Il mondo del vino al femminile: le figure italiane coinvolte nel settore 10| Sara Cintelli

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Sara Cintelli

di Chiara Giorleo

I numeri parlano chiaro: le donne rappresentano la maggioranza degli addetti e dei manager nell’ambito marketing e comunicazione (80%), commerciale (51%) e turismo (76%).
Quali sono le figure femminili impegnate nei diversi rami del settore vitivinicolo?
Dopo il successo della serie di interviste alle critiche di vino e parallelamente a quella dedicata alle donne produttrici, scopriamo impostazione, visione e prospettive con le dirette interessate.

Oggi lo chiediamo a Sara Cintelli

Fiorentina DOCG, dopo un lungo percorso come organizzatrice di eventi per le aziende, decide di seguire la  passione per le pubbliche relazioni e per il vino. Lavora per alcuni anni come PR & Marketing manager nel campo dell’enoturismo e della ristorazione in Italia, entrando in contatto con i migliori professionisti del settore. Certificata WSET Level 3 in Winese Sommelier, oggi si occupa di degustazioni e recensioni di vini ed enogastronomia, scrivendo per testate di settore. Nel 2021 fonda The Wine Linker per affiancare aziende e professionisti nella creazione di «connessioni di valore», sviluppando la loro visibilità a 360 gradi.

 

Quando e come ti sei avvicinata al settore vino?

È stato nel lontano 2005, quando andai a Vinitaly per la prima volta, invitata da un amico appassionato di vino. Prima non bevevo quasi nulla, solo qualche spumante di basso profilo a Natale!

In quell’occasione rimasi estremamente affascinata e si innescò in me la scintilla della curiosità per quel mondo in bottiglia.

 

Come hai impostato il tuo percorso formativo ed esperienziale?

Dopo anni di assaggi “inconsapevoli” ma pieni di domande a cui volevo dare delle risposte, nel 2013 mi iscrissi a un corso di avvicinamento al vino, a cui sono seguite tante degustazioni, visite da produttori, eventi, fiere ecc. fino al percorso AIS (Associazione Italiana Sommelier). E, siccome l’appetito vien mangiando (o, bevendo, in questo caso!), non mi bastava mai informarmi sul vino, leggere, ascoltare gli esperti, ho iniziato anche a scrivere piccole cose qua e là sul web. Prima qualche recensione sui vini, poi la collaborazione con alcune testate online e cartacee. Nel 2022 poi, volendo specializzarmi nella degustazione tecnica e in una più approfondita conoscenza dei territori vinicoli del mondo con un approccio internazionale, ho ottenuto la certificazione WSET Level 3 in Wine.

 

Qual è il tuo modello di ispirazione in termini umani, geografici, attitudinali?

Guarda, io cerco sempre di mettermi in discussione e di imparare dai “grandi” del vino, siano essi produttori, narratori/giornalisti, esperti in materia in senso lato. Ho i miei vignaioli di riferimento per filosofia, umanità e approccio al vino e alle relazioni umane, sparsi sul territorio nazionale e oltre confine. Così come giornalisti e scrittori. In generale mi piace la coerenza di chi parla/scrive, la non “mercificazione” del prodotto vino relegato al suo solo valore commerciale (seppur doveroso, naturalmente!): insomma, non chi parla di un vino perché è pagato per farlo anche se non lo apprezza sinceramente.

 

Il ruolo della donna è adeguatamente riconosciuto nel nostro settore a tuo parere?

Diciamo che ci stiamo lavorando, ma siamo ancora ‘mooolto’ lontani da una equa riconoscenza del valore del lavoro di una donna nel mondo nel vino, ma questo vale poi per quasi tutte le professioni (ahimé!). Lo dicono le statistiche che le donne continuano ad essere inferiori come numero in termini di ruoli/responsabilità professionali, e relativi stipendi, rispetto ai signori maschi, nel vino come in altre realtà lavorative. Il pregiudizio o, meglio, la mentalità radicata generata millenni fa attraverso le diverse società che ci hanno preceduto, hanno lavorato bene per non scardinare questo luogo comune che la donna sia sempre un passo indietro all’uomo, per natura. Nel nostro settore ci sono tante brave professioniste che rappresentano il fiore all’occhiello della preparazione, serietà e conoscenza della materia, ma non sono ancora abbastanza come numero e, soprattutto, come potere sociale di affermazione e prova inconfutabile della parità di genere in un ambiente da sempre molto maschile.

 

Quali sono i punti di forza e di debolezza del sistema Italia nella tua professione?

Sicuramente un valore aggiunto è la grandissima qualità dei prodotti di cui raccontiamo la storia e i progetti, questo facilita il compito perché comunicare un bene che ha un valore percepito oggettivo alto è già di per sé un punto di forza. Inoltre, il patrimonio ampelografico italiano è un tesoro inestimabile che all’estero non esiste. Ci sono molti professionisti seri che lavorano bene e questo fa, a sua volta, bene alla filiera produttiva. D’altro canto, la quantità di aziende e vini che cercano spazio e visibilità è davvero elevata e non è facile trovare nuovi spunti per dare loro seguito e risultati. In aggiunta, troppe aziende non sono organizzate internamente (o abili nel delegare all’esterno) per dedicarsi alla comunicazione ed è ancora molto radicata l’idea che questa attività sia solo un puro costo fine a se stesso e non un investimento che può dare ottimi frutti, se gestita bene e con i tempi e gli strumenti adeguati (il ROI non è immediato come vendere una bottiglia in cantina, per capirci!).

Oltretutto, spesso c’è rivalità anche all’interno di una stessa denominazione: piuttosto che remare tutti dalla stessa parte, si pensa solo al proprio orticello, ignorando come stia il vicino di casa o, peggio, augurandogli il default…se un prodotto funziona perché un gruppo di produttori è coeso, traina dietro di sé il benessere di tutti, territorio compreso.

 

Come pensi la tua professione evolverà nei prossimi 20 anni? Avrà un ruolo l’AI?

Probabilmente sì, sarà affiancata dall’A.I. perché credo che sarà inevitabile, come tutte le grandi innovazioni digitali che piano piano sono entrate a far parte del nostro quotidiano. Con questo penso però che MAI e poi MAI una macchina potrà e dovrà sostituirsi all’essere umano (o comunque dovremmo impegnarci affinché questo non avvenga), altrimenti ci meritiamo davvero l’estinzione!
L’AI è per me, confesso, un mondo ignoto e controverso. Da un lato mi incuriosisce, dall’altro mi spaventa molto, come tante cose che non conosco e capisco poco. Ma mi ci avvicinerò senz’altro, bisogna stare al passo coi tempi, sempre!

 

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