Il mondo del vino al femminile: le figure italiane coinvolte nel settore 6 | Selena Castelnuovo


Selena Castelnuovo

Selena Castelnuovo

di Chiara Giorleo

I numeri parlano chiaro: le donne rappresentano la maggioranza degli addetti e dei manager nell’ambito marketing e comunicazione (80%), commerciale (51%) e turismo (76%).

Quali sono le figure femminili impegnate nei diversi rami del settore vitivinicolo?
Dopo il successo della serie di interviste alle critiche di vino e parallelamente a quella dedicata alle donne produttrici, scopriamo impostazione, visione e prospettive con le dirette interessate.

Oggi lo chiediamo a Selena Castelnuovo

Nata e cresciuta in Langa, ha dedicato tutta la sua carriera all’ospitalità enogastronomica. Dopo brevi esperienze al di là dell’oceano, sente che la sua terra di origine è il posto ideale dove approfondire e radicare la sua passione. Approdata dal 2015 in casa Ceretto Ceretto Aziende Vitivinicole, dal 2021 con il suo team è alla guida dell’ospitalità.

 

Quando e come ti sei avvicinata al settore vino?

Sono nata e cresciuta in un piccolo paesino alle porte della zona del Barolo. Pertanto, il vino è sempre stato parte della mia quotidianità fin da bambina. Già da adolescente avrei voluto iniziare gli studi alberghieri; tuttavia sono stata scoraggiata dalla mia famiglia ad intraprendere questa scelta. Probabilmente per una questione puramente istintiva, percepivo che quella sarebbe stata comunque la mia strada e, di conseguenza, nel 2009 approdo in un’iconica osteria di La Morra, considerata da tutti come un assoluto punto di riferimento in Langa quando si parla di vino.

Nel corso di questo percorso, non solo ho avuto modo di condividere grandi vini ma anche la fortuna di incontrare persone che mi hanno aperto nuovi orizzonti, offrendomi una chiave di lettura diversa sul vino: emozionale e passionale prima di tutto, e solo in un secondo momento tecnica. Successivamente, nel 2015 approdo in Ceretto, dove inizio a comprendere in modo sempre maggiore quanto il mondo del vino possa essere affascinante, in quanto mai statico bensì sempre in continua evoluzione.

 

Come hai impostato il tuo percorso formativo ed esperienziale?

Prima di tutto, amo l’esperienza diretta. Oltre allo studio sui libri, valuto come fondamentale visitare le regioni vitivinicole. Sentire le parole e le storie dei produttori, respirare la stessa aria, calpestar le vigne, interfacciarsi con tutte le figure che ruotano intorno a questo meraviglioso mondo, credo che lasci un’impronta su di noi superiore rispetto al mero studio teorico.

 

Qual è il tuo modello di ispirazione in termini umani, geografici, attitudinali?

Faccio pochi nomi anche se la lista sarebbe lunga: in primis Fabrizio Borgogno (meglio conosciuto da tutti come Ito), titolare dell’osteria di La Morra con cui ho mosso i primi passi nel mondo del vino. Senza alcun dubbio, è stato lui non solo a trasmettermi la passione nei confronti del vino, ma anche il valore dell’accoglienza e dell’ospitalità.

Da un punto di vista attitudinale, il mio collega Mauro Mattei, con cui ho la fortuna di confrontarmi quotidianamente, rappresenta senz’altro un punto di riferimento in quanto straordinario oratore, divulgatore e sommelier.

In termini umani, non posso invece non citare la famiglia Ceretto, con cui ormai collaboro da parecchi anni. A colpire, non è tanto il lato imprenditoriale (i molteplici e lungimiranti progetti portati avanti nel corso degli anni parlano per loro) ma soprattutto la capacità di relazionarsi con i propri collaboratori.

Infine, geograficamente parlando, resto senza dubbi in Langa; la terra della malora, dello scandalo del metanolo (per altro scoppiato nel mio anno di nascita). Tuttavia, una terra che da grandi difficoltà è riuscita a creare delle grandi fortune!

 

Credi che l’approccio alla tua professione possa cambiare tra uomo e donna?

Penso che le cose oggi siano già cambiate di molto rispetto a quando ho iniziato a lavorare in questo mondo. Finalmente, vedo sempre più donne che riescono a guadagnarsi maggiori spazi e credibilità grazie alla loro professionalità.

Da un punto di vista esclusivamente tecnico, credo che i migliori sommelier che ho avuto la possibilità di incontrare nel mio percorso siano uomini. Tuttavia, vedo nelle donne una maggiore “umanità” nell’approccio con il cliente; una capacità di accogliere e un senso di umiltà superiore.

Parlare di differenza di genere da un punto di visita professionale credo sia oggi obsoleto. Tutt’ora però, mi capita di riscontrare un iniziale sentimento di titubanza presso alcune persone nel momento in cui a parlare di vino sia una donna. Quasi come se ci fosse una sorta di mancanza di fiducia e credibilità in merito. Tuttavia, questo mi fa al tempo stesso sorridere in quanto bastano poche parole per vederli cambiare idea.

Per concludere credo dunque che uomo e donna abbiano alla base due approcci diverse ma al tempo stesso assolutamente complementari e capaci di regalare grandi soddisfazioni se congiunti.

 

Quali sono i punti di forza e di debolezza del sistema Italia nella tua professione?

Trovo che nel settore enoturistico vi siano davvero parecchi punti di forza. Non solo nella lungimiranza dei progetti, ma anche sotto il punto di vista di tematiche quali la tutela del territorio e, non ultimo, la valorizzazione ad alti livelli dei prodotti enogastronomici che rendono unica ogni regione.

Ciò che invece riscontr ad un livello più generale, è ancora un grosso gap tra le diverse zone vitivinicole per quanto riguarda l’interpretazione e l’approccio all’accoglienza in cantina, che in alcuni casi manca di professionalità. Questo potrebbe effettivamente essere un punto debole, ma al tempo stesso resto estremamente ottimista in quanto negli ultimi anni si è fatto e si sta facendo moltissimo per migliorare questo aspetto.

 

Come pensi la tua professione evolverà nei prossimi 20 anni?

Ricollegandomi a quanto affrontato nella precedente domanda, mi ritengo molto ottimista riguardo l’evoluzione della nostra professione. Ci troviamo ancora ai primi capitoli di un lungo libro ancora tutto da scrivere e quindi c’è ancora ampio margine per cambiamenti e soprattutto miglioramenti. Faccio molto affidamento sulla grande passione che caratterizza i colleghi; una passione che mi sento di riconoscere come molto “italica” e che spero possa poi essere accompagnata nel pratico da grande professionalità.

 

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