Torre Orsaia – Osteria Da Zia Addolorata | Gli anni passano ma qui tutto è come sempre

Osteria Da Zia Addolorata a Torre Orsaia
Via Pulsaria, 16
Tel. 0974.985669
Sempre aperto
Chiuso due settimane ad ottobre
Prezzo: da 15 a 25 euro.

Zia Addolorata

di Marco Contursi

Ci sono posti che andrebbero vissuti almeno una volta nella vita, per capire quello che, un tempo, erano le osterie. Da Addolorata, a Torre Orsaia, è uno di questi.

Come la Trattoria Rispoli a Pogerola. Posti, che fra qualche anno non esisteranno più, perché li rende unici chi li gestisce, non i tavoli o le mura. Posti che andrebbero tutelati dall’Unesco. Posti che non sono per tutti, soprattutto gastrofighetti #mangiosolopizzagourmet e starlettine #iosushituttalavita girassero alla larga, non capireste il valore dell’esperienza. Ma tanto, neanche ci capitate a Torre Orsaia.

Addolorata sta qui da sempre, da quando sua mamma apriva le porte di casa e cucinava per operai e viaggiatori, di questa estrema propaggine campana. D’altronde c’erano 11 figli da sfamare. Addolorata ha proseguito la tradizione materna, continuando a far da magiare per chi passava da queste parti. Qui ha conosciuto suo marito, qui ha cresciuto i 3 figli, oggi professionisti affermati. Qui impasta ravioli, cavatelli e scauratielli, qui prepara il sugo con le polpette, qui compra carni di pollo e salsiccia dal macellaio di fiducia, qui accoglie chi entra come uno di famiglia, raccontando aneddoti della sua vita, e mostrando, orgogliosa, le foto di figli e nipoti, tra cui l’ultima arrivata, Melissa. Tutto questo, ogni santo giorno che il Padreterno manda in terra, alla soglia di ben 80 primavere (..ate cient zi Addolorà).

Il menù? Ma a che serve qui il menù??? Si mangiano, da sempre, le stesse cose, cavalli di battaglia, ormai che fanno parte del mito, al netto di piccole sbavature che nulla tolgono alla piacevolezza del tutto. Zero antipasti, si passa subito a lagane e ceci, a cui una generosa spolverata di pepe regala una marcia in più.

 

Cosa si mangia da Zia Addolorata a Torre Orsaia

Lasciane due nella zuppiera e rimedi una bonaria cazziata (“ma non siete venuti per mangiare???”)……OK….chiedo venia…finiti. Ottimi, quindi, i cavatelli ed eccellenti (slurp, slurp) i ravioli di ricotta, per me con una stilla di olio piccante. Formaggio, invece, per chi lo gradisce. Si badi bene, nella formaggiera, cacioricotta e non parmigiano.

Vedo in giro, troppo parmigiano su piatti e pizze cilentane, che non posso esimermi dal celebrare chi invece non lo usa. Brava Addolorata. Certi dettagli fanno la differenza.

Per secondo, un assaggio di polpette, un po’ di pollo in umido e una montagna di patate fresche fritte, sale e pepe in abbondanza come piacciono a me.

Il vino no, quello va cambiato. E non sto a fare lo “speziale”, come dice un mio amico, ancora più “speziale” di me, ma questo chateau latour nel bicchiere, proprio non mi è piaciuto.

Una piccola nota stonata, già cassata e relegata nel mio personale cestino dei ricordi che non vale la pena ricordare. Si risale in alto, anzi in altissimo, con gli scauratielli. Serviti caldi e ricoperti di miele tiepido (di castagno e locale), insaporito da una buccia di limone, sono una droga. Ne avrei mangiati a decine. Sublime meraviglia dolciaria, di apparente semplicità. Provate Voi a farli così buoni…

Un goccio di finocchietto di questi monti, due chiacchiere ancora con Addolorata , e un conto regalo di 20 euro a persona, per tutto questo ben di Dio.

Addolorata mi saluta, dicendosi dispiaciuta di non potermi abbracciare (prudenza da covid), e a me resta la piacevolissima sensazione, di aver vissuto qualcosa di unico, che va scomparendo. Che è difficile pure raccontare, anche per chi, come me, con le parole, ci gioca spesso.

Mai, però, coi sentimenti. Mai, però, con te.

Osteria da Addolorata
Via Pulsaria, 16, Torre Orsaia SA
tel 0974 985669

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Report del 16 marzo 2017

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di Antonio Prinzo

In questo blog, in questo Luciano’s world c’è tutto, la storia, il presente, il cibo, il vino, i sentimenti di questa terra.

Sono andato a Torre Orsaia, ho incontrato Zia Addolorata e pensavo di aver fatto una scoperta e invece no, nel 2012 Luciano era già passato da queste parti e aveva scritto di un luogo d’altri tempi. Ma è bello così perché dopo 5 anni tutto è rimasto uguale,  un posto che ti rassicura, ti fa sentire in vita e non ti costringe a lottare con il superfluo e l’ignoranza di tanti ristoratori.

