Roma, Hostaria Cannavota dal 1962 e le linguine alla Reviglio

di Virginia Di Falco

Non so quanti di voi ricordano che fu il socialista Franco Reviglio, ministro delle Finanze dal 1979 al 1981, ad introdurre per primo lo scontrino fiscale nel nostro Paese. Per l’occasione, con una sorta – forse – di rito propiziatorio, il ristorante Cannavota gli dedicò un piatto, chiamandolo, per l’appunto, “linguine alla Reviglio”: pasta condita con una salsa di pomodoro ai crostacei, molto densa e cremosa.

Dopo trent’anni, quelle linguine sono ancora in carta, con accanto la firma autografa di Reviglio che, si racconta, allora apprezzò molto la dedica. E il piatto, naturalmente.
Di anni, in realtà, Cannavota ne ha compiuti 50 e il menu è lo stesso da mezzo secolo con una scelta praticamente sconfinata: accanto ai classici romaneschi, come la stracciatella, l’amatriciana, l’abbacchio, tutto il quinto quarto, e così via, si trovano chicche come le summenzionate linguine o altri piatti dalla chiara impronta anni Settanta e Ottanta, quando cioè la panna diventò prepotentemente l’ingrediente più innovativo, e poi decisamente invasivo, della nostra cucina.

Sul loro sito web, si racconta di una semplice osteria nata nel 1962 grazie alla passione del proprietario, Sante (alto e snello come una canna vuota: da qui il nome) e al lavoro della moglie Ada, e che ben presto, grazie anche al posto strategico – piazza San Giovanni in Laterano – divenne  il luogo dove si riunivano attori famosi ma anche artisti squattrinati. E Cannavota, appassionato d’arte e bella gente, offriva volentieri un piatto di bucatini in cambio di un quadro o di uno schizzo.

Ed ecco dunque spiegato l’affollamento di opere di ogni genere e fattezza alle pareti, accanto alle numerosissime foto di attori celebri e politici della Prima Repubblica.

L’arredamento è rimasto lo stesso, l’atmosfera anche. E così, da un lato il servizio vecchia maniera dall’altro la prevalenza nella clientela – almeno da quanto abbiamo potuto notare – di un turismo prevalentemente religioso, danno la sensazione di un pasto davvero fuori dal tempo.

Chi ha voglia di provare una cucina che a suo modo ha fatto storia nella gastronomia di questo Paese, e che ha sicuramente il pregio della coerenza e della continuità, non ha che l’imbarazzo della scelta. Cotture prolungate ed elaborate, tanto per i piatti di carne quanto per il pesce, l’abbondanza di salse e sughi ricchi, le porzioni generose, sono le linee guida ereditate dal boom degli anni Sessanta e che qui non hanno mai ceduto ai dettami della nouvelle cuisine nè, tantomeno, alle innovazioni dei decenni successivi.

Noi abbiamo provato, oltre naturalmente alle famose linguine alla Reviglio, i bucatini alla Cannavota: entrambi primi di pesce dove è la densa salsa di pomodoro ad essere preponderante; tra i secondi, accanto ai saltinbocca alla romana,  non abbiamo saputo resistere al fascino evocato dalla «valigetta di pollo»: un involtino di petto di pollo con dentro prosciutto e formaggio cosparso di champignon. Per chiudere, un discreto tiramisu’ e un conto che si attesta sui 30 euro.

Insomma, un posto consigliato a chi ha nostalgia della vera cucina vintage. Cannavota è così: come è sempre stato. Prendere o lasciare.

Hostaria Cannavota
Piazza di San Giovanni in Laterano, 20
Tel. 06.7720 5007
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso: il mercoledi
http://www.cannavota.it


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