La Valpolicella secondo Tedeschi

Pubblicato in: I vini da non perdere
Famiglia Tedeschi in cantina

di Riccardo Sette

Tutto ebbe inizio nel 1918, quando i nonni di Sabrina, Riccardo e Antonietta – attuali proprietari – acquistarono il vigneto Monte Olmi, da cui oggi si produce l’Amarone.

Trascorsero gli anni e si giunse al 1964. Quello fu il tempo della coronazione dei sogni, in cui papà Lorenzo, a seguito di numerosissime prove, capì le potenzialità delle uve provenienti da quella vigna. Cominciò così a vinificarle separatamente, dando origine al primo Cru per la famiglia Tedeschi, nonchè uno dei primi per il territorio. Giocando in anticipo per i tempi, Lorenzo iniziò anche a riportare il nome del vigneto in etichetta.

Da allora, la filosofia produttiva dell’azienda è sempre stata cercare di riconoscere le potenzialità e le diversità all’interno del territorio. Si giocava con le vinificazioni parcellari, non solamente per vini importanti come l’Amarone ma anche per i più comuni Valpolicella, avviando un percorso di conoscenza del territorio che si tramanda ancora di generazione in generazione.

Oggi la conduzione di Tedeschi è passata ai tre figli, sotto lo sguardo paterno di Lorenzo, carico della saggezza dei suoi 87 anni. Antonietta si occupa dell’amministrazione e del mercato italiano, Riccardo è l’enologo di famiglia pur occupandosi anche delle vendite per l’export, mentre Sabrina si occupa di una parte della comunicazione, marketing ed export.

Nell’ultimo anno l’export si è ridotto ad un lavoro di ufficio e di continue call” afferma Sabrina “abbiamo dedicato molto tempo agli incontri online e alla comunicazione, siamo andati noi dalle persone. Attraverso le nostre bottiglie cerchiamo di far capire la nostra filosofia”. La produzione aziendale oggi si attesta sul mezzo milione di bottiglie, esportate per circa l’85% del totale. “Abbiamo investito su terreni collinari, a maggior vocazionalità, per le diverse esposizioni e i diversi terreni” continua Sabrina.

Negli ultimi anni Tedeschi sta sviluppando la ricerca in diversi ambiti. Come la zonazione, per addentrarsi sempre di più nello studio dei suoli e del comportamento della pianta al variare di essi. Si sta ultimando in questo periodo un lavoro sulla caratterizzazione aromatica delle uve, volto a scoprire l’espressione del frutto in relazione al profilo pedologico. Note aromatiche più spiccate, balsamiche, speziate, fruttate e numerosi altri sentori sono infatti in grado di segnalare il terroir da cui il vino si origina. Non manca, inoltre, la ricerca nell’ambito dell’appassimento.

La tradizione è importante ma, sembrano frasi ripetute, anche la ricerca e l’innovazione devono trovare il giusto spazio all’interno di una realtà vitivinicola” asserisce la proprietaria. Lo stile aziendale caratterizza ogni espressione dei vini Tedeschi, secchi e morbidi. Il lavoro, sia in vigna che in cantina, è basato sull’estrazione di tannini levigati e vellutati, sensazioni aromatiche e fruttate intense plasmate dalla morbidezza, che non sfocia mai nella dolcezza. L’obiettivo è quello di conservare al meglio l’acidità del prodotto, la sua complessità, la ricchezza e non solo la potenza, per arrivare all’equilibrio fra tutti gli elementi, amalgamati al meglio per dare la giusta bevibilità ed eleganza.

Il Cru di Amarone in degustazione, il Capitel Monte Olmi, presenta un titolo alcolometrico del 17%, figlio di un’annata piuttosto calda, la 2015. Il terreno poco profondo, la produzione limitata, l’appassimento di quattro mesi permettono di arrivare ad un prodotto ricco in tutte le sue sfaccettature. Sono 8-10mila bottiglie quelle prodotte, solo nelle annate ritenute ad un livello adeguato. L’Amarone Fabriseria è prodotto esclusivamente nelle vendemmie eccellenti in volumi ancora minori, attestandosi sulle 2500 bottiglie.