Torre Orsaia è Cilento del sud, nella vicina frazione di Castel Ruggiero il tempo è ancora più fermo, un borgo bellissimo, quasi abbandonato che potrebbe essere un rifugio per chi ama il silenzio e il pensiero, per chi vuole un luogo dove ritirarsi, quello che sono tanti paesi del Cilento, ma che troppa colpevole distrazione del mondo politico che non fa più politica ha lasciato nell’abbandono o peggio preda di fondi europei che si trasformano come d’incanto in cemento e asfalto. Ma questa è un’altra storia.

La bella storia è l’osteria di Zia addolorata dove mangi come da zia e appena entri senti l’odore di cucina, quello buono, che ti fa sentire a casa. La sala è naif, familiare, sincera, con le foto alle pareti, i piatti nelle credenze, e vecchi quadretti di inizio secolo

Niente antipasti, ma subito un bel primo abbondante e caldo, lagane e ceci da manuale, fatte a mano, sembrerebbe scontato dirlo, ma non è così.

Poi un’altro primo, ravioli con ricotta e per non farci restare a digiuno anche un assaggio di cavatielli, tutto a mano, il ripieno dei ravioli delicato, la pasta perfetta e così per i cavatielli conditi con un buon sugo e tanto cacioricotta, base della nostra cucina ma spesso dimenticato e sostituito dal parmigiano e vaglielo a  spiegare a molti ristoratori, non capiscono, non vogliono capire

E come secondo un bel piatto di capretto e patate fritte, il capretto cotto alla perfezione, morbido e succulento, le patate (vere) fritte, ottime, calde, croccanti.

E per finire scauratielli fatti al momento, deliziosi, profumati, esotici, orientali.

Alla fine arriva il caffè e Zia Addolorata che ha voluto sapere di noi e ci ha raccontato di lei, una donna di rara e antica eleganza, con quello sguardo vivace e ironico, pieno di orgoglio per la sua terra e la sua vita. Questo è il Cilento. Imperdibile.

Da Addolorata
Via Pulsaria, 16
84077 Torre Orsaia
Tel. 0974 985669
Aperto a pranzo e cena

 

REPORT DEL 15 GIUGNO 2012

Trattoria Da Zia Addolorata a Torre Orsaia
Via Pulsaria, 16

Tel. 0974.985669
Sempre aperto
Chiuso due settimane ad ottobre
Prezzo: da 15 a 25 euro.

Le buone trattorie hanno sempre le loro radici in due direzioni. La prima si nutre del passato e della tradizione interpretata dal gestore, la seconda è costituita dal recupero culturale del territorio ad opera di giovani.

Questa di Addolorata si iscrive decisamente al primo partito: aperta lungo la Statale che da Napoli portava in Calabria, alle Calabrie come si diceva, era uno dei tanti punti di ristoro, nel cuore del Cilento più crudo e isolato sino a qualche anno fa, a ridosso di Sapri e del Golfo di Policastro. La locanda è nel centro di Torre Orsaia, appena visibile l’insegna.

Dentro è tutto molto autentico, spesso espressione del naif rurale come la sterminata raccolta di bomboniere conservata in un armadio in metallo tipico degli anni ’70 inserito nell’ambiente di inizio Novecento. La formula è quella tipica della trattoria: si mangia quello che si è cucinato. Punto.

In genere non c’è antipasto, ma si inizia subito con zuppiere fumanti di lagane e ceci o di pasta e fagioli affiancate dai fusilli, i cavatielli e i ravioli conditi con robusto ragù di carne mista.

Poi si mangia la carne esausta dalla cottura e infine si propone coniglio, pollo ruspante o capretto con patate, funghi o semplice insalata verde.

Non mancano calci di rigore come la parmigiana di melanzane, meno opulenta di quella napoletana ma comunque molto buona, broccoli saltati in padella.

La chiusura è affidata alla frutta di stagione oppure agli scauratielli, zeppoline di farina fritte e addolcite con il miele le cui origini risalgono agli antichi lucani che governavano questo territorio.

Da bere Aglianico del Cilento in bottiglia o Aglianico dall’Irpinia, dove è nato il marito Armando («Il mio primo cliente»).

Bene ha fatto Enzo Crivella a inserire questo posto nella guida 2008 delle Osterie Slow Food: Addolorata ha cucinato per generazioni e generazioni di viaggiatori, ma non ha alcuna intenzione di mollare, anzi. Gira sempre arzilla fra i tavoli con il suo fare finto burbero, tipico degli antichi ristoratori che sapevano riconoscere dal primo sguardo i buoni dai cattivi clienti.

I sapori nel piatto parlano dritti al ventre cilentano, una cucina dai sapori molto robusti e ben delineati, la nostra padrona di casa è un’antica vestale greca del buon gusto, in lei c’è quell’equilibrio che solo le persone ben inserite nel passato e nella loro terra sono capaci di raggiungere. Equilibrio ed eleganza.

Immersi beati in un silenzio assordante, così lontani dalle paranoie urbane.

 


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