Via Orefici, 16
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di Tommaso Esposito
Per puro “caso”.
Eh, eh sì proprio per puro “cacio”, mi verrebbe di dire tralasciando il vernacolo, mi ritrovo dinnanzi a questa salumeria.
Dal 1967 sta qui.
Una festa di formaggi e di salumi si affaccia dalla vetrina.
Na ‘nfrascata di Bendidio quale Zezolla ammira ne Lo Cunto de li Cunti.
Salame Mantovano, Culatello e Mantovano del Po.
Un prosciutto sulla vecchia Berkel, la Rossa dalla lama d’acciaio che affetta sottile.
Ed ecco le mostarde: quella piccante.
E poi quella di clementine, di castagne o di mele campanine.
Eh già quante mele possiede l’Italia.
Questa di Mantova sembra fatta apposta per esser conservata.
Da tempo non sentivo profumi di salsamenteria: quelli che i budelli o le croste promanano e gli involucri di carta paglia a malapena contengono.
Che sballo! Assaggio più cose guidato da Giovanni e dalla cortese figliola.
Con me porto a Napoli il salame mantovano.
Il Blu di capra emulo dello Zola lumbard.
Il pecorino in purezza semistagionato.
La caciotta mantovana.
Me li sto ancora godendo suggendo goccia su goccia con il mio pane cafone e un cucchiaino di mostarda di mele campanine, of course.
Mi accompagna il diletto mio Madrigale, Primitivo Dolce Naturale.
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