Uno degli ultimi nati di casa Tedeschi è l’Amarone Maternigo. “Abbiamo identificato in questa proprietà un vigneto vocato per la produzione di Amarone. La prima annata sarà la 2016; doveva essere la 2015 ma quell’anno una grandinata ha portato via il 98% della produzione” racconta Sabrina.

Per l’affinamento dei vini, Tedeschi sceglie la botte grande di rovere di Slavonia, più vicina allo stile aziendale che rifugge l’impronta marcata del legno. La filosofia produttiva di Tedeschi è da tempo basata sulla sostenibilità, ossia su una conduzione ragionata del vigneto. Ma non solo. Negli anni è stata sperimentata anche la conduzione biologica del vigneto. “Eravamo in conversione in quella pessima annata che è stata la 2014. Siamo stati fortunati nella gestione dei vigneti collinari rispetto a quelli pianeggianti, ma allo stesso tempo c’è stata la necessità di intervenire con dei prodotti, anche con lo stesso rame, in quantità superiore a quelle consentite dal biologico” ammette Sabrina “Quindi ci siamo domandati: vogliamo essere biologici o vogliamo essere sicuri di portare a casa delle uve sane? Abbiamo preso la seconda decisione. Ogni annata ha le sue difficoltà, siamo indirizzati verso il biologico senza essere legati da una certificazione”. La certificazione è arrivata però nell’ambito della sostenibilità. “Abbiamo pensato: è giusto raccontare quello che siamo ma è anche giusto che lo attesti un ente terzo. Una certificazione ministeriale ancora non esiste ma la nostra, volontaria e privata, è tra le più importanti a livello nazionale”. A differenza del biologico, con la certificazione di sostenibilità ambientale Biodiversity Friend ed Equalitas si toccano anche i comparti economico e sociale.

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Degustazione

Capitel San Rocco Valpolicella Ripasso Doc Superiore 2018

È prodotto con uve provenienti dal vigneto Marne Bianche della Tenuta Maternigo. Il vino è ottenuto secondo l’antica tecnica del Ripasso, ossia la rifermentazione di una parte di vino Valpolicella, prodotto in Ottobre, su vinacce di Amarone e di Recioto. Color porpora intenso con riflessi rubini. Tanto frutto, ciliegie fresche, lampone, ribes rosso. Accenni di morbidezza, caramella alla liquirizia. Sorso teso dal tannino levigato e acidità marcata, segno della freschezza dell’annata, dalla sua estate regolare, non così calda come la 2015. È il più pronto da bere.

Maternigo Valpolicella Doc Superiore 2017

Ci troviamo nella zona orientale della Valpolicella, un’oasi naturale circondata dal bosco e caratterizzata da pendenze importanti. Non a caso il vigneto da dove si selezionano le uve, all’interno della proprietà Maternigo, si chiama Impervio. Prodotto dall’annata 2011, questo vino è stato pensato per essere un grande rosso che può affinarsi nel tempo. Dal colore rubino intenso e scuro, questo Valpolicella si esprime in note molto intense di frutta e su tracce profonde di pepe, legate alla terra e al vigneto da cui proviene. Con il tempo svela un carattere dolce che riporta alla cannella. Il frutto è interessante, evoluto, quasi una composta di amarene. Al palato l’eleganza, delicata e persistente, stupisce. Un abbinamento riuscito è sicuramente con un buon filetto di Fassona alla brace o con piatti di carne cucinati con la tecnica dell’affumicatura.

Capitel Molte Olmi Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva 2015

Monte Olmi è il nome del vigneto situato a Pedemonte di Valpolicella, nel cuore della Valpolicella Classica. Si estende per 2,5 ettari con esposizione sud-ovest. Terrazzato e di grande pendenza, assicura la perdita di acqua in caso di piogge abbondanti, mentre la profondità e la struttura prevalentemente argillosa permettono di trattenere l’acqua nei periodi di siccità. Naso inizialmente chiuso e scontroso ma di grande fragranza, con frutto in evidenza sulla mora di gelso e con un’eco di radice di liquirizia. In bocca l’acidità del frutto dona un finale lungo, che devia fino al mentolato.

tedeschiwines.com


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