poveri, pesci dimenticati e scarti nobili trovano nuova vita, mentre la frollatura aggiunge profondità e intensità, rilassando le fibre, concentrando i sapori ed evidenziando la nota umami. Teste, guance, pance, fegati e lische sono protagonisti di una cucina circolare: «Anche le parti meno nobili meritano attenzione: è lì che nasce la sorpresa» spiega Luca Lipoma. La brace diventa lo strumento simbolo di questa nuova fase.
La degustazione “Mare d’Autunno”
In carta la trippa di pesce alla romana con cinque bolliture per lo stomaco dell’orata, la triglia in carrozza con mozzarella di bufala aversana e ristretto di frattaglie. Poi il collare di ricciola glassato, tre muscolature per tre sapori distinti da mangiare con le mani, la zuppa di pesce di fondale con gallinella, scorfano e triglia, completata da mazzancolla cruda e cotta ed erba cipollina, il soffritto di mare. Da assaggiare l’ostrica pastorizzata e cotta alla brace con tartufo uncinato del Beneventano.
Non mi sono lasciata scappare gli spaghetti ai ricci di mare e l’interpretazione della Polacca aversana.
La sala giovane, accogliente e precisa é guidata da Antimo Iavarone, che ha dato un volto nuovo al servizio.
Oggi Vizi di Mare è più consapevole e più maturo, e l’idea di sedersi al ristorante e trovare un racconto di una cucina di mare responsabile, senza sprechi e che si rigenera, fa enormemente piacere, specie se non si dimentica il gusto e la tecnica.
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