Eataly, Città del Gusto, Eccellenze Campane: tre modelli diversi per il made in Italy

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista

Ecco il pezzo che ho pubblicato stamane sul Mattino a proposito di Eccellenze Campane
Credo che sia una riflessione che vale per ogni regione.

Il sogno di qualsiasi gastronomo degno di questo nome diventa realtà giovedì sera alle 20: avere in un solo spazio i migliori piccoli artigiani del gusto, dalla pizza alla mozzarella, dalla pasta alla pasticceria, dalla cioccolata al vino e alla birra. Poterli incontrare sempre, dalle 7 sino alle 24, tutti i giorni.

Parte così, non ce l'hanno fatta ad aprire prima di Natale come programmato, Eccellenze Campane alle porte di via Brin, circa duemila metri quadri dove si potrà mangiare, comprare, studiare, semplicemente prendere un caffè.

Roba di grande qualità, materie prime insuperabili, cibi e piatti che hanno reso famosa la Campania del mondo e che fanno del food uno dei settori trainanti della economia regionale e italiana.

Il primo a pensarlo è stato l'imprenditore napoletano Paolo Scudieri: con Pasquale Buonocore si è passati alla realtà grazie all'esperienza di lungo corso di uno dei personaggi chiave del food italiano. Qualcuno fa paragoni con Eataly, e in effetti il direttore di questo progetto, Buonocore, è stato socio di Oscar Farinetti, ma le differenze con questa forma di gigantismo del piccolo è profonda.

E anche con un altro format, già sperimentato a Napoli, la Città del Gusto. Con quest'ultima la differenza è evidente: a Bagnoli la Regione Campania ha speso moltissimi soldi entrando attraverso Città della Scienza in partnership con un soggetto privato, il Gambero Rosso.

L'idea dell'allora giunta Bassolino era di legare il nome della Campania a un network consolidato nel settore imboccando la scorciatoia, tipica dello scorso decennio, di affidarsi allo specialismo a prescindere da un ragionamento sui prodotti e l'agricoltura, puntando sul ricasco mediatico positivo a pioggia.
In verità un bilancio non è mai stato fatto, né della enorme spesa sostenuta e neanche dei vantaggi perché chi è venuto dopo non ha ritenuto di chiedere conto. Quel che è certo è che nella casa del Gambero sostenuta dai soldi della Regione Campania hanno avuto molto più spazio il prosciutto San Daniele dei piccoli artigiani regionali irpini e sanniti, giusto per fare un esempio.

Il modello Farinetti punta invece ad una selezione di produttori di qualità, il meglio del made in Italy. Ma siccome si vendono spazi alla fine o c'è chi già può permetterselo oppure si viene comprati determinando una trasformazione del soggetto imprenditore che da commerciale diventa anche produttore: di acqua, vino, birra, pasta, farina.
Questa evoluzione è stata al centro anche di feroci critiche, ma il modello per ora funziona e ha contribuito sicuramente alla diffusione del vero food italiano all'estero. A dicembre le ultime aperture a Dubay e a Istanbul.

Eccellenze Campane invece parte da un modello nuovo e inedito. La prima differenza è di carattere territoriale, cosa che poche regioni possono permettersi visto che la cucina italiana è di fatto quasi del tutto identificata con i propilei della tradizione e dell'artigianato alimentare napoletano. Il più antico e ricco in Europa dopo la Francia.

La seconda differenza è la compartecipazione diretta dei piccoli artigiani nell'impresa, con una presenza fisica costante e non occasionale e neanche periodica, ma reale.

Questo contribuirà, almeno nei progetti, a dare a questo grande e bel contenitore qualcosa che manca a Eataly e che invece è profondamente italiana: l'anima, l'emozione. Mozzarella, birra, pasta e tanto altro prodotto sul posto davanti ai clienti e, si spera, soprattutto davanti ai bambini per recuperare la memoria dei gesti cancellata da prodotti imbustati e asettici venduti sugli scaffali dei supermercati.

E naturalmente la pizza, i dolci, i fritti, oppure un pasto cucinato dalla trattoria La Torre di Massa Lubrense dalla famiglia Mazzola. Il format verrà sperimentato e affinato a Napoli, ma è pronto per essere esportato. Sempre e solo con prodotti campani. «Sono talmente forti, famosi e buoni, che vengono continuamente attaccati sui media – dice Paolo Scudieri – da chi evidentemente vuole impossessarsene. Bene, con la nostra iniziativa contribuiamo a respingere queste speculazioni».

Bontà di prodotti, orgoglio ritrovato. Mai perso, forse sussurrato troppo a bassa voce sinora.


